paese reale

Subissati dalla "candidaturamania" che ha preso gli avellinesi, con i 565 e più che si sono gettati a capofitto nell'agone elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale e la designazione del nuovo sindaco,in città non si vede l'ora che il clima di propaganda continua, in cui ognuno promette mirabolanti soluzioni ai problemi locali, lasci il posto alla concretezza del difficile compito di amministrare un luogo da rifondare, come il suo lacerato tessuto sociale. Senza particolare apprensione. Senza che la corsa tra le tante liste, tra i vari candidati al ruolo di primo cittadino, riesca ad essere avvincente, nella supposta incertezza di chi sarà il vincitore.

Perché allo stato delle cose, dietro il favorito Pizza, scelto dall'accordo gerontocratico fra quelli che da decenni decidono i destini degli avellinesi, De Mita e Mancino, sembra tecnicamente impossibile l'avverarsi di sorprese clamorose. Il Movimento Cinque Stelle, infatti, sebbene sia indicato come l'outsider migliore, sull'onda degli straordinari consensi ottenuti nelle ultime elezioni politiche e la pattuglia di nuovi parlamentari usciti dalle urne, è destinato a risentire, come ci attestano i sondaggi di questi giorni, dell'infausto accordo di governo siglato con la Lega di Salvini, partito di estrema destra sovranista.

Lo svelamento della neo-ideologia pentastellata, affiorata dall'intesa con il Carroccio, dovrebbe quantomeno incrinare il sostegno nei confronti del movimento di Di Maio da parte di quella ampia fetta di elettorato di sinistra che deluso soprattutto dal Pd (due milioni circa) o da altre formazioni progressiste l'ha votato lo scorso 4 marzo. Dall'altra, se il M5S è in calo, coi suoi stessi militanti della base in crisi d'identità, trasformatosi come sembra dal famigerato "contratto di governo" in forza di destra populista al pari della Lega, quest'ultima sta capitalizzando al massimo il momento favorevole che la vede sul punto di guidare l'esecutivo italiano, e nelle ultime intenzioni di voto è salita addirittura al 25%, otto punti in più rispettto all'esito delle ultime politiche, triplicando i consensi da cui era partita all'inizio della campagna elettorale.

Tuttavia, sul piano locale, la situazione è un po' diversa. Soprattutto per gli ex indipendentisti oggi nazionalisti sovranisti quali sono i leghisti, attecchiti clamorosamente anche nel loro odiato Sud. Ad Avellino si sono schierati nell'ammucchiata del centrodestra, in appoggio alla candidatura a sindaco, amorfa e asettica, di tal Morano.

Così, per il superfavorito del centrosinistra, forte di ben 8 liste a sostegno, il pericolo, a parte l'entusiasmo calante dei pentastellati, sembra venire dalle liste civiche: quelle civiche di Dino Preziosi, anche se una delle due che lo appoggiano è sotto il marchio dei Fratelli d'Italia; e quella forte di vari esponenti dell'establishment economico e politico della città a sostegno di Cipriano. E a fare un pronostico, accordando poco credito alla sinistra unita di Sipuò con l'unica donna cadidata a sindaco, Nadia Arace (vorremmo essere smentiti dalle urne), oppure all'altro civismo in movimento di Passaro, o ai neofascisti di Casapound, che, a questo punto, avrebbero potuto trovare tranquillamente spazio nell'alleanza delle destre per Morano; pensiamo che sarà la meticolosa preparazione mediatica dei "maipiùisti" di Cipriano ad essere premiata il prossimo 10 giugno. Molto distanti, comunque, dalla vittoria annunciata del multischieramento approntato dall'irresistibile coppia di dinosauri, De Mita & Mancino. Buona pizza a tutti.