paese reale

Anche se tutto sembra ancora molto lontano, quasi surreale nella dimensione che viviamo sempre condizionata dal virus, fra poco più di tre mesi saremo chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio regionale della Campania, ed esprimerci nel referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. 

Fra varie avversità, intanto, prosegue la sua attività il governo nazionale a trazione M5s, il “Conte 2”, che ha solo cambiato la casella del principale alleato, sostituendo la Lega di Salvini con il Pd di Zingaretti. Senza che effetti davvero importanti siano stati conseguiti. Anzi, a vedere il comportamento del leader del Carroccio, soprattutto l’attenzione mediatica che ovunque lo segue, pare che proprio nulla di nuovo sia successo. D’altronde, la repressione del dissenso è rimasta inalterata come il famigerato Decreto sicurezza, partorito dalla mente dell’ex ministro dell’Interno. Pienamente in vigore, grazie alla dichiarazione di fedeltà assoluta da parte dei pentastellati nei confronti di un provvedimento che rappresenta un’offesa alla democrazia occidentale, da loro stessi voluto. 

C’è poco altro da aggiungere. Siamo messi male e giustamente le classifiche europee, in ogni settore della vita associata, fotografano la realtà di un Paese che dalla crisi è passato direttamente al declino inesorabile. 

Di pari passo con un’economia devastata c’è una condizione culturale che ricorda gli anni immediatamente precedenti alla seconda guerra mondiale. L’azzeramento del pensiero critico, l’incipiente desertificazione culturale che hanno preso le nostre terre, costituiscono la conseguenza, più evidente ancora della mancanza di investimenti e di infrastrutture, dell’idea distorta di sviluppo affermatasi in Italia e nel Meridione. 

Dinanzi al vuoto pneumatico che ci circonda, si profila un futuro di ulteriori sofferenze. Perché la tendenza dominante, purtroppo, è quella incarnata dal Movimento di Grillo e Casaleggio: quelli che hanno contribuito a generare il riflusso indiscriminato delle ideologie politiche, nascondendosi dietro il vago pronunciamento né di destra né di sinistra. Finendo per diventare il porto franco di populisti e qualunquisti, ce l’hanno fatta ad assaporare il potere, ma hanno dimostrato le loro acclarate incompetenze, da governanti improvvisati. Dall’altro, s’è registrata una sempre più pericolosa ascesa del sovranismo populista delle Destre, neofascisti compresi. Mentre, all’opposto, la sinistra, avvinta dall’equivoco del Partito democratico, insieme a quelli che una volta erano più oltranzisti (Leu e sigle varie), pur avendo guadagnato, malgrado la sconfitta alle politiche, responsabilità nell’esecutivo con i Cinquestelle, non riesce a convincere. Pare condannato ad un ruolo esclusivamente accessorio e non determinante. 

Ecco quindi i timori diffusi rispetto al prossimo appuntamento con le urne. Non solo per il Covid-19. Qui in Campania, nonostante il Pd denoti la stessa mancanza d’identità che dimostra a livello nazionale, non ci dovrebbero essere problemi per Vincenzo De Luca, al momento facile vincitore sull’avversario della Destra, Stefano Caldoro, inviso agli stessi elettori salviniani o meloniani. 

Restano dubbi e perplessità per l’ennesima frantumazione del fronte antagonista (da una parte Potere al popolo, dall’altra il Prc ed affini), incapace di fare sintesi ed unificare le varie anime intono ad un progetto comune di rifondazione dell’essere di sinistra nel 2020. La questione, in questo caso, non è politica ma essenzialmente ideologico-culturale, nell’impossibilità di inserirsi efficacemente dentro gli scenari di disagio e sofferenza dell’odierna società del capitalismo avanzato.