"MARINA" DI CARLOS RUIZ ZAFÓN, MONDADORI; 313 PAG, € 19,50;
ISBN: 978 88 04 59352 2
Come descrivere questo terzo libro dello scrittore catalano se non come un capolavoro di suspence? Nel suo classico stile a metà tra il magico e il reale, Zafón ci regala un romanzo degno degli altri due precedenti. Il protagonista è il giovane Óscar Drai, un collegiale che combatte la solitudine e la noia avventurandosi in una villa sinistra, vicina al suo istituto. Lì conoscerà due persone straordinarie: Germàn e la figlia Marina, una ragazza bellissima di cui Óscar s'innamora.
Marina entra come un ciclone nella vita del ragazzo: i due si ritrovano ad inseguire una misteriosa signora in nero nel famoso cimitero Sarriá, uno dei più nascosti di Barcellona, dove la donna va a visitare una tomba senza nome, contraddistinta da una farfalla nera scolpita sulla tomba, la Teufel, dal tedesco traducibile in "diavolo". Da quel momento in poi, il passato spalancherà una terribile porta sul presente.
Marina e Óscar si troveranno coinvolti in una spirale di morte e violenza mentre cercano di scoprire i segreti che circondano la vita di Michail Kolvenik, un ricco uomo d'affari originario di Praga, morto da tempo, nato povero ma con un dono speciale che sarà la sua fortuna ed, infine, la sua condanna. La missione, anzi, l'ossessione di Kolvenik è combattere la spietatezza della natura che vuole il corpo umano corruttibile e mortale: non a caso, Kolvenik era un dirigente della Velo-Granell, una famosta ditta produttrice di protesi ortopediche. Il suo genio spinge l'azienda a vette mai raggiunte in precedenza e fa di lui un uomo potente e, soprattutto, invidiato. Questo, però, non basta a Kolvenik per scacciare i dolorosi fantasmi del passato, a sopprimere definitivamente la sua ossessione di rendere l'uomo immortale.
"Il tempo fa con il corpo ciò che la stupidità fa con l'anima...". Questa frase, pronunciata dal dottor Joan Shelley, uno dei personaggi principali, riassume bene la filosofia di Kolvenik ed assurge ad emblema stesso del romanzo di Zafón.
"Marina" è un libro completo: la suspence, l'horror, la storia d'amore (quella tra i due ragazzi ma non solo...) e i colpi di scena sono tutti elementi presenti nel romanzo. Sullo sfondo, poi, c'è la solita atmosfera con cui l'autore avvolge ogni angolo della sua amata Barcellona.
Trovare un difetto all'opera di un maestro della parola scritta è ardua impresa ma il reiterato utilizzo di accorgimenti narrativi già presenti ne "L'ombra del vento" come appunto la Barcellona "misteriosa e magica", la deformità dell'antagonista e l'impalcatura stessa del racconto, molto simile a quella del romanzo appena citato, danno un fastidioso senso di déjà-vu.
Quello di Ruiz Zafón, infine, è un libro anche colmo di tristezza e nostalgia per un passato (la storia è ambientata a fine anni '70) scomparso, travolto dall'incessante scorrere del tempo e da un progresso cannibale che inesorabilmente erodono il nostro ieri come se non fosse mai esistito, riducendolo ad un ricordo sì sbiadito ma duro a morire, "dopato" da un'iniezione di epicità che noi stessi inconsciamente gli somministriamo. D'altronde è la stessa Marina a dirlo: "Ricordiamo solo quello che non è successo". Voto: 9.