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territorialitą e cittą (1)

Post n°2 pubblicato il 29 Maggio 2010 da handicapemental

          La territorialità è generalmente definita come quella caratteristica con cui un organismo afferma i propri diritti su un'area, difendendola contro membri della sua stessa specie. Gli studi sulla territorialità stanno già inducendo a rivedere molte idee fondamentali sulla vita dell'uomo e degli animali. L'espressione "libero come un uccello" è il concentrato dell'idea che comunemente ci si fà del rapporto con la natura: l'uomo vede gli animali come liberi di spaziare nel mondo e invece se stesso come prigioniero della società. Gli studi sulla territorialità dimostrano che è piuttosto vero il contrario: sono piuttosto gli animali ad essere prigionieri nel territorio a loro proprio. Ognuno ha potuto vedere la "distanza di attacco" e la"distanza di fuga" che ogni domatore deve conoscere per entrare nella gabbia dei leoni (sedia, frusta ed annessi servono solo per la facciata).
        Sebbene l'uomo sia una animale autoaddomesticato, il processo di trasformazione è solo parziale: in casi limite, chi ha vissuto da vicino la triste esperienza di malati schizofrenici, ha potuto notare che, se avvicinati troppo, vengono presi da un panico molto simile a quello degli animali rinchiusi da poco nella gabbia dello zoo, esattamente come se i confini del loro Io si estendessero oltre il corpo. Questa parzialità del processo è ancora più evidente oggi se guardiamo le cose dal punto di vita della "globalizzazione".
 
        La territorialità e il sentimento ad essa legato, dipende dal sentimento percepito di "distanza", intendendo qui la parola "sentimento" nel suo significato primario cioè risultato della percezione dello spazio circostante un organismo, percezione data dai sensi, in dettaglio dai ricettori della distanza: vista,udito e olfatto e dai ricettori immediati: il tatto.

        La vista è lo strumento più importante sia in termini di quantità che di qualità per ogni organismo. L'occhio nudo abbraccia una quantità enorme di informazioni entro un raggio di cento metri ed è ancora perfettamente efficiente per l'interazione umana ad un chilometro e mezzo. La distanza coperta dall'orecchio nudo non arriva a trenta metri e solo per una comunicazione vocale in una sola direzione. Per quanto riguarda l'olfatto, se nel regno animale sembra regolare piuttosto la vita tra animali marini, per quanto riguada l'uomo le scoperte recenti in termini di relazioni tra odorato edendocrinologia (studio dei regolatori chimici dell'organismo) sono sorprendenti ma ancora troppo recenti (1).
         Il tatto ci permette di misurare direttamente la distanza tra noi e gli oggetti: se nell'adempimento di una qualunque funzione urtiamo qualcosa abbiamo immediatamente il sentimento che l'ambiente sia troppo piccolo. La nostra esperienza di uno spazio dato è determinata direttamente da ciò che ci possiamo fare (2). Gli uomini, proprio come le molecole mobili si muovono e hanno bisogno intorno a sè di intervalli spaziali più o meno fissi (hanno bisogno cioè di "vuoti"). Lo zero assoluto è raggiunto quando le persone sono cosi compresse che ogni movimento risulta impossibile (gli specialisti chiamano questa condizione "la fogna del comportamento" che per inciso determina casi di stress talmente gravi tra gli animali da provocare il cancro. Negli Stati Uniti  la "fogna del comportamento" è chiamata popolarmente "giungla"). Al di sopra di questo limite, gli uomini possono trovarsi in ambienti che gli permettono di muoversi liberamente o che,invece, li costringano a cozzare tra di loro, a urtarsi continuamente, a spingersi reciprocamente. Sono in effetti state individuate quattro "distanze" per un essere umano: la distanza intima (più o meno da zero a 50 cm),la distanza personale (da 50cm a 1 metro e mezzo), quella sociale (da 1 metro e mezzo a 3 m e mezzo) ed infine quella pubblica (a partire dai 3m e mezzo).


