Notizia di stamattina, una donna stuprata in casa da un uomo sotto l'effetto dell'alcol.
http://www.eco.bg.it/EcoOnLine/CRONACA/2008/09/29_Violentata.shtml
L'uomo era indiano, senza permesso di soggiorno. Ma se per qualcuno questi due particolari sono importanti, non ha capito nulla.
La donna non ha subito violenza da una nazione o da un documento.
Ha subito violenza da un uomo, robusto ed ubriaco. E non ha potuto difendersi. Se fosse stato un bergamasco, sarebbe cambiato qualcosa?
La violenza. La mentalità maschile. L'alcool.
Queste sono le cose su cui vale la pena di discutere. Non le nazionalità o il colore della pelle...
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Dal blog di Marco Abrate:
http://marcoabrate.blogspot.com/2007/11/cosa-pensa-una-donna-dopo-una-violenza.html
Pubblico un interessante lettera di Elisa Hut apparsa il 26 novembre sulla rubrica Italians di Beppe Severgnini sul Corriere:
"Ci sono molti rimorsi nella donna che viene violata sessualmente; quello di essere stata ingenua, di non aver capito che cosa stesse succedendo, di non essersi buttata giù dalla macchina in corsa, di non aver reagito con più forza, di essere stata, in fondo, stupida. Rimangono poi, oltre ai rimorsi, gli incubi. Quante volte di notte, di giorno, in qualunque momento in cui scatta la memoria involontaria che nessuno sa ancora spiegare, torna fuori il desiderio feroce di non averlo ucciso. Mille volte si desidera, con lo stomaco che sembra voler uscire dalla bocca, di rivivere quel momento solo per poterlo uccidere, di scalciare con tutta forza contro la sua volgare mascolinità, prenderlo a calci in testa, nel ventre, in gola e tutta quella violenza che hai subito e non hai mai smesso di dimenticare ti monta dentro e si moltiplica fino a farti pulsare le vene. Poi ti arrendi a quello che è stato, perché sul passato non si ha alcun potere. Magari gli amici ti prendono in giro perché sei troppo pudica e ti vesti alla Rosy Bindi. E non sopporti le scene di sesso nei film. E quando parli con un uomo, invariabilmente fai un passo indietro e stringi le labbra, solo un po', forse non se ne accorge nemmeno. E tutta la tua vita gira diversamente da quella degli altri. A volte non ne puoi più di dover vivere con questa nausea e sai che se ti succedese di nuovo, combatteresti fino alla morte piuttosto che subirlo un’altra volta. E poi Meredith muore e tu sai bene cos’ha provato ma non sai se lei ha seguito quel che tu senti solo adesso, e ti pare quasi di vederla mentre si difende e invece sei tu che rivivi nei panni suoi per l’ennesima volta quell’orrendo peso sul tuo corpo e lasciamo stare il resto che questo non è il luogo. E mentre, nell’identificazione mentale e patologica che ti prende ogni volta che accade un crimine come questo, ti pare di andare fino in fondo e di morire insieme a lei, non sai più se provi sollievo o pena infinita. Perché ormai tu non sai più essere obiettiva quando si parla di violenza sessuale. E piangi per questa ragazza sconosciuta e ti vergogni della tua stessa nausea, perché se lei avesse capito in tempo, forse avrebbe preferito la vergogna, la nausea, la rabbia e i rimorsi, avrebbe scelto di subire tutto questo – per alcuni, 'di starci' – ma di continuare a vivere, magari un po' infelice come te. O forse l’orrore di quello che le stava accadendo sia stato più grande e l’abbia spezzata. Comunque sia, sarebbe meglio che chi non ha mai subito violenza sessuale, non sputasse sentenze su che cosa sia o che cosa la provochi. Rimanga piuttosto in un dignitoso silenzio per rispetto verso coloro che l’hanno conosciuta."
Inviato da: iulialocusta
il 13/07/2009 alle 22:21
Inviato da: micettina.85
il 18/11/2008 alle 10:41
Inviato da: Vioia78
il 21/10/2008 alle 17:11
Inviato da: Vioia78
il 15/10/2008 alle 17:57
Inviato da: iulialocusta
il 14/10/2008 alle 21:10