C’è una dimensione a pensarci bene un po’ terrificante della condizione esistenziale in cui ci ha gettato l’emergenza coronavirus. Alludiamo all’obbligo della mascherina, e magari anche dei guanti, imposto dalla pandemia. Qualsiasi nostro movimento deve essere accompagnato dall’immancabile dispositivo di protezione, da tutti o quasi indossato nelle fogge più diverse e da qualche tempo anche dalle tinte più varie. Del resto, la stessa pubblicità in rete ne propina di tutti i tipi e prezzi.
Lo scomodo strumento, utilizzato in genere in ambito medico-ospedaliero, è infatti piombato nelle nostre vite come un mezzo essenziale per rendere più sicuri i nostri spostamenti, le nostre stesse relazioni con l’altro, distanziate di almeno un metro, se non si vuole restare nell’isolamento delle nostre case o di altre desolate collocazioni. Ma lo stato di eccezione, prodotto dall’emergenza e dal pericolo del contagio, stenta a convincere della necessità dell’immane sacrificio di fare di un oggetto di tessuto multistrato, quello che rende lecito pure la sua autoproduzione senza acquistarlo in farmacia, un’autentica irrinunciabile protesi del nostro volto, facendo attenzione a coprirsi naso, bocca e mento.
Eppure, il Ministero della Salute ha subito cominciato a diffondere spot radiofonici e televisivi sulle virtù delle mascherine, sostituendo il loop delle istruzioni per lavarsi di frequente e correttamente le mani, con le indicazioni utili nell’indossarle, sempre a debita distanza e badando all’igiene personale.
E dire che, intorno ai dispositivi di protezione, si sono immediatamente scatenate le polemiche e alcune consistenti inchieste giudiziarie. Non si contano, infatti, gli annunci, da parte della task-force che sta governando l’emergenza, del prossimo arrivo in tutti gli esercizi commerciali, farmacie e non solo, delle ormai famose mascherine chirurgiche a cinquanta centesimi. Con numeri di diffusione via via saliti a decine di migliaia. Il fabbisogno di mascherine, sarà importante ricordarlo, dovrebbe essere per la popolazione italiana di diversi milioni al giorno. Perché, altro fatto da non dimenticare, le “chirurgiche” sono di uso limitato nel tempo, pressoché monouso, quindi necessitano di continui ricambi. Ma al momento, malgrado le incerte rassicurazioni di commissari vari, il loro arrivo è stato dapprima bloccato dalle solite questioni burocratiche e poi rinviato alla settimana prossima, quando la maggior parte della popolazione ha già provveduto autonomamente. E la Regione Campania ha inviato qui due dispositivi per famiglia.
Sempre restando il principio che se sessanta milioni di persone vengono obbligate ad utilizzare uno strumento salvifico, oltremodo essenziale alla salvaguardia della salute individuale e pubblica, uno si aspetterebbe di aver accesso gratuitamente al bene necessario, ci chiediamo che progetto di vita il governo tecnico-politico-epidemiologo ha pensato per noi nei prossimi mesi.
Dato per certo che il Covid-19 non si autosvaporerà, ma continuerà ad aleggiare sulle nostre esistenze almeno fino a quando non sarà neutralizzato da un vaccino, allora si presenta il problema non da poco di dover affrontare l’estate, torrida come da previsioni, bardati e soprattutto mascherati, sotto il sole e l’afa della stagione in arrivo. Parallelamente, coi poveri cristi così combinati, si pretende che si vada in vacanza, nelle stazioni balneari, sulle spiagge formato anti-epidemia, o in montagna (sembra che sia la scelta più adatta), col tessuto multistrato a coprire la faccia, oppure, non si sa come, senza protezione in luoghi circoscritti e sanificati.
Senza che nessuno ci venga in aiuto, a consigliare il metodo più agevole per conciliare esigenze di sicurezza ed esigenze di vacanza senza pensieri.
Intanto, qui, le bande di adolescenti ed i gruppi di adolescenti più avanti cogli anni stanno interpretando in modo molto personale la cosiddetta “fase 2”, proclamata dal premier Conte. Non rispettano il distanziamento sociale, né il divieto di assembramenti, in buona parte tengono la mascherina sotto e non sopra il mento, toccandosi e abbracciandosi come niente fosse. Tanto che l’impressione generale, supportata dall’osservazione del comportamento anche degli anziani, è che le mascherine siano non più uno strumento sanitario ma un semplice accessorio del proprio abbigliamento, meglio ancora se in tinta con il resto dei vestiti.
Inviato da: carlopicone1960
il 01/07/2012 alle 12:48