paese reale

Sangue irpino


Sull’onda dell’esaltante vittoria al ballottaggio per l’incarico di sindaco, Gianluca Festa ha intanto rinfrancato il suo proverbiale buonumore, quello che l’ha fatto, a suo tempo, ribattezzare l’“homo ridens”, perché sempre con il sorriso sulle labbra. La lunga e cadenzata “operazione ferragosto” si può dire già riuscita, anche se manca ancora un mese di appuntamenti, da qui al 21 settembre. La sua amministrazione ha fatto le cose in grande allestendo un articolato cartellone di iniziative, tra spettacoli, musica ed intrattenimento. Dopo sette anni gli avellinesi hanno potuto godere delle costose luci variopinte ad illuminare le strade del centro. Addirittura, dopo decenni, sono tornati i fuochi pirotecnici. Il concertone del 16 agosto ha riportato nella sua città un nome emergente del panorama canoro italiano come l’avellinese Ghemon. Mentre, il giorno prima, la sempre seguita processione dell’Assunta è sembrata ancora più affollata del solito. Per non farsi mancare niente, il Corso principale ha ospitato pure il premio “Tommariello d’oro 2019”, presentato da Massimo Giletti. E la cittadinanza avellinese si è riversata numerosa lungo le vie. Il centro storico ha vissuto momenti di nuova vigoria, diventando isola pedonale nei fine settimana. Tutto è sembrato nuovo e più accogliente, malgrado permangano gli ormai annosi problemi di pulizia e di inciviltà diffusa. Avellino ha comunque assunto sembianze diverse. Facile si dirà, dopo il nulla allestito dal sindaco dei cinque mesi, Ciampi, ed il quasi nulla della giunta precedente guidata da Foti. Il “vento nuovo” ha trovato la sua fonte d’energia nel finanziamento di 300mila euro elargito dalla Regione Campania e, a leggere il dettagliato programma di festeggiamenti, pare sia stato speso fino all’ultimo centesimo. Appena ha potuto farlo, il neosindaco, presto dimentico delle vertenze Scandone basket e Avellino Calcio, ha conquistato il palco lanciando dichiarazioni d’amore verso la sua città e gli elettori che l’hanno votato, fino ad esaltarsi nel canto, che ha segnato la notte della sua elezione, “Sono di Avellino”, non ancora registrato alla Siae, regalandoci la versione sobria della hit dell’estate di “sangue irpino”, dopo quella alticcia dei festeggiamenti post-elettorali. Pian piano, così, è venuto alla luce il populismo light che caratterizza l’amministrazione Festa, non ancora confrontatasi con i problemi seri della città, con la situazione di predissesto del Comune e con il piano di rientro da una incombente condizione debitoria. Nel proclama dell’assessora Nargi: “Ferragosto anche a Natale”, o tutto l’anno. Ma per ogni aspetto, dal più dirimente al più complicato, l’ottimismo del primo cittadino, più giovane dei suoi predecessori, più alto, più azzimato e costantemente in giaccia e cravatta, ex cestista, tifosissimo dei colori biancoverdi, ha prevalso. Come la sua gestualità accentuata, il suo modo di comunicare lento e ponderato, dietro il quale si cela ogni volta il sorriso, quasi che gli scappi di ridere, anche di fronte a criticità conclamate.  Sindaco di “sangue irpino”, che sognava da bambino di diventarlo per l’amore incommensurabile nei confronti della sua città, ora è chiamato a mostrare il volto del dopo-ferragosto. Quello che veramente interessata la gran quantità dei cittadini alle prese con le emergenze reali che nessuna illuminazione né fuoco pirotecnico, né gruppo musicale potrà mai risolvere. Piuttosto, è come se tutta la polvere dei problemi sia stata nascosta sotto il tappeto della “Summer fest”, ma quando tutto sarà terminato, se non si metterà mano, sin da subito, alle grane più urgenti, mentre si continua a respirare questo clima festaiolo extralarge, come nella favola di Esopo, “La cicala e la formica”, ci saranno momenti assai critici per la giunta “ridens” del sindaco di “sangue irpino”, ad oggi solo “cicala”.