con le pinze

capitolo primo. L'incontro.


Era estate la prima volta che lo incontrai.Lui lavorava con i ragazzi, allora. Si occupava d'animazione. Andai in quel centro, in veste di somministratrice di test. Mi presentarono lo staff al completo, ma lui non scese. Così mi dissero che avrei conosciuto più tardi l'ultimo elemento del gruppo. Dal rumore assordante che proveniva dal piano di sopra, pensai che stesse distruggendo qualcosa. Mi informarono che era il giorno della sala musica. Chiesi che tipo fosse, mi risposero "forte, simpatico, particolare, fico" ognuno aveva per lui un agettivo diverso, come se ogni persona lo percepisse in maniera diversa. Una volta finito il baccano, la responsabile della ludoteca mi propose di andare a vedere il piano superiore. I preadolescenti. Mentre salivamo, incontrammo un gruppo di ragazzi che scendeva. I maschi erano sudati, con l'abbigliamento classico stile hip-hop, tra le femmine, tutte sorridenti, qualcuna era sudata. Mi colpì il senso di rilassatezza che regnava tra loro. Ci avvicinammo alla stanza dove un cartello fatto artigianalmente avvisava "stiamo (s)componendo". L'odore di sudore che usciva dalla stanza era mitigato da un'arietta fresca che entrava dall'unica finestra aperta. Lui era lì, stava sistemando la batteria. L'origine del rumore che avevo sentito precedentemente. I capelli scarmigliati, non troppo lunghi, non troppo corti, il pizzetto che gli incorniciava le labbra, gli occhi profondi, dolci, color castagna, con venature giallognole.- Willy ti presento Sara, la dottoressa che somministrerà i test ai ragazzi, ai genitori e agli operatori che si presteranno.- Piacere, Sara.- Piacere Willy.Mi strinse la mano e fissò i miei occhi. Un sorriso franco, aperto. La salopette blu, con la maglia gialla e le scarpe da ginnastica rosse. Il classico tipo che non ti gireresti a guardare per strada. Mi chiesi cosa avesse di speciale. Ancora non sapevo che sarebbe stato un pezzo importante della mia vita.- E' da qui che veniva il caos che sentivamo da basso?- Si. Mea culpa. Ero qui con i ragazzi a fare opera di "libera uscita".- Cioè?- Metto i ragazzi, nella condizione di sfogare ciò che hanno dentro.- Caspita, ne hanno di cose allora.- Demoni. Soprattutto demoni. - Demoni?- Si, paure, rancori, dubbi.. Li chiamiamo demoni, perché così è più facile esorcizzarli. Oggi era il turno delle percussioni. Li faccio suonare tutti contemporaneamente. - E chi non suona?- Balla o canta o fa quello che gli va!- Mi piacerebbe assistere una volta.- Non c'è problema, nella hall c'è un orario e un regolamento da osservare durante l'ora d'aria. Non devi far altro che leggerlo e iscriverti. Non accettiamo spettatori, solo partecipanti. - Allora mi leggerò il regolamento e ci faccio un pensierino.- Se vuoi far breccia nel cuore dei miei ragazzi devi partecipare alle loro attività.- Devo solo somministrare dei test, non mi serve il loro consenso.- Ma le loro adesioni si, immagino.- ... - Scusa Sara, ma dovremmo scendere, così lasciamo finire Willy.- Si, scusa Willy.- Non dovete scusarvi, i ragazzi hanno sistemato quasi tutto, non devo far altro che lavare in terra, poi scendo.- A più tardi.Mentre scendevamo, Giovanna, la responsabile della ludoteca, mi chiese cosa ne pensassi. - Non saprei, non giudico mai le persone al primo sguardo.- Nemmeno io, ma ti sarai fatta un'idea.- Forse, ma devo farla decantare. Tu che ne pensi?- Che è il migliore, se avesse un briciolo di continuità e se non fosse così imprevedibile.- Che intendi con imprevedibile?- Lo scoprirai, vedrai.- Credi che si farà fare qualche test?- Penso di si.