PASSIONEROSSONERA

Uefa, Il Milan resuscita Sheva


Zurigo - Una resