Creato da ilpoliedroambiente il 07/04/2008

Environment

ambiente e dintorni

 

 

Reponsabilità causata da incidenti nucleari

Post n°227 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da ilpoliedroambiente
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Il tema della responsabilità, per quanto riguarda l’inquinamento transfrontaliero dell’aria, assume, nel caso d’incidenti nucleari, aspetti del tutto originali, che non consentono di fare appello, se non per alcuni principi molto generali, alla normativa consuetudinaria che disciplina la responsabilità per fatto illecito.
E questo spiega la stipulazione di convenzioni apposite, come è del resto avvenuto per l’inquinamento da idrocarburi, anche se nel caso delle istallazioni nucleari con maggiore pregnanza di motivazioni.
Un primo tentativo è stato compiuto con la Convenzione di Parigi del 29 luglio 1960 sulla responsabilità dei terzi nel campo dell’energia nucleare, stipulata nel quadro delle iniziative intraprese dall’ O.E.C.E.
Lo scopo dichiarato del testo è quello di assicurare una riparazione adeguata ed equa alle vittime degli incidenti nucleari, attraverso l’adozione nei Paesi contraenti di una disciplina uniforme della materia.
A tal fine, l’art. 3, modificato con la Convenzione supplementare del 28 gennaio 1964, stabilisce che responsabile dei danni è l’exploitant, cioè il gestore dell’impianto. Il termine di “gestore” va inteso in senso tecnico- economico, come indicante e ne trae un utile, come meglio si ricava dal francese “exploitant” o dall’inglese “operator”.Alcuni Paesi contraenti si sono avvalsi della riserva, ammessa all’atto della firma, secondo la quale essi potranno continuare ad addossare ad altri soggetti una responsabilità che si aggiunga a quella del gestore, se prevista dalle loro legislazioni.
La responsabilità riguarda sia i danni alle persone che ai beni, salvo quelli all’impianto medesimo e ai beni appartenenti allo stesso gestore situati nel luogo dell’incidente, o i mezzi di trasporto adibiti al trasporto delle sostanze nucleari . Il tema del trasporto di tali sostanze, compreso lo stoccaggio nel corso dell’operazione, è oggetto di una dettagliata disciplina.
Responsabile è in genere ritenuto il gestore (art. 4), purché l’incidente si verifichi prima che il materiale sia stato preso in carico da un altro gestore,o che destinatario di esso non sia un soggetto situato fuori del territorio di uno Stato contraente e che il materiale, al momento dell’incidente, sia stato già scaricato dal mezzo di trasporto.
La legislazione di uno Stato contraente può prevedere che la responsabilità del trasportatore si sostituisca a quella del gestore, se il trasportatore lo richiede e il gestore è d’accordo. L’art. 5 disciplina il caso in cui il materiale sia stato detenuto in tempi diversi da più gestori, addossando in linea generale la responsabilità all’ultimo, mentre prevede il caso della responsabilità solidale in caso di più gestori.
L’azione per danni può essere esercitata solo contro il gestore, salvo il caso che il diritto interno di uno Stato non consenta di rivolgersi all’assicuratore o a chi abbia prestato una garanzia finanziaria. L’art. 7 determina il limite massimo della responsabilità per un incidente nucleare nella somma di 15 milioni di unità di conto dell’Accordo monetario europeo, fissato alla data della convenzione.
La legislazione di uno Stato parte, tenendo conto della possibilità di ottenere una copertura assicurativa o di altra natura, può fissare un massimale diverso, che non può però scendere al di sotto di 5 milioni di unità di conto. Interessante è la disposizione della lettera e) dell’art. 7, secondo la quale lo Stato contraente può subordinare il transito sul suo territorio di sostanze nucleari alla condizione che il massimale previsto per la responsabilità del gestore sia aumentato fino al livello previsto della propria legislazione, se maggiore. L’art. 8 prevede che l’azione per danni si prescriva in dieci anni, mentre l’art. 9 contempla le consuete cause di esclusione della responsabilità: conflitto armato, invasione, guerra civile, insurrezione,o cataclismi naturali di carattere eccezionale (in quest’ultimo caso solo se la legge locale non l’esclude).
