Lacrime di Luna

Blu...


..Era nel blu…tra pensieri e onde…gli uni negli altri…Il corpo, abbandonato mollemente, godeva di una stasi imbambolata, languida, in attesa…Lo sguardo vagava cieco nell’oltre, immergendosi in quell’indaco confuso d’acqua e aria…Non sapeva bene cosa aspettarsi…Subiva passiva la scommessa tra cuore e mente…In fondo non le importava…Voleva solo ricordare cosa significasse la parola Vivere…Sonnambula si muoveva tra le pieghe dell’anima, profondamente ferita ma in via di guarigione, imposta forse ma ancor fragile come carta di riso…Planò leggera e poggiò il piede al suolo esitando, frenando un impulso accelerato del cuore, pronto a voltarsi e scappare anche da solo, lasciandola sul selciato, marionetta scomposta, cristallizzata dalla codardia…Da sempre Ombra di altri, respirare luce le procurava stordimento e confusione…Aveva paura del giorno…Eppure, consapevolmente vi stava cedendo…Aveva detto si al buio, per rispettare il fato che per egli l’aveva creata, vi si era persa per anni, parte del suo essere ancora apparteneva alla notte…quella stessa che, pur amandola d’amor malato, l’aveva rifiutata, mettendola da parte a coprirsi di polvere e disincanto…A parole, l’aveva addirittura ceduta ad altri, in una sorta di magnanimo sintomo di libertà, che l’aveva annientata dentro, dandole la certezza di non essere altro che refolo fastidioso…Così, disperata, come vento si era ribellata al sentimento che l’incatenava, nascondendosi dietro rosse lanterne cinesi, ben sapendo che avrebbero attirato curiosità e desiderio, ch’ella avrebbe ripagato con l’indifferenza, scegliendo dove trarre ludico piacere, disprezzando com’era stata disprezzata, stuzzicando illusoria, con la vana lusinga, la venalità materiale, l’ossessione umana…Ma l’esistenza, sorniona, avanzava decisa, nascosta in una provocazione vergata da mano esperta e cobalto salato…Un impulso sottile, velato d’ironia, la guidò e rispose all’appello…Anche stavolta la sorte aveva vinto, ricordandole il tributo delle scelte…Chinò il capo, turbata e a disagio, davanti a quel raggio dispettoso e ribelle che la guardava curioso, come se fosse un pezzo di cristallo, sporco, opaco, dimesso ma sempre capace di creare, con un po’ d’aiuto, un vero arcobaleno…Studiandola sottecchi, felino nei modi, la trasportò su di un sorriso dentro ad uno specchio e la accolse gentile nella mezzaluna di un abbraccio…Lei respirò forte il muschio sprigionato da quel semicerchio che pretendeva senza chiedere, ne forzare, grata…Aveva dimenticato il sapore di una stretta, il calore di un tocco, il sereno e consapevole cedere…Chiuse gli occhi e accondiscese al tempo, placidamente sottomessa, come non era mai stata…Divenne fiume…divenne arco…divenne fuoco…vortice…spirale…e si sorprese nuova, pur restando ciò che era sempre stata…Riemerse da sabbia e piume, stranita, incredula, stupita d’accorgersi che vi era uno pallido scintillìo d’arancio e porpora tra le sue mani…Schiuse le labbra e sospirò nell’incavo a coppa, spargendo polvere di tramonto nell’aria, tingendola di ametista e verbena…Si sollevò dalle coltri di bosco, ricoperta di rugiada…In punta di piedi, con ali di crepuscolo e lacrime di gioia nello sguardo, lasciò il sasso e il lupo al curioso bagliore in segno di gratitudine e riprese il volo con un battito di ciglia, dimenticando nell’alcova un bacio mai dato e mai ricevuto come pegno e una timorosa speranza come obolo…