DIVAGAZIONI TERRENEE

TEMPO


I corpi si separano. Presenza bruscamente estranea. Ripugnanza di toccare. Di essere toccato. Avvicinarsi ha scavato un vuoto ostile. Eccitazione nervosa. Curiosità. Audacia. Carezzare. Prendere un corpo. Infiammarsi di desideri. Simulacro di un assassinio. Un odio lontano. Non pensare al possibile disgusto. Sesso nero. Peli. Malata rosura. Odore intimo. Odore forte. La piega di grasso. Sudore. Parole e ansimi. La voglia è già passata. Compiere il rituale. La bocca aperta. I denti. La lingua. Saliva. Punte dei seni. Cotone del ventre. Sesso. Peli. Penetrare. Ottenere ciò che solo l’immaginazione ottiene. Stretta dell’accoppiamento. Umidità. Sali. Acidi. Corpi sfiancati. Nemici. Le lenzuola calde. Prezzi della camera appesi sulla porta. Sbiaditura attorno alla maniglia. Tracce brune. Specchio graffiato dell’armadio. Il battente chiude male. Mobile vuoto. I vestiti in disordine sulla moquette. Una scarpa a bocca aperta. Un reggiseno nero. Una gonna chiara. I vetri della finestra sono sudici. Partire. Vestirsi. Partire. Non essere più questo incomprensibile accidente. Ammosciato il sesso pende fra le gambe. Un pomeriggio d’infanzia in campagna. Con dei frutti. Dei grossi acini neri. A cavallo sulle spalle di qualcuno. Il corpo scivola silenzioso dal letto. Vestiti sparsi raccattati in fretta. Movimento vicino già così lontano. La spugna. Il bagno. Faceva un caldo da scoppiare. Una ragazzina rideva. L’acqua nel lavandino. Infilare uno slip. Delle calze. Dei pantaloni. Una camicia. La giacca è sullo schienale di una sedia. La ragazzina aveva un nome dolcissimo.