E’ previsto a carico del gestore l’obbligo di assicurarsi per una somma corrispondente al massimale previsto per la sua responsabilità (art. 10).
L’art. 11 contiene una norma di d.i.p., la quale stabilisce che la natura, la forma e l’estensione della riparazione saranno determinate dal diritto nazionale, mentre l’art. 13 prevede, come regola generale la giurisdizione esclusiva dei tribunali dello Stato sul cui territorio si trova l’impianto nucleare di cui il gestore è responsabile. Il richiamo al <<diritto nazionale>> indica, secondo quanto precisato dall’art. 14, il diritto del tribunale competente. Ma la norma non dice se deve intendersi per tale il solo diritto materiale di tale Stato o anche le sue norme di diritto internazionale privato, nel qual caso potrebbe risultare concretamente applicabile un diritto straniero richiamato.
Sembra difficile ritenere che l’art. 11 abbia inteso, in modo così surrettizio, escludere il rinvio. Vale la pena di richiamare la disposizione dell’Allegato II, secondo la quale la convenzione non può essere interpretata in modo tale da privare una parte contraente, sul territorio del quale si siano verificati i danni provocati da un incidente nucleare, del suo diritto di ricorso in base al Diritto internazionale.
Deve intendersi che ciò sia possibile, sempreché qualche norma internazionale preveda tale possibilità (ad es. un trattato di regolamento giudiziale9 quando l’incidente abbia colpito i beni dello Stato in quanto tale; oppure anche nel caso di danni a privati, purché questi ultimi abbiano esaurito le vie di ricorso interne (in questo caso, ex art. 13, quelle previste dalla legislazione dello Stato in cui si trova l’impianto che ha causato l’incidente). La vistosa lacuna del testo di cui sopra, che non prevedeva alcuna riparazione per i danni eccedenti il massimale previsto, è stata colmata dalla Convenzione supplementare di Bruxelles del 31 gennaio 1963, il cui art. 3 stabilisce l’obbligo delle parti contraenti di fare in modo che il tetto della riparazione sia portato a 120 milioni di unità di conto.
Per arrivare a tale cifra, la convenzione suddetta fissa con gradualità le forme di finanziamento: fino a 5 milioni di unità di conto, ricorrendo ad un’assicurazione o altra garanzia finanziaria; oltre tale limite e fino a 70 milioni, mediante fondi pubblici versati dalla parte contraente sul cui territorio si trova l’impianto del gestore responsabile; da 70 a 120 milioni, mediante fondi pubblici versati dalle parti contraenti in base a una complessa ripartizione degli oneri descritta dall’art. 12. Nessuno Stato contraente è tenuto a consentire l’accesso ai fondi pubblici fintanto che sono disponibili i fondi risultanti dall’assicurazione o altra garanzia finanziaria.
La disciplina fin qui descritta ha subito una notevole riformulazione con la Convenzione supplementare firmata a Parigi il 28 gennaio 1964 e con l’ulteriore Protocollo addizionale che porta la stessa data, nonché con il Protocollo del 16 novembre 1982. La materia è stata anche disciplinata in termini sostanzialmente analoghi dalla Convenzione di Vienna del 21 maggio 1963 sulla responsabilità civile per danni nucleari, il che ha indotto gli Stati contraenti, che in gran parte erano gli stessi, a tentare un coordinamento, per evitare le difficoltà derivanti dalla simultanea applicazione delle due convenzioni allo stesso incidente nucleare.
Ciò è stato fatto con il Protocollo congiunto sull’applicazione della Convenzione di Vienna e della Convenzione di Parigi, stipulato a Vienna il 21 settembre 1988, che ha introdotto alcuni opportuni aggiustamenti per evitare antinomie.
MAURIZIO

