Creato da ponte.mammolo il 07/10/2008
PONTE MAMMOLO
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Post n°961 pubblicato il 03 Marzo 2011 da ponte.mammolo
Rientrerà domani mattina in Italia la salma di Massimo Ranzani, il tenente degli alpini ucciso ieri in Afghanistan in un attentato. Lo ha comunicato il governo durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. L'arrivo del feretro a Ciampino è atteso intorno alle 9.30. I funerali saranno invece giovedì alle 10 alla basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. Il governo intanto riferirà domani alle 12 alla Camera sull'accaduto. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. A fare le comunicazioni dovrebbe essere, ma ancora non è stato confermato, il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Nelle ultime ore hanno preso forza le posizioni, anche nella maggioranza, di chi chiede il rientro dei militari italiani dalla missione. Lo stesso premier Berlusconi, ricevuta la notizia dell'ennesimo lutto, ha chiesto "se ne valga ancora la pena". |
Post n°960 pubblicato il 03 Marzo 2011 da ponte.mammolo
Sarebbero stati trasferiti in un carcere segreto di Teheran i due leader dell’opposizione iraniana, Mehdi Karroubi e Mir-Hossein Mousavi, scomparsi misteriosamente giovedì mentre si trovavano agli arresti domiciliari. E' quanto ha rivelato il sito d’intelligence israeliano Debka, citando fonti iraniane anonime, secondo cui Karroubi e Mousavi sarebbero stati rinchiusi nella prigione di Parchin, che è sotto il controllo del ministero della Difesa iraniano. Stando a quanto riferisce Debka, i due leader riformisti giovedì notte sono stati prelevati dalle loro abitazioni a Teheran, picchiati, nascosti in dei grandi sacchi e poi trasferiti nel carcere a bordo di blindati della polizia. L’istituto penitenziario di Parchin è uno dei più famigerati della Repubblica Islamica. Secondo il sito israeliano, infatti, raramente i detenuti che vi sono rinchiusi vengono poi rimessi in libertà. |
Post n°959 pubblicato il 03 Marzo 2011 da ponte.mammolo
Ennesima vittima italiana in Afghanistan. Un militare italiano, il tenente 37enne Massimo Ranzani (nella foto), è rimasto ucciso questa mattina in seguito all'esplosione di un ordigno improvvisato (Ied). Altri quattro soldati italiani sono rimasti gravemente feriti, ma nessuno di loro sarebbe in pericolo di vita. La tragedia è avvenuta nell'ovest del Paese: l'ordigno ha colpito un veicolo blindato Lince - il terzo di una colonna formata da tredici mezzi - della Task Force Center nei pressi di Shindad, a circa 25 chilometri a nord della città. I militari sono stati evacuati presso l’ospedale militare (Role 2) della base "Shaft" di Shindand, sede del comando della Task Force Centre. I talebani hanno rivendicato, con un messaggio sul web, la paternità dell'attentato. Secondo le prime informazioni, i cinque soldati facevano parte del quinto Reggimento Alpini. La pattuglia rientrava da un'operazione di assistenza medica alla popolazione locale. Una nota dello Stato maggiore della Difesa ha spiegato che l'attentato è avvenuto alle 12:45 ore locali. VIVEVA A ROVIGO - Ranzani è la 37esima vittima italiana in Afghanistan: prima dell'attacco di lunedì, l'ultimo militare a perdere la vita nella missione era stato il caporal maggiore Luca Sanna, ucciso il 19 gennaio da un infiltrato nell'avamposto di Bala Murghab. Massimo Ranzani viveva con i genitori a Santa Maria Maddalena, frazione di Occhiobello, in provincia di Rovigo. "Massimo era una persona buona, altruista, coraggiosa, sempre pronto per gli altri. Gli piaceva il suo lavoro, amava farlo, purtroppo è capitato a lui - ha dichiarato Erica Rizzi, cugina del militare caduto - Lui doveva tornare il 16 aprile ed era in Afghanistan da dicembre. Voleva sistemarsi, voleva mettere su famiglia, purtroppo non ce l'ha fatta, mi dispiace sia successo e ora chiedo un pò di rispetto per il dolore dei miei zii". PROCURA DI ROMA APRE INCHIESTA - La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sull'attentato. L’indagine è stata affidata ai sostituti Giancarlo Amato e Francesco Scavo e, al momento, viene ipotizzato il reato di attentato con finalità di terrorismo. LA SOLIDARIETA' DEL QUIRINALE - Cordoglio ai parenti di Ranzani è giunto dai membri del governo e da esponenti di tutte le coalizioni. