poesiaeparole

Abissi


 Solo in pochi hanno conosciuto questi abissi.I pozzi neri e insondabili dell’anima.Dove ogni luce diurna muorecome nelle profondità degli oceani.Chi non è andato a fondo come annegatoattraversando gli strati d’acqua via viasempre meno illuminati dalla luce del solenon può capire.Scendere lentamentee inesorabilmenteoltrepassando mascelle fameliche e insidiosepozze mortali per poi posarsi, alla fine, sulletto dell’oceano, dove da rocce aguzzespuntano ciuffi di felci accese e pescifosforescenti, brillanti nuotano tra le alghementre banchi di luci galleggianoammiccando come occhi.Un enorme conchiglia lentamente chiudele sue grandi valve serrandole strettecome porte bianche.Armato dell’indifferenza di chi ha dormitonel profondo degli oceani inizia la risalita.Galleggiando immune tra piante carnivoree scheletri che si ammassano contro le voltedelle grotte come schiere di ragni tremanti.Dopo un tempo interminabile di sofferto travaglioraggiungo la superficie battuta dal vento.Esce fuori prima un arto macchiato di alghe poiuna testa e infine un corpo logoro e consuntodal freddo e dalla salinità del mare.Il mare come madre gelosa che ama il suoantico dolore mi restituisce alla vita.Nuoto su ali pigre per qualche miglia copertoda candida schiuma fino ad arrivare ad unoscoglio sulla cui cima nuda saltellano pulcidi mare come fossero rospi.Sento un fruscio di ali...E’ il grande gabbiano bianco che vola ipnotizzatoseguendo golfi limpidi.Capisco che non si può tenere fede a voci, ali o ventomentre il tuono nelle mie orecchie è spento dalla marea.