 
 
 

SALE IL CONTO DELLE SPESE PER LA TUTELA DELL'AMBIENTE

Post n°226 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da ilpoliedroambiente
Foto di ilpoliedroambiente

L'Istituto nazionale di statistica, ha diffuso oggi la nuova serie storica, aggiornata al 2007, dei dati sulle spese dell'economia italiana per la gestione dei rifiuti, delle acque reflue e delle risorse idriche.
Dai conti emerge che la spesa nazionale per i tre servizi ammonta a 34.278 milioni di euro, corrispondente a circa il 2,2 per cento del Pil, il prodotto interno lordo. Il contributo più elevato proviene dal servizio di gestione dei rifiuti, la cui spesa è pari a 21.020 milioni di euro, corrispondente all'1,4 per cento del Pil.
Dal 1997 al 2007 la spesa complessiva per i tre servizi considerati fa registrare, a prezzi correnti, un aumento del 73 per cento. In particolare, la spesa per la gestione dei rifiuti è cresciuta del 91 per cento, passando da un'incidenza sul Pil dell'1,1 per cento nel 1997 all'1,4 per cento nel 2007.

MAURIZIO

 
 
 

Formula 1

Post n°225 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da ilpoliedroambiente
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Ora è ufficiale: in Formula prendono in giro la gente e in un momento di difficoltà mondiale economica e di emergenza ambientale dipingono di verde le gomme (testuale) per "Rendere le vetture più pulite". Una provocazione per certi versi insopportabile perché arriva da team che spendono mediamente 500 milioni di euro per far correre una sola stagione ad una macchina che non riesce a fare un km con un litro e che inquina come una 747.

Eppure, come se nulla fosse, i principali team di Formula 1 si sono riuniti a Tokyo in vista del Gran Premio del Giappone e per far vedere al mondo intero la loro attenzione all'ambiente non hanno trovato nulla di meglio che dipingere di verde le gomme. Verrebbe da scherzarci ma questa scelta della Federazione Automobilistica Internazionale (Fia) è il simbolo stesso del totale distacco dalla realtà del mondo della F1.

D'altra parte non è un caso che la massima categoria automobilistica per ridurre i costi e rendere le vetture meno inquinanti ha già deciso di montare dal prossimo anno sulle auto il folle sistema Kers. Un diabolico congegno (acronimo di Kinetic Energy Recovery System ossia Sistema Cinetico di Recupero dell'Energia) che renderà le auto più compolicate, costose e - secondo molti - anche più pericolose. Il Kers infatti recupera l'energia termica che altrimenti verrebbe dissipata durante la fase di decelerazione e frenata e la trasforma in energia meccanica, garantendo così - su richiesta del pilota - sprazzi di potenza aggiuntiva. Un po' come avviene nelle auto ibride, solo che sulla F1 tutti gli esperti sono concordi nell'affermare che questa diavoleria oltre a mandare nella stratosfera i costi non servirà a nulla per ridurre consumi e inquinamento.


Così, dalla stessa mente che ha partorito il Kers arriva l'idea "geniale" di verniciare di verde le scalanature delle Bridgestone (fornitore unico per il circus) da gara. Da non perdere le dichiarazioni di Max Mosley, presidente della Federazione: "La Fia vuole assicurarsi che i futuri investimenti fatti nella Formula 1 serviranno a sviluppare tecnologie in gradi di tornare utili al grande pubblico".

No comment.

MAURIZIO

 
 
 

Il vero prezzo economico di ambiente e biodiversità.

Post n°224 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da ilpoliedroambiente
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Il crollo delle borse e la crisi economica ed energetica mondiale hanno portato nuovamente in evidenza il ruolo dello Stato, del settore pubblico e di quello privato nella protezione dell´ambiente e della biodiversità.
Se per i giovani di Confindustria ed il governo italiano l´ambiente è (ri)diventato un orpello trascurabile, quasi si trattasse di smettere di curare un giardino di cactus esotici e passare a cose più importanti (ogni riferimento a villa Certosa è puramente casuale!), è sempre più evidente che la crisi economica si accompagna ad una crisi della biodiversità e degli ecosistemi che la crescita tumultuosa e non guidata di questi anni di turbocapitalismo ha pesantemente intaccato, erodendo la base stessa di tutte le economie, ed il vero fondamento da cui dipende, in ultima analisi, la sopravvivenza delle stesse imprese.

L´ingordigia, la bulimia di un mercato fondato sulla speculazione e disinteressato ala finitezza delle risorse, il capitalismo finanziario del tutto e subito, mostra oggi tutta la sua repentina debolezza ma riesce ancora a nascondere responsabilità e complicità che però hanno lasciato pesanti tracce sul pianeta e sugli esseri viventi che lo popolano.

Nel bel mezzo di una uragano economico che rischia di diventare sociale e ripercuotersi, ribaltando le già neglette priorità ambientali, sulla matrice vivente del pianeta, l´Iucn ha organizzato a Barcellona un evento speciale per discutere del valore della biodiversità e degli ecosistemi per l´economia, i mercati e le imprese.

