Invito alla politica

A TEMPO DI RECORD LA CAMERA APPROVA IL LODO ALFANO.ORA E' IL TURNO DEL SENATO


Ansa - Gio 10 Lug - 22.55 ROMA - A tempo di record, la Camera licenzia il lodo Alfano, che impedisce di processare le quattro cariche piu' alte dello Stato: premier, presidente della Repubblica e presidenti di Camera e Senato. Il disegno di legge e' stato approvato dall'assemblea di Montecitorio con 309 voti favorevoli, 263 contrari e 30 astenuti. A favore ha votato tutta la maggioranza, contro il Pd e l'Italia dei Valori, mentre ad astenersi sono stati i deputati dell'Udc. La palla passa ora al Senato, dove la maggioranza conta di approvare il lodo Alfano brevissimamente, e comunque in tempo utile per fermare il processo Mills, nel quale il premier Silvio Berlusconi figura come imputato con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Il si' della Camera e' arrivato al termine di una seduta segnata da momenti di tensione, e dove il tenue filo del dialogo tra maggioranza e opposizione ha subito l'ennesimo strappo. Unica vittoria del Pd, l'approvazione di un suo emendamento che rende lo scudo giudiziario inutilizzabile nel caso in cui uno dei 'fantastici quattro' passi ad un altro incarico: in sostanza, se Berlusconi passasse dalla presidenza del Consiglio a quella della Repubblica, lo scudo per lui non avrebbe piu' effetto. Il presidente del Consiglio non era in aula, ma gran parte degli interventi hanno riguardato proprio lui. In mattinata, Massimo D'Alema lo ha sfidato a rinunciare alla protezione garantita dal lodo e a sottoporsi al giudizio dei giudici ''a testa alta''. ''Questa legge - ha detto D'Alema - serve solo per bloccare in modo sbrigativo e rozzo il processo per corruzione che riguarda il presidente del Consiglio''. Al momento di dichiarare il proprio voto, sono scesi in campo i tre leader dei partiti di opposizione: Walter Veltroni, Antonio Di Pietro e Pier Ferdinando Casini. Di Pietro e' andato giu' pesante, rivolgendosi a Berlusconi, assente, chiamandolo ''presidente del Consiglio contumace'' e accusando i deputati della maggioranza di essere ''domestici in Parlamento''. L'ex pm ha colto l'occasione per alimentare la sua polemica con il Pd, ribadendo che il suo no al lodo resterebbe anche se non ci fosse di mezzo Berlusconi, e precisando che bisognera' parlarne ''quando si decidera' se continuare a stare insieme''. Veltroni ha risposto presentandosi come il leader di una ''opposizione responsabile'' e prendendo di nuovo le distanze dalla ormai famigerata manifestazione dell'8 luglio organizzata da Di Pietro e segnata dalle bordate di Sabina Guzzanti e Beppe Grillo. Ma il clou dell'intervento del segretario del Pd e' stato contro il lodo, ''che il Parlamento e' chiamato ad approvare in 48 ore''. Veltroni ha contestato la scelta della maggioranza di accelerare sulla legge ''salva-premier'', scelta che ha riportato la politica italiana a ''replicare'' il clima del 2001. ''Non e' questa la priorita' del Paese, l'urgenza oggi e' quella di aumentare salari e pensioni: presentate un decreto su questo e lo approveremo anche noi''. L'Udc si e' smarcata dall'opposizione di centrosinistra e ha confermato la scelta di astenersi: Casini ha spiegato di essersi voluto muovere ''nella logica della riduzione del danno''. ''C'e' stato un scambio, dal decreto sulla sicurezza e' stata tolta la norma blocca-processi: non vedo dove sia lo scandalo''. La maggioranza ha difeso a spada tratta il suo provvedimento: ''Da oggi - ha detto il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto - prendiamo il toro per le corna, per liberare la politica italiana dall'uso politico della giustizia''. Anche la Lega Nord si e' adeguata e ha dato il suo si', come ha spiegata Carolina Lussana, ''a un provvedimento che consentira' a Berlusconi di governare''. Anche se ora il Carroccio chiede agli alleati di ''tornare ad occuparsi dei problemi dei cittadini''. Piu' che soddisfatto il ministro della Giustizia Angelino Alfano: ''Sono contento per l'approvazione della norma, crediamo di aver fatto un buon lavoro'', ha commentato a caldo. Il testo, ha aggiunto, ''risponde alle esigenze del Paese e riteniamo possa rispondere alle esigenze di far svolgere serenamente il proprio lavoro alle alte cariche dello Stato''.