paese reale

Neoleghisti coerenti


Spesso, ad Avellino, si riscontra un interesse quasi morboso per la politica, lo stesso che accompagna i fatti calcistici, a testimonianza del perdurare dell’antico adagio per cui in Irpinia si vive di “pane & politica”. Retaggio ormai datato di stagioni davvero esaltanti per la politica nostrana e l’U. S. Avellino 1912. Quelle dei “magnifici sette” capeggiati dall’allora presidente del consiglio e segretario della Dc, Ciriaco De Mita, e dei formidabili campionati in serie A dei lupi biancoverdi. Ma, oggi che i valori politici e calcistici si sono di molto ridimensionati, assistere ad un fitto schieramento di giornalisti solo per seguire la conferenza stampa con cui il presidente della Camera di Commercio, Oreste La Stella, annunciava il suo passaggio tra le file del Carroccio, ci è sembrata una oggettiva esagerazione. Oltretutto il professionista del commercio, attività che non ha mai esercitato, ha tenuto a precisare che la sua adesione al progetto della Lega (chissà quale) non era finalizzato ad una eventuale candidatura alle prossime Regionali, ma ai propositi di rinnovamento dell’intera area della provincia di Avellino. Nel segno del populismo sovranista. Un altro indizio della limitata notiziabilità dell’“evento” consumatosi nella nuova sede del partito di Salvini a piazza d’Armi. Certo, prendere atto che un pezzo della società civile avellinese trasloca fra i “lumbard” è importante, a dimostrazione di come si stia allargando pure qui al Sud il consenso per la formazione autonomista e antimeridionale per statuto, allineatasi  baldanzosamente nel novero delle destre più reazionarie d’Europa. Tuttavia l’ultimo esito della campagna acquisti leghista non meritava più di un trafiletto con fotografia. Invece, c’è voluto poco per trasformarlo in notizia d’apertura, subito funzionale a rilanciare alcuni dei temi fondamentali dell’assalto leghista alla Regione Campania. In campo i consueti attacchi al presidente De Luca, giudicato fortunato per aver sfruttato a suo vantaggio l’emergenza covid, con cui ha nascosto le innumerevoli magagne del suo mandato. Le gravi dimenticanze nei confronti dell’Irpinia, riassumibili in due punti cruciali: l’acqua e la sanità, come ha detto il coordinatore provinciale, Pasquale Pepe, senatore lucano scelto da Salvini per occuparsi della provincia di Avellino. A lui si è associato l’altro senatore Ugo Grassi, da qualche mese transfuga del M5s, che come sempre ha avuto parole molto dure nei confronti dei suoi ex compagni di avventura, rei di assoluta incapacità di analisi, mentre lui è approdato nella forza politica più innovativa che c’è, appunto la Lega. Infine, è toccato all’ultimo fulminato sulla via di Damasco o di Milano, vista la denominazione di “Lega Nord” precedente a quella personalizzata “Lega per Salvini”, Oreste La Stella. Un curriculum, il suo, da socialista e poi da democristiano, buono per tutte le stagioni, a lungo alla guida degli esercenti prima di assurgere al ruolo ambito di presidente della Camera di Commercio di Avellino. Senza problemi sia con il centrosinistra che con il centrodestra. Proprio lui ha esordito pronunciando la fatidica parola “coerenza”. Sì, così ha definito il suo intricato percorso che l’ha portato a fare il periplo dei partiti politici, da sinistra a destra, a completamento di una coerenza non ben identificata, come non si può definire l’atteggiamento di chi ha fatto aspettare qualche mese prima di passare ufficialmente con lo schieramento di maggioranza relativa attualmente nei sondaggi. Infatti, non sarebbe cambiato il senso della sua scelta se l’avesse compiuta in maniera più tempestiva. Magari quando Grassi ha lasciato i Cinquestelle per rinforzare le truppe salviniane. E non sentirsi un eroe della “coerenza”.