         Il modo di reagire a queste limitazioni date dall'habitat è in funzione dell'apparato sensoriale di ognuno e dal condizionamento culturale. La prossemica (Wikipedia)è lo studio di questo rapporto tra l'uomo e il suo spazio nelle diverse culture. Da queste differenze culturali, inconsapevoli nella maggior parte dei casi, nascono a volte fraintendimenti più o meno seri.
         Gli svizzeri considerano gli americani "troppo pignoli" nell'organizzazione del loro tempo di lavoro semplicemente perchè, a differenza di quelli, sono pignoli anche nell'organizzazione del loro tempo libero, che invece è appunto "libero" per gli americani.
Gli americani hanno difficoltà a lavorare con i tedeschi perchè considerano l'abitudine tedesca di chiudere le porte degli uffici come un segnale di cospirazione laddove per i tedeschi una porta d'ufficio aperta è indice di sciatteria e distrazione piuttosto che di disponibilità alla soluzione di problemi.
        Allo stesso tempo essere i Jones di Brooklyn non è cosi "in" che essere i Jones di Palm Beach mentre per un inglese il problema non si pone: un Lord resta tale anche dietro il banco di un pescivendolo e la distribuzione degli spazi abitativi e lavorativi è parallela. Un bambino di una famiglia borghese o aristocratica cresce nella nursery (stanza dei bambini) insieme a fratelli e sorelle, il maggiore ha diritto ad una stanza personale che comunque lascia libera quando parte in collegio (7/8 anni): nessun adulto inglese avrà mai il possesso assoluto e permanente di una stanza nè lo pretenderà o crederà di averne diritto (i membri del Parlamento non hanno un loro ufficio personale e sbrigano i loro affari anche sulla terrazza prospiciente il Tamigi). Le due culture hanno una diversa percezione degli strumenti necessari per isolarsi: per gli uni le barriere architettoniche, per gli altri le barriere interiori che calano come saracinesce ideali tra sè e gli altri fidando nella altrui comprensione di segnali quasi impercettibili. Più l'inglese si richiude in sè stesso e più l'americano si intromette per assicurarsi che tutto vada bene.(3)
        I mediterranei hanno una concezione dello spazio completamente diversa. Un arabo si sentirà in dovere di toccare e spargere di saliva il suo interlocutore perchè il corpo del suo interlocutore fa parte dello spazio che la sua comunicazione deve attraversare se vuole parlargli e perchè è buona educazione far sapere all'altro che si partecipa alla discussione. Il corpo non fa parte dell'ego che è sommerso in qualche parte sconosciuta del corpo dunque nelle strade delle grandi metropoli arabe tutti si urtano e la cosa è espressione di socialità, fa parte della cultura tagliare in pubblico la mano  ad un ladro: il suo ego non viene intaccato. Il risultato è che nel pensiero comune delle due culture, americana ed araba, i due popoli si considerino reciprocamente "sporchi": in effetti l'uno perchè non è chiaramente sociale l'altro perchè lo è troppo. La distribuzione dello spazio abitativo ripropone il concetto: anche nelle case più ricche, là dove lo spazio è considerato perfino eccessivo da un occidentale, tutta la casa è immaginata come un unico tetto per le persone che vi abitano e la vita privata consiste nel puro, semplice e totale mutismo, quello si immediatamente riconosciuto e rispettato (4).
         Altra concezione ancora dello spazio è quella tipica giapponese. In effetti essa è completamente capovolta: se un occidentale misura lo spazio intermini di distribuzione di pieno e vuoto un giapponese fa la stessa cosa concentrandosi però su quello che per un occidentale è il vuoto. Una stanza arredata alla maniera occidentale, cioè con i mobili distribuiti lungo le pareti per facilitare il passaggio, per un giapponese è tristemente ed inesorabilmente vuota e con essa tutta la casa. I suoi mobili sono tutti al centro della stanza e il passaggio avviene intorno perchè questo consente di spaziare meglio non solo all'interno della stanza ma anche tra l'intero della stanza e il suo esterno. Tutti conosciamo la bellezza dell'ikebana, l'arte straordinaria del bonsai o il piacere che procura una passeggiata all'interno di un giardino giapponese, tutto è nelle curve che ci obbligano a non perdere nulla della bellezza del paesaggio. Riserviamo questi piaceri ai momenti di relax, essendo una stanza arredata alla maniera giapponese, cioè con tutti i mobili al centro, estremamente poco funzionale e soprattutto estremamente stressante visto che passeremmo il nostro tempo a "urtare" i mobili (5). (Edward T. Hall, La dimensione nascosta)


(1) E' noto però un tamponamento a catena che coinvolse un intero convoglio americano nella Francia appena liberata dovuto all'aroma del pane appena sfornato alle quattro di mattina che "investì" improvvisamente la prima jeep che, "di conseguenza", frenò bruscamente.
(2) Al tatto è direttamente associata anche la sensazione termica: fino a due generazioni fa il termometro era uno strumento completamente inutile per sapere se un bambino avesse la febbre  e ancora prima, secondo i racconti dei nonni, il momento in cui le donne decidevano che era il caso di "prendere una boccata  d'aria" coincideva sistematicamente con il momento in cui, ballando, il cavaliere cominciava ad avere caldo.
Oggi il fattore termico si è tecnologizzato e la termografia è estremamente utilizzata in diagnostica.
(3)Gli inglesi preferiscono sempre la corrispondenza al telefono: telefenonare è da persone maleducate ed invadenti.
(4)Uno studente arabo in scambio Erasmus in California capì che i suoi ospiti erano furibondi con lui solo quando lo misero di forza su un autobus per l'aereoporto: il mutismo che questi adottavano da diverse settimane era stato semplicemente "ben" interpretato.
(5) Sarebbe interessante poter valutare il reale apprezzamento della proposta ormai frequente di molti architetti d'interni che, dove lo spazio lo consenta, propongono come estremamente alla moda e "chich" il letto matrimoniale al centro della camera da letto o la cosidetta "isola" in cucina.

 
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