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AVATAR: INDIANI CONTRO COWBOY IN SALSA MATRIX


Mentre gli addetti ai lavori sono ancora intenti a quantizzare il successo economico di questo mega blockbuster firmato da James Cameron, vi riporto con colpevole ritardo, lo so, le mie impressioni su un film che se per tanti aspetti (effetti speciali in particolare) è stato all'altezza della sua imponente campagna di marketing, per altri,  si è rivelato un "polpettone". Non fraintendetemi... scrivendo "polpettone" non intendo dare un'accezione negativa al mio giudizio, bensì sottolineare la commistione di tanti "ingredienti", sapientemente miscelati da un regista indubbiamente tra i migliori nel panorama mondiale. Mi spiego meglio: Avatar è un film nel quale convivono diversi messaggi. Da quello eco-pacifista - gli umani cattivi e avidi, distruttori del proprio mondo, ne invadono un altro, Pandora, dalla natura incontaminata - a quello tecnologico - l'avatar, infatti, non è altro che un contenitore genetico creato appositamente dagli umani e da loro utilizzato per sopravvivere all'ambiente ostile del pianeta alieno, oltre che per entrare in contatto con la tribù dei Na'vi. Per non parlare dei riferimenti alla "rete", attraverso la quale tutti gli esseri, viventi e non, sono collegati (un particolare interessante è costituito dall'estremità della lunga treccia dei Na'vi, utilizzata da quest'ultimi per "connettersi" agli animali e agli alberi) -, fino ad arrivare ai concetti di scontro tra "civiltà" e alle aperte critiche alla politica estera americana di stampo "bushista": il più chiaro indizio all'interno del film è stato il riferimento alla "guerra preventiva".Ci sarebbero anche altri particolari da analizzare, ma visto che non è mia consuetudine "spoilerare", anche perché attirerei tuoni e fulmini di chi il film non l'ha ancora visto, mi limito a dire che molte scene mi hanno ricordato Matrix.Insomma, Avatar è un film eco-fantastico in salsa "indiani contro cowboy", il tutto condito dall'immancabile storia d'amore tra l'ex soldato paraplegico Jake Sully e la bella Na'vi, Neytiri, e dalla spruzzata innovativa del 3d (in alcuni momenti, l'effetto è veramente impressionante ma, alla lunga, gli occhiali stancano la vista). Per James Cameron, dunque, missione compiuta non solo per il risultato al botteghino ma anche perché il regista di Titanic è riuscito a confezionare una pellicola che lancia messaggi positivi ad una vasta platea disseminata in tutto il globo. Per una volta, metto a tacere la mia voce critica interiore che si aspettava qualcosa in più e mi inchino alla sapienza di chi ha saputo amalgamare sapientemente ingredienti collaudatissimi. Voto: 7,5.