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COGNE: OGGI LA SENTENZA


Potrebbe essere emessa oggi la sentenza d'appello nel processo per il delitto di Cogne. Nell'ultima udienza nell'aula 6 di palazzo di giustizia di Torino, prenderà la parola l'avvocato di Annamaria Franzoni Paola Savio per concludere le sue controrepliche, al termine delle quali la corte si ritirerà in camera di consiglio. Il collegio giudicante è formato da otto membri: il presidente della corte, Romano Pettenati, il giudice a latere Luisella Gallino e sei giurati popolari. La decisione sarà presa a maggioranza e, nel caso di una situazione di parità (4+4), prevarrebbe la soluzione più favorevole all'imputata. Il collegio si è riunito per un'altra pre-camera di consiglio (ce ne sono già state un paio), una riunione che serve soprattutto a prendere in esame il materiale del processo, particolarmente copioso in questo dibattimento che va avanti dal novembre 2005. Tre le possibilità di sentenza: Annamaria Franzoni potrebbe essere giudicata non colpevole, colpevole senza attenuanti, oppure colpevole con le attenuanti generiche e della seminfermità mentale. La corte proseguirà la camera di consiglio a oltranza, fino a quando non sarà emessa la sentenza, ma la legge prevede anche la possibilità di sospensione per motivi di assoluta necessità: in quel caso verrebbe redatto un verbale di sospensione e la riunione sarebbe aggiornata al giorno successivo. Alla lettura della sentenza in aula da parte del presidente dovrebbe essere presente anche l'imputata Annamaria Franzoni. LA FOLLA IN CODA CON I BIGLIETTINI, C'E' ANCHE LA FRANZONI- Pubblico in coda e perfettamente organizzato davanti all'ingresso del tribunale di Torino. I tanti, che sono venuti per assistere all'ultima fase del processo ed alla probabile sentenza si sono dotati, infatti, di un biglietto giallo, tipo post-it, dove è indicato il numero di arrivo, la data di oggi e la scritta "Torino. Annamaria Franzoni. Difesa seconda parte. Disp.sent". Tantissimi anche i giornalisti in attesa di entrare nell'aula, chiusa alle riprese e numerose le telecamere e le postazioni televisive. Giacca bianca e jeans, aria apparentemente tranquilla e serena. Come previsto Annamaria Franzoni è presente in aula. Con Annamaria sono presenti il marito Stefano Lorenzi, il suocero Mario, don Marco Baroncini, parroco di Ripoli, il paese bolognese dove abita la famiglia. E' giallo però sulla possibile presenza della donna al momento della lettura della sentenza.Annamaria ha comunque voluto parlare al termine dell'udienza: "Voglio solo dire che spero siate giusti nel giudicare, io non ho ucciso mio figlio, io non gli ho fatto niente". Sono le parole pronunciate con la voce rotta dal pianto al termine dell'udienza da Annamaria Franzoni. L'imputata aveva infatti il diritto di avere l'ultima parola che le è stata concessa dal presidente Pettenati.LA DIFESA: INTERCETTAZIONI TRAVISATE- L'avvocato della difesa Paola Savio ha iniziato a parlare alle 9,20, illustrando la seconda parte delle controrepliche. Il legale di Annamaria Franzoni si è soffermata a parlare dell'arma del delitto e del presunto tentativo, secondo l'accusa, di nasconderla. "Pare di capire che dalle intercettazioni ambientali il procuratore generale abbia tratto alcuni elementi per desumere che ci sia stata un'attività preordinata per non fare trovare l'arma: non è cosi". Queste le parole della Savio secondo la quale "tutta la concentrazione sugli utensili di rame, che c'erano in casa non è stata un'iniziativa della famiglia ma e' partita dal professor Carlo Torre (consulente all'epoca dell'allora avvocato Carlo Federico Grosso ndr) che ha procurato tutti questi affanni sull'arma perché aveva trovato una particella di rame, lo comunicò a Grosso, che, a sua volta, lo comunicò alla famiglia. Per questo inizio' la ricerca di oggetti in rame". L'ASSASSINO ERA SENZA ZOCCOLI- "La prova che l'assassino non indossò gli zoccoli sta nel fatto che gli zoccoli cosi insanguinati avrebbero potuto lasciare tracce di calpestio, di camminata nel luogo in cui sono stati ritrovati". Questa la conclusione dell'avvocato Paola Savio dopo una disquisizione sulle tracce di sangue trovate all'interno della villetta di Cogne. Secondo la ricostruzione dell'accusa invece l'assassino avrebbe indossato gli zoccoli di Annamaria e il suo pigiama con la casacca rovesciata. Secondo l'avvocato Paola