PASSIONEROSSONERA

goleada a SAN SIRO


22/9/2008 (8:33) La grande abbuffata rossonera GOLEADA A SAM SIRO Milan scacciacrisi: quattro gol alla Lazio. Gattuso leader, Ronaldinho solo nel finale GUGLIELMO BUCCHERI, INVIATO A MILANO Il pallone d’oro, stavolta, è quello che abbandona lo scarpino destro di Gianluca Zambrotta per terminare la corsa nell’angolo dove Carrizo non può arrivare. Trentaquattro metri il percorso per spezzare l’inerzia di una sfida che, fino a quel momento, vedeva Milan e Lazio vivere sugli acuti di Seedorf e Zarate e in equilibrio in fatto di errori (le due difese) e fantasia (nei due attacchi). La rete di Zambrotta segna lo spartiacque della notte di San Siro e, si augura il popolo rossonero, di una stagione milanista cominciata fra i tremori. Il Milan si riscopre squadra che abbaglia e lo fa mandando a segno tutte le sue stelle o quasi. Così, fra i flash del successo sulla Lazio c’è gloria per Pato (da applausi il suo tuffo di testa) e Kakà (suo il colpo da biliardo a far perdere la bussola a San Siro), ma, sebbene lontano dalla porta, fra le immagini della festa rossonera devono trovare spazio i chilometri divorati da Gattuso, l’uomo d’ordine che è mancato ad Ancelotti e che, ieri sera, ha restituito antiche certezze alla causa. È lui, il campione del mondo calabrese, a guidare i compagni attraverso una sfida non facile nonostante quello che dica il verdetto finale. Una fatica, quella di Gattuso, costruita in una zona di campo con la quale i fuoriserie rossoneri non hanno, e non possono, avere confidenza. Dei tre Palloni d’oro nella rosa di Ancelotti, due, Sheva e Ronaldinho, restano ai margini, il primo in panchina fino al sipario, il brasiliano nella contesa solo negli ultimi 20 minuti, giusto in tempo per colpire la traversa con una parabola velenosa. Tutti in cerchio e palla in mezzo. Il prologo rossonero all’esame della verità comincia fin dai minuti consacrati al riscaldamento: la truppa milanista si muove come in parata con i guantoni di Abbiati presi di mira. In tribuna si accomoda Berlusconi, si alza il sipario. La Lazio si presenta sul prato di San Siro in divisa gialla con i calzettoni a strisce nere, ma, soprattutto, senza paura. «In notti come queste serve coraggio», è la sentenza di Delio Rossi, un comandamento seguito alla lettera da Zarate e soci. L’avvio è un flipper, capovolgimenti di fronte e area di rigore come traguardo spinge le due contendenti ad incrociare i tacchetti senza il freno a mano tirato. Là in mezzo è uno spettacolo misurare la forza d’urto: Gattuso è un muro di gomma su cui vanno a sbattere a più riprese Matuzalem, Ledesma, Mauri e Pandev. Ancelotti ha disegnato il «rombo» dove Kakà è il vertice alto e Seedorf ed Ambrosini i collanti fra linea d’attacco e centrocampo. I biancocelesti (o, meglio, gialloneri) si affidano all’estro del piccolo genio argentino Zarate con Mauri nel ruolo di guastatore e una mediana costruita per offendere. Il fischio d’inizio del signor Rizzoli si accompagna ai primi assalti rossoneri. Pato e Borriello si scambiano posizione per far venire le vertigini alla retroguardia laziale, Ancelotti si accende, sbuffa, sbraita fino al salto di gioia quando Seedorf si presenta nel cuore dell’area laziale e beffa Carrizo con un tracciante sotto la traversa (l’olandese può sfruttare un rimpallo fortunoso sul petto di Ledesma che lo libera a due passi dalla porta). Il Milan ritrova in un colpo solo gambe e velocità, ma non gli equilibri in un settore, la difesa, che presto finisce in balia delle trame della truppa di Delio Rossi che prima mette i brividi ad Abbiati con incursioni in serie, poi si rimette in linea di galleggiamento con il quarto acuto in campionato di Zarate (Pandev taglia il campo, l’argentino fa passare la palla sotto il corpo di Abbiati). San Siro trattiene il fiato, Ancelotti è inquieto, le telecamere inquadrano i volti poco sorridenti di Berlusconi e Galliani nelle poltroncine d’onore, ma a spezzare l’incantesimo alla rovescia è una saetta da 34 metri di Zambrotta che termina la propria corsa là dove Carrizo non può arrivare. La ripresa si apre con la giostra rossonera che gira nel verso giusto. Pato sale in quota e supera Carrizo (4’), Kakà si regala una traiettoria come ai bei tempi (15’) e la sfida va in archivio con la Lazio alle corde e San Siro che urla la sua gioia. Il Milan può ripartire, fra Palloni d’oro e fuoriserie è la grinta di Gattuso a salire in cattedra. Insieme con qualche brivido postumo: «La mano gli è di nuovo gonfiata», annota laconico Galliani. Già, la mano operata dopo l’infortunio in Nazionale