All´incontro hanno partecipato Tom Albanese, direttore esecutivo del gigante minerario Rio Tinto, Jochen Flasbarth, del ministero dell´ambiente della Germania, e Georgina Mace, professore di scienze della conservazione all´mperial college di Londra.

Lo studio globale "The economics of ecosystems and biodiversity" (Teeb) fornisce prove evidenti che la perdita della biodiversità ed il degrasdo degli ecosistemi hanno fortissimi impatti sull´economia ed il benessere umano. Il Teeb evidenzia il rapporto strettissimo tra perdita di biodiversità e povertà, così come le questioni etiche relative ai rischi ed alle incertezze ambientali e sul modo di valutarne costi e benefici futuri. Lo studio presenta anche esempi recenti di politiche economiche che tentano di mettere insieme conservazione della biodiversità e crescita economica.

Pavan Sukhdev (nella foto), a capo del Teeb study, ha spiegato che «La questione chiave che emerge dal rapporto è quella della seconda fase, come impostare le misure in atto che consentano all´economia globale di iniziare a rendersi conto dei costi della perdita della biodiversità, ma anche dei benefici che la natura offre. I nostri calcoli del progresso economico devono essere aggiornati per riflettere il ruolo dell´uomo e del capitale naturale nello sviluppo sostenibile, e per fare in modo che i costi ed i benefici della conservazione della natura siano più equamente distribuiti».

La sfida di "The Economics of Ecosystems and Biodiversity" non è solo quella di "pesare" il valore della biodiversità, ma di presentare questo valore in maniera che sia utile per i politici che devono prendere decisioni sull´utilizzo delle risorse naturali, per le imprese che vogliono conoscere la loro impronta sugli ecosistemi e per i consumatori per comprendere il loro impatto il loro impatto sulle risorse naturali.

Dopo il rapporto Stern, che metteva in evidenza gli enormi costi della non azione per contrastare il cambiamento climatico e la crisi ecologica del pianeta, politici ed imprenditori fecero a gara a dire che l´ambiente era una cosa troppo importante per lasciarla in mano ai "verdi". Di fatto la crisi economica rischia di non lascialo in mano a nessuno.

Vengono in mente le parole dette un paio di settimane fa a Tierramerica da Douglas Tompkins, un ex grande imprenditore tessile americano che ha investito tutti i suoi guadagni in progetti di conservazione della natura: «Dobbiamo avere uno sviluppo giudizioso di attività compatibili con il modo in cui gli ecosistemi funzionano e sono capaci di mantenere una biodiversità sana e vigorosa. E´ molto chiaro per la scienza, però non per i nostri politici e imprenditori, che se si lascia via libera tenteranno di estrarre l´ultima goccia di fertilità dai nostri suoli per guadagnare l´ultimo dollaro o pesos sovrasfruttando la natura».

MAURIZIO

 
 
 

Afterhours e Subsonica.

Post n°223 pubblicato il 06 Ottobre 2008 da ilpoliedroambiente
Foto di ilpoliedroambiente

Appuntamento con il mega concerto a Torino venerdì 24 ottobre al Pala Isozaki dove si esibiranno Afterhours, Subsonica, Linea 77 e ancora Le Luci Della Centrale Elettrica, Bugo e Harry Loman.

Il titolo "No Nuke! Rock contro il Nucleare", rispolverato per l'evento di Torino, ricorda la storica manifestazione del '79 a New York "No Nuke" cui parteciparono molti grandi del rock americano. Una serata di rock impegnata contro il ritorno al nucleare e all'interno della campagna "20/20/20" (-20% immissioni, +20% energie alternative, +20% risparmio energetico). Sono previste iniziative di informazione e di testimonianza durante la giornata e la nottata. Il costo del biglietto è di 12 euro, cifra che andrà a sostenere progetti di energia pulita nelle Comunità di Terra Madre nel Sud del mondo e campagne di comunicazione sociale.

Questa, secondo gli addetti ai lavori, sarà la prima di una serie di iniziative volte alla sensibilizzazione sulle tematiche ecologiche legate all'energia.

Info: http://www.hiroshimamonamour.org/spettacoli.htm#nonuke

MAURIZIO

 
 
 

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