Invito alla politica

LODO ALFANO:APPROVATO IN SENATO


(CORRIERE DELLA SERA)ROMA - Venticinque giorni: tanti ne sono bastati al Parlamento per far diventare legge il «lodo Alfano», ovvero il provvedimento che prende il nome del ministro ella Giustizia e introduce l’immunità dai processi penali per le prime quattro cariche dello Stato. Il via libera definitivo è venuto dal Senato, senza modifiche, con 171 voti favorevoli (Pdl, Lega e Mpa), 128 contrari (Pd e Idv) e 6 astenuti (Udc), al disegno di legge, già approvato dalla Camera, che sospende i procedimenti penali nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato (i presidenti della Repubblica, dei due rami del parlamento e del consiglio) per la durata del loro mandato. Ora l’immunità, fortemente voluta da Berlusconi e dalla sua maggioranza, è legge. Nessun processo potrà essere celebrato contro il Capo dello Sato, il premier, i presidenti di Camera e Senato, almeno finchè saranno in carica.COMMENTI:ALFANO - Prima delle definitiva approvazione, era stato lo stesso Guardasigilli a difendere il provvedimento: «L'urgenza del Lodo Alfano ci è stata rimproverata come una colpa: diciamolo chiaramente in quest'aula, il ddl non è troppo o poco urgente, è giusto e lo stiamo facendo». Il lodo Alfano è inoltre «un testo sobrio e ben calibrato rispetto ai principi e ai valori costituzionali, nonché in linea con numerose normative di altri ordinamenti occidentali». Il Guardasigilli ha replicato alle accuse dell'opposizione di aver fatto un disegno di legge ordinario su un tema come quello che garantisce la sospensione di eventuali processi penali per le alte cariche dello Stato che è di natura costituzionale, data la sua rilevanza, perché considerato in conflitto con l'articolo 3 della Costituzione che stabilisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. «Si tratta - ha detto Alfano - di un disegno che stabilisce la sospensione del procedimento penale e questo è possibile farlo con una legge ordinaria. I processi sono sospesi e la legge introduce un limite preciso e ineliminabile: la fine della legislatura». Alfano ha allargato poi il discorso alla riforma della giustizia («appuntamento in autunno»), auspicando che sia «condivisa» da quei settori «riformisti, più ragionevoli dell’opposizione». Se l’atteggiamento sarà invece di chiusura, ha aggiunto Alfano, allora l’opposizione riformista cederà alla tentazione di «coccolare l’antiberlusconismo». Oggi, ha sottolineato - «la linea di confine tra riformatori e conservatori è segnata dalla giustizia». La riforma, ha anticipato il responsabile del ministero di via Arenula, riguarderà il processo civile, quello penale, e il sistema carceri.FINOCCHIARO - Un no inappellabile al lodo Alfano è invece arrivato dal capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro: «Con l'attuale sistema elettorale il capo della maggioranza governa e deve intendersi investito della funzione direttamente dal popolo. Ergo, egli ha il dovere e il diritto di governare. Affermazioni sin qui incontestabili. È quello che viene appresso che mi preoccupa: diritto - dovere di governare senza limite?». La Finocchiaro non ha usato mezzi termini: «Il popolo, lo dice la Costituzione, deve esercitare la sovranità nelle 'forme e nei limiti della Costituzione'. Invece al Presidente Berlusconi non si pone limite. E da ora in poi a nessun Presidente del Consiglio. Per qualunque reato. Anche il più brutale. Anche il più infamante» ha concluso la Finocchiaro, a lungo applaudita dai senatori del Pd.IDV - Duro anche il capogruppo dell'Italia dei Valori, Felice Belisario: «Il premier fa approvare dal Parlamento il lodo Alfano come salvacondotto per la casta e per lui stesso». Per Belisario si tratta del «piano della P2 di cui Berlusconi era membro». Poi il capogruppo Idv, interrotto più volte dalle proteste dei banchi della maggioranza, ha accusato l'esecutivo «di mettere sotto i tacchi la giustizia e di imbavagliare l'informazione».LEGA - Diversa, ovviamente, la posizione della maggioranza. Secondo il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli (Lega), l'approvazione del lodo Alfano può aprire, «una stagione positiva anche di confronto politico con l'opposizione. Chi invece voleva perseguire la via della vittoria politica attraverso la magistratura dovrà aspettare». PDL - Sulla stessa lunghezza d'onda il Pdl. Il capogruppo Maurizio Gasparri afferma che «il Lodo Alfano è uno strumento che blocca l'uso politico della giustizia. Silvio Berlusconi ha dovuto aspettare undici anni per essere assolto dopo l'avviso di garanzia recapitatogli a Napoli e dodici anni per essere assolto dalle infondate accuse sul caso Sme». Gasparri ha citato più interventi di costituzionalisti che non ravvisano nessuna violazione costituzionale. «Non vogliamo una impunità parlamentare né immunità generalizzate ma - dice Gasparri - evitare l'uso politico della giustizia. Il lodo ha tenuto conto di tutti i rilievi della Corte Costituzionale e non sottrae nessuno al dominio della legge».