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come un papavero


Mi sento il sole addosso come un papavero in un campo in pieno agosto e muovo le mie gambe e braccia a tempo con il vento, quel vento caldo che mi scompiglia i capelli e l’anima dentro. Cammino solo, su questo molo, verso la sua estremità,  dove si trova il faro. Non so perché sono venuto qui, so solo che mi dà pace, tranquillità. Ormai ho cancellato il suo volto, il suo respiro ed i suoi occhi scuri. Non credevo finisse così. Ho pensato tante volte al nostro primo incontro e ancora oggi penso sia stata una pura magia. Quel pomeriggio in quel bar di periferia, seduti in quel tavolino appartato  vicino alla finestra che si affacciava nel giardino interno...tutto cominciò li. I nostri sguardi, le mani che si cercano e si stringono autonomamente,quei baci sempre piu voraci e ci ritrovammo avvolti da una  passione bruciante. Tutto fu così naturale, lasciò libero il suo corpo come la sua mente e si concesse completamente. Fino ad allora con nessuna mai avevo lasciato che la mia mente si annullasse, che i miei occhi si chiudessero al contatto di una bocca sulla mia. Sono ancora oggi convinto che quella fu la prima volta che feci l’amore per davvero. Ora a distanza di anni, anche se di lei ricordo a malapena il volto, non c’è giorno che non dedico almeno un pensiero a quella attrazione indescrivibile, al mio sentirmi libero. Poi riprendo la mia vita. Grazie a lei ho avuto la fortuna di sentirmi innamorato come mai  lo ero stato, ma soprattutto di sentirmi come un esile papavero in un campo al vento della vita...