Voglia di volare

Vorrei fartelo sapere

Vorrei farti sapere che, nonostante tutto, se chiamassi risponderei. E se mi chiedessi di uscire ci ricascherei, probabilmente. Ma non lo farai, quindi grazie di mettermi al sicuro, finché non saprò farlo di nuovo da me.

Più di tutto, però, vorrei farti sapere che così è da codardi. E sai di cosa parlo. Promesse. Tante, tante belle promesse. Condite da frasi che sembrava non avessi dedicato a nessun’altra, prima. Poi, più niente. Anche se sono stata perfetta, quella sera. Sì, insomma, mi sono davvero impegnata, per far funzionare bene le cose. Non credo che tu non l’abbia sentito.

E soprattutto non credevo di meritare una sparizione e di cadere, per la rabbia, nelle grinfie del confidente sbagliato.

Ringrazio quel po’ di coscienziosità che mi è rimasta per non essermi fatta travolgere dall’impulsività ieri sera e di non essere venuta col confidente-avvoltoio nello stesso posto dove c’eri tu. Per dimostrare cosa, poi?

Forse qualcosa a me stessa. Che sono molto più immatura e indifesa di quello che pensavo.

Ora sto capendo, però. Sto capendo che finché eravamo nel tuo territorio e tu in vantaggio assoluto, il gioco era divertente. Ma quando si è trattato di ragionare, parlare, dividere i buoni dai cattivi, GIUSTIFICARE, ti sei prontamente defilato.

Ora vivo con sofferenza la lontananza e la punizione di non poter evadere da qui, per non pensare, se non altro, mentre per te – che ti credi un vincente - tutto procede in discesa, ma una parte di me è contenta. Contenta di tenersi quell’“eccesso di razionalità” che non ti è mai piaciuto, e di lasciarti la fisicità. Che è l’unica arma, a quanto pare, che sai usare in modo intelligente. Sul resto, ti consiglio di lavorare.  Almeno per tutto l’autunno.