con le pinze

L'incontro "casuale"


L'occasione giusta per incontrarlo, la trovai qualche settimana dopo l'apparizione di Willy. Il capo era deciso a far scrivere agli animatori degli articoli sulla rivista. Il mio compito era quello di illustrare loro cosa scrivere e soprattutto correggere i loro prodotti. In altre parole, riscrivere i loro articoli in modo che fossero leggibili. Presi l'incarico a cuore, ma tenni quasi per ultimo Willy. Contattai per prima la collaboratrice del capo. Colei che cura le escursioni e affida gli incarichi. Le chiesi di scrivere qualcosa sui ragazzi, senza scendere troppo nei particolari. Lei mi disse chiaramente che avrebbe potuto farlo senza problemi, ma che si riteneva una zappa a scrivere. Le risposi che si sottovalutava e che comunque "tentar non nuoce". Mi disse che ci avrebbe provato. Al ricevimento del suo elaborato, mi resi conto che avrei dovuto riscrivere tutto da capo. Aveva ragione lei. Era una zappa. Anche gli altri si dimostrarono all'altezza della loro coordinatrice. Ero terrorizzata dallo scoprire che anche Willy appartenesse alla categoria dei "negati". Rimandavo l'incontro, nella speranza che il capo cambiasse idea. Ma non andò così. Gli commissionai l'articolo, con le stesse premesse che facevo agli altri, su correzioni ed eventuali ristesure. Venne in ufficio e mi portò un floppy.- Ciao Sara.- Ciao Willy. Come mai qui? Hai un appuntamento col capo?- No, ti ho portato il file che mi hai chiesto.- Di già?- Beh si l'ho scritto ieri sera. Ma non è stato difficile. Spero che ti piaccia.- Grazie. Lo leggerò subito.- Ma che razza di sfondo hai sul desktop?- Non saprei, questo è il più simpatico che ho trovato nell'hard disk.- Certo che non rende l'idea di chi utilizza il pc.- Ne hai di più belli?- Se mi dai la tua mail, te ne posso spedire di migliori.- Volentieri.- Che genere di immagini ti piacciono?- Non saprei...- Tramonti? Panorami? Astratti? Quadri d'autore?- Non saprei davvero, quello che preferisci. Ecco si è aperto il file.- Piace il titolo? forse un po' troppo cupo, ma l'articolo non lo è."Arbeit Macht Frei"Ovvero cosa si nasconde dietro un innocuo campo estivo...- Beh il titolo in effetti fa venire i brividi.- Si, l'ho preso dal cancello di Auschwitz- Conosco quella scritta "Il lavoro rende liberi"- Già. E nessuno usciva veramente libero da quel posto.- Ha delle similitudini con il tuo modo di interpretare i campi estivi?- Assolutamente no. E' precisamente il contrario. Chi arriva al mio gruppo ha visto che il posto è il meno bello tra i tre, ha visto che gli animatori che li accompagnano sono tutti in tiro e soprattutto sanno che gli altri hanno la tv in camera e altre comodità del genere. Da noi, invece tutti i comfort non ci sono. La tv è bandita, le stanze non hanno le chiavi e la mattina ci si alza prestissimo. In oltre per andare a mangiare occorre fare un chilometro e mezzo in salita. Gli animatori poi, sono molto a mia immagine e somiglianza. Ci tengono poco all'apparenza, ma si divertono tantissimo con loro. Inizialmente non c'è nessuno che vuole venire da noi, perché pensano ad un campo di concentramento, ma dopo i primi due giorni, si rendono conto che sono molto più liberi di quanto non credano. Facciamo molta attività nel bosco e abbiamo un campetto in erba sintetica, pensa che anche le ragazze giocano a calcio dopo la prima settimana...Mentre mi parlava, vedevo i suoi occhi brillare. Era innamorato del suo lavoro. Mi sarebbe piaciuto esser l'oggetto del suo desiderio.