Sareste disposti a barattare la libertà personale con la sicurezza della vostra salute? Il controllo totale sulle vostre vite in cambio della protezione dal virus letale che si aggira senza trovare ostacoli per il mondo? Tra le date della fine del Lockdown che si inseguono nell’incertezza: ancora dieci giorni oppure un mese, tutto dipenderà dalla virulenza della diffusione dell’epidemia a cui non si riesce a venire a capo; maggio o dopo la prossima estate, o forse mai, perché, nell’alternarsi di previsioni autorevoli e decreti in costante aggiornamento, si insinua, addirittura, l’ipotesi di una convivenza di anni con il virus assassino.
Resta il dilemma tra libertà individuale e salute pubblica. Esso si ripropone dopo aver compiuto i primi passi con la fondazione stessa dello Stato moderno, meglio ancora nella versione autoritaria hobbesiana. Oggi che le dimensioni del controllo sono dettate dai nuovi dispositivi tecnologici che si sono imposti nelle nostre vite.
Accade così che un paese assolutamente all’avanguardia, che esporta tecnologia in tutto il mondo (smartphone e pc), come la Corea del Sud, un regime democratico e filoccidentale, ha attuato il sistema più efficace di contrasto alla diffusione del Covid-19, trasformandosi in uno Stato che controlla capillarmente la popolazione geolocalizzandola e monitorandone i movimenti, sottoponendola in maniera diffusa a tamponi e intervenendo rapidamente sui risultati dei test, secondo una procedura standardizzata.
Ma tutto ciò è plausibile in una democrazia liberale? Certo le costituzioni, non ultima quella italiana, prevedono lo stato di necessità, lo stato di emergenza, la sospensione dei diritti in casi particolari. Come quello in cui siamo precipitati. Ma in maniera temporanea. C’è però qualcuno che approfitta della situazione per assumere i pieni poteri, durante la generale sospensione delle libertà, come Orban, uomo forte dell’Ungheria, che, come altri leader autoritari in giro per il mondo, dietro i propositi di lottare efficacemente contro il virus, invece dell’adeguata risposta sanitaria, aggrediscono lo stato di diritto rafforzando la propria dittatura.
La limitazione dei principi democratici, aspetto negativo dell’emergenza globale, è comunque trasversale, con il ricorso generalizzato degli eserciti a presenziare le strade ed altri provvedimenti di guerra per combattere la pandemia come, ad esempio, il coprifuoco dalle sei del pomeriggio fino al mattino successivo ordinato in Serbia e Slovenia, o la vigilanza armata in Filippine.
Inviato da: carlopicone1960
il 01/07/2012 alle 12:48