Savio le intercettazioni ambientali che, secondo il procuratore Corsi svelerebbero il tentativo di occultare l'arma del delitto da parte di papà Franzoni, se riascoltate con attenzione e per intero farebbero capire che, in realtà, il padre di Annamaria era solo preoccupato di trovare l'arma e di trovare il colpevole: "nelle intercettazioni papà Franzoni - ha spiegato la Savio - dice - bisogna trovarla chiunque sia stato. Se sarà la bimba (riferendosi al soprannome con cui Annamaria era chiamata da tutti in famiglia) sarò io il primo a condannarla".LE TAPPE DELLA VICENDA- E' il 30 gennaio 2002 quando Samuele Lorenzi, tre anni, viene ucciso nella villetta in frazione Montroz, a Cogne (Aosta), dove vive con la famiglia: mamma Annamaria, papà Stefano e il fratellino Davide. L'autopsia accerterà che è stato ucciso con una serie di colpi inferti alla testa. Il 14 marzo 2002 Annamaria Franzoni, mamma di Samuele, viene arrestata dai carabinieri. L'accusa, nell'ordinanza firmata dal gip di Aosta Fabrizio Gandini, è di omicidio volontario. La donna viene reclusa nel carcere torinese delle Vallette fino al 30 marzo quando viene scarcerata su decisione del tribunale del riesame di Torino, che accoglie il ricorso dell'avvocato difensore Carlo Federico Grosso: gli indizi non sono sufficienti. L'8 aprile 2002 Annamaria Franzoni incontra a Novara i periti incaricati di accertare se la donna, al momento dell'omicidio, fosse capace di intendere e volere. "La signora è stata molto collaborativa, ha risposto a tutte le domande" commenta il perito della difesa Filippo Bogetto. La perizia stabilirà che la donna è sana di mente e lo era anche al momento dell'omicidio. Si arriva così al 10 giugno 2002 quando la Corte di Cassazione annulla l'ordinanza del tribunale del riesame, che aveva scarcerato la Franzoni. Il 25 giugno 2002 entra nel collegio difensivo, su nomina della famiglia Lorenzi, il professor Carlo Taormina. L'avvocato Grosso lascia l'incarico. Il 4 ottobre 2002 il tribunale del riesame riesamina l'ordinanza di custodia cautelare e dichiara valida l'ordinanza. Ma Annamaria non torna in carcere. Il gip Gandini dichiara cessate le esigenze cautelari. Annamaria resta a piede libero. LA PRIMA CONDANNA- Quasi due anni dopo, il 20 luglio 2004 il gup Eugenio Gramola, ad Aosta, condanna Annamaria Franzoni a trent'anni di carcere, il massimo della pena previsto con il rito abbreviato scelto dalla difesa. Pochi giorni dopo, il 30 luglio 2004 Taormina presenta un esposto che contiene una soluzione alternativa del delitto, dopo una serie di indagini difensive. Il 1 novembre 2004 si apprende che Taormina, Annamaria Fanzoni e altri consulenti della difesa sono indagati per calunnia e frode processuale: avrebbero alterato la scena del delitto. Nasce così l'inchiesta cosiddetta Cogne-bis. Il 16 novembre 2005 si apre a Torino il processo d'appello. Le udienze sono aperte al pubblico, ma viene vietata la ripresa video all'interno dell'aula. Il 19 dicembre 2005 Annamaria viene interrogata in aula dai giudici e ribadisce la sua innocenza. LA PERIZIA- Il 14 giugno 2006 secondo la nuova perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'appello e condotta sulle 'carte' del processo (la Franzoni ha rifiutato di sottoporsi all'esame dei periti) asserisce che, nel caso in cui l'imputata fosse ritenuta colpevole, si può ipotizzare un vizio parziale di mente al momento dell'omicidio. Il 20 novembre 2006 Taormina si leva la toga e abbandona l'aula, lasciando l'incarico in polemica con la Corte. Viene nominato un legale d'ufficio, l'avvocato Paola Savio. Il 13 dicembre 2006 Taormina chiede alla Cassazione di trasferire il processo da Torino a Milano. A Torino non ci sarebbe 'un clima sereno' nei confronti dell'imputata. TAORMINA SE NE VA- Il 6 febbraio 2007 Taormina riprende l'incarico di difensore di fiducia, su nomina della Franzoni. Il 20 febbraio 2007 la Cassazione rigetta la richiesta della difesa: il processo resta a Torino. Il 4 marzo 2007 Annamaria Franzoni nomina Paola Savio avvocato di fiducia, mentre Taormina lascia l'incarico. Si arriva così alle ultime tappe del processo che si concluderà oggi: il 27 marzo 2007 il pg Vittorio Corsi chiede di confermare la condanna di primo grado; il 3 aprile 2007 l'avvocato Savio chiede che l'imputata sia assolta. Oggi l'ultimo atto con le conclusioni delle controrepliche della difesa e poi la decisione della corte.