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Post n°23 pubblicato il 30 Novembre 2011 da condemifrancesco
VENTI SECONDIUn urlo squarcia la notte.Il silenzio è rotto da un grido disumano. Solo un incubo. Quell’incubo. Un incubo ricorrente dove ogni problema è risolto alla radice, con un colpo deciso. Il corpo di una persona che ansima nel letto e si contorce perché la vita reclama linfa vitale. La fronte è imperlata di sudore. Le mani tremanti e la bocca che si muove come se volesse emettere dei suoni, senza riuscirci; come se quel potente grido, avesse tolto anche il respiro. Non c’è niente intorno. L’iride si dilata nel tentativo di adattarsi all’oscurità e di vedere qualcosa, ma c’è solo buio. Ancora un attimo e tutto tornerà nell’oblio. La mente ricorda. Ricorda ancora interminabili gli ultimi interminabili... VENTI SECONDI Ancora, ancora Ti aspetto nel buio Ansimante il respiro La mano protesa A sferrare quel colpo Fatale A chiudere quel vortice D’odio Hai venti secondi Per dare, concedere La vita o la morte Ti senti il Signore Di colpo il rumore Di tacchi, di passi veloci Quelle caviglie Quel colpo sferrato A recidere una vita Momenti importanti Ti passano d’avanti Ma quanti secondi Mi restano ancora Ancora, ancora Venti secondi Poi il buio totale
Sento una lama vibrare. Poi sento qualcosa di pesante che cade. La stanza in cui mi trovo comincia a roteare all’improvviso. Poi, così come aveva avuto inizio, quel vortice termina di colpo. Dei passi. Una voce flebile mi sussurra: «Hai solo venti secondi.» Cerco di sorridere al pensiero, senza riuscirci. Venti secondi. Io e Laura ci siamo spinti oltre. Questa volta abbiamo sbagliato. L'estremo. L'estremo è errore, è orrore. Tutte le esperienze che abbiamo vissuto insieme mi stanno crollando addosso tutte in una volta, come una valanga, spezzoni di vita. La mia vita. Sto morendo. Venti secondi. Quanti ne saranno già passati? Cosa diceva quell'articolo della rivista? Ah! Sì. Una testa continua a vedere per venti secondi dopo che è stata staccata dal corpo. Abbiamo provato anche questo, amore mio. È vero. Io ti vedo ridere davanti al mio corpo mutilato. Sei sempre stata perversa, ma io non lo sono di più. Anche adesso che sta calando il buio, e che dei venti secondi me ne restano cinque, quattro, tre... io sono così perverso che trovo la forza e l'ultimo respiro per gridarti: «Ancora!»
In ordine di scrittura: Testo di Michele Ciardelli Poesia di Francesco Condemi Testo di Valter Girando |
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