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia dell'attentato, ha diffuso una nota ufficiale in cui esprime "i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari del caduto e un affettuoso augurio ai militari feriti". BERLUSCONI: "E' UN CALVARIO" - Giunge anche un commento da parte del premier Silvio Berlusconi: "Ogni giorno ha la sua pena - dice - ho ricevuto questa brutta notizia del coinvolgimento di nostri mezzi in Afghanistan, uno dei quali saltato in aria su un ordigno molto potente. Purtroppo è morto un militare, un tenente di 37 anni, ed altri quattro sono rimasti feriti, di cui - sottolinea Berlusconi - tre purtroppo in maniera grave. E’ un calvario. Speriamo che questo sacrificio serva perchè ogni volta - conclude - si rinnova il dolore. Sono cose che ti prendono il cuore". LA RUSSA: "DOLORE, MA LA MISSIONE PROSEGUE" - "Mi inchino davanti alla memoria di questo ragazzo, che va ad aggiungersi dolorsamente a una lista che è troppo lunga, una lista che non possiamo e non vogliamo dimenticare", ha affermato un commosso Ignazio La Russa, ministro della Difesa. Ma la posizione italiana sull'Afghanistan non cambia, prosegue La Russa, e non va nemmeno discussa: "Ci sono i modi e i momenti per farlo. La linea non cambia di fronte a un evento luttuoso. Le scelte si fanno a prescindere da questo, tenendo certo conto anche del sacrificio che certe scelte comportano". Il ministro ha spiegato che i cinque militari coinvolti nell'attentato erano a bordo di un veicolo situato in una colonna formata complessivamente da "13 mezzi italiani, compresa un'ambulanza. La vittima si trovava nel terzo Lince della colonna". Il mezzo è stato quindi colpito dall'esplosione di un ordigno rudimentale. Secondo La Russa, uno dei quattro commilitoni feriti ha riportato una ferita grave alla gamba ma non sarebbe in pericolo di vita. |
Post n°958 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ponte.mammolo
Minacciavano Papa Benedetto XVI e il giornalista Magdi Cristiano Allam. A Brescia la polizia ha arrestato sei cittadini del Marocco, legati al movimento fondamentalista islamico Adl Wal Ihsane (Giustizia e Carità). Cinque dei fermati sono stati relegati agli arresti domiciliari, mentre il sesto è in custodia cautelare in carcere. I marocchini, tutti residenti nel bresciano, sono accusati di aver costituito una cellula che aveva come obiettivo l'incitamento alla discriminazione e all'odio razziale e religioso, alla violenza e alla jihad (la guerra santa) nei confronti di cristiani ed ebrei. In un documento sequestrato ai sei, c'è anche il resoconto manoscritto di una riunione: nel testo si legge che il Santo Padre sarebbe il responsabile della conversione al cattolicesimo di Allam e per questo entrambi dovevano essere puniti. L'INCHIESTA - L'avvio delle indagini che hanno portato agli arresti risale a più di un anno fa. Nell'inchiesta è stato documentato come i soggetti finiti in manette avessero creato una struttura segreta e all'interno della quale i figli degli affiliati venivano educati all'odio verso cultura e costumi occidentali, nonché di tutte le religioni differenti da quella islamica. Il gruppo non si faceva scrupoli ad utilizzare violenza sia fisica sia psicologica. |
Post n°957 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ponte.mammolo
ma, 25 feb. - (Adnkronos) - Il Lazio, se necessario, e' pronto a fare la sua parte per affrontare l'eventuale emergenza profughi in Italia. L'apertura e' arrivata dal governatore Renata Polverini: durante la Giunta regionale che si e' riunita oggi, e' stato attivato un gruppo di lavoro, che fara' capo agli assessorati alla Salute e alle Politiche sociali, a disposizione per eventuali emergenze. Non solo. La Polverini ha ricordato infatti che e' a disposizione anche l'unita' dell'ospedale San Camillo specializzata nel trattamento delle patologie dei migranti. Quanto alla disponibilita' di alloggi per l'eventuale arrivo di profughi, il governatore del Lazio ha precisato che il gruppo di lavoro effettuera' un monitoraggio per verificare l'effettiva disponibilita' del territorio, ribadendo che la regione resta a disposizione. |
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