..Maretta..

Il cervo ferito va verso la fonte,
incurante dei cani, delle trombe, dei cavalli.
Giunto alla sorgente dello spirito impenetrabile
gode delle stille che lacrimano note musicali,
alternando sorrisi e sospiri.
La solitudine, tra mille mormorii ignoti,
colma il luogo di malinconia.
In sella ad Artax imbraccio la balestra
ma la mia coscienza viene ammaliata
da due occhi grigi, in fondo alle acque.
Sarà stato un raggio di sole? Forse le ninfee?
Non saprei, ma quello sguardo si è inchiodato al mio.
Da lì, nel petto, un pungere costante
ha fatto scaturire un desiderio irrealizzabile:
incrociare nella realtà occhi come quelli.
“Non sono come quelli che abitano la terra,
sono incorporeo, fugace, trasparente.
Vieni sul fondo del mio lago, avrai un letto di smeraldi e coralli.
Vieni.”
Nelle ombre della notte, immersa nel soffio della nebbia,
mi sporgo oltre il margine dell’abisso.
Un bacio livido di neve. E nulla più.

Gracias a Gustavo Adolfo Bécquer por escribir esta maravillosa leyenda que adapté a mi antojo.