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L'imbarazzo della scelta

Post n°370 pubblicato il 22 Gennaio 2018 da carlopicone1960
 
Foto di carlopicone1960

Mentre monta sempre più scoppiettante la campagna elettorale, pur non essendo ancora entrata nel vivo con la definizione delle candidature da parte della miriade di schieramenti in corsa per il fatidico appuntamento del 4 marzo, cresce parallelamente fra gli elettori l'indecisione. Oltretutto arricchita dal tenore delle promesse sparate ad alzo zero dai troppi "salvatori della patria" che si propongono al popolo italiano. Che resta sconcertato. Disorientato dal bombardamento, cominciato in questi giorni e destinato ad aumentare via via che si arriverà all'election day.

Tutti hanno dimenticato i limiti oggettivi del nuovo sistema di voto, che impedisce una vittoria certa da parte di chi otterrà più consensi degli altri, premiando invece le coalizioni più coese. Come pure le coperture finanziarie delle loro fantasmagoriche proposte. Altrettando dimenticati appaiono i tanti che non si recheranno alle urne, quelli che negli ultimi anni hanno reso il "partito dell'astensione" il primo fra i contendenti. Per non parlare poi dei "forgotten men" italiani: gli appartenenti alla classe media, schiacciati dalla recessione, dalle fabbriche delocalizzate e dalle tecnologie che si sostituiscono all'uomo. Quelli che sono stati impoveriti dalla globalizzazione economica, oramai associati ai "proletari" e a quanti altri vedono il loro redditto diminuire, i disoccupati, gli inoccupati e i due milioni e mezzo di persone che hanno perso ogni speranza e il lavoro non lo cercano nemmeno più. Tutti trattati come dei facili creduloni, di fronte alle mirabolanti e iperboliche ricette snocciolate in queste settimane dagli esponenti dei gruppi politici in competizione.

Dai 1000 euro per tutti, il reddito di dignità, il quasi azzeramento delle tasse, l'abolizione di leggi in serie (dalla Fornero, al bollo auto, ai vaccini), la difesa della "razza bianca" del centrodestra, favorito nei sondaggi; al reddito di cittadinanza insieme alla rivoluzione a cinquestelle; all'eliminazione delle tasse universitarie dei liberieuguali; e del canone Rai da parte dei renziani. Solo per ricordarne qualcuna.

Insomma il cartello Berlusconi-Meloni-Savini-(Cesa) si ripropone alla ribalta, riscoprendo vecchi cavalli di battaglia del '94, come se gli elettori avessero l'anello al naso e fossero immemori di quanto il centro-destra ha combinato nei lunghi anni al governo dell'Italia. Certo ci sarebbe il M5S, che però ha smarrito buona parte della sua forza innovativa, pressoché fallite le sue esperienze di governo locale e visibilmente trasformatosi da raggruppamento simile al "Fronte dell'Uomo qualunque" di Guglielmo Giannini, ad un vero e proprio partito neo-democristiano, che fa l'occhiolino al mondo del capitalismo, dell'imprenditoria a tutti i livelli.

Ed il Pd? Reduce da anni di governo non certo felici, è il partito più in calo nei sondaggi. Difficile convincere gli elettori a fare la scelta giusta, riproponendo nei vari collegi e listini blindati l'intera classe dirigente così deficitaria e criticata fino ad oggi. Lo stesso programma elettorale non offre niente di buono: in pratica la prosecuzione delle discusse politiche intraprese dall'esecutivo Renzi e da quello Gentiloni, quasi interamente gettato nell'agone elettorale (ministra Fedeli compresa), per una sorprendente vocazione a perdere.

Fuori dalle tre entità più forti, navigano, infine, Liberi e Uguali dei presidenti Grasso e Boldrini: un coacervo di funzionari e dirigenti fuoriusciti dal Pd, confluiti tra i funzionari e dirigenti di Si e Possibile, formazioni fondate rispettivamente da Vendola e Civati, che nemmeno si sopportano con quelli di D'Alema e Bersani (Articolo 1-Mdp). Ma non è finita qui. La scelta dell'elettore si potrà allargare ad una nuova realtà sorta dai Centri sociali e da quello che era Rifondazione comunista e antagonisti sciolti. Si chiama "Potere al popolo" e potrebbe catalizzare i consensi di quanti non si sentono più rappresentati a Sinistra e credono nell'attivismo di base. 

Fra questi attori si giocherà la partita del ritorno alle urne, domenica 4 marzo. Ecco perché "l'imbarazzo della scelta".

A guardar bene la pletora delle promesse e dei programmi nuovi nuovi da personaggi vecchi e decrepiti, al momento, l'incertezza è tra recarsi o meno a votare.

Un'alternativa all'astensione o all'annullamento della scheda potrebbe essere quella di affidarsi all'entusiasmo dei giovani di "Potere al popolo", che per portare in Parlamento i suoi candidati, molti dall'ex Opg "Je so pazz" di Napoli, dovranno raggiungere almeno la soglia di sbarramento del 3%.

E, intanto la riflessione continua.

 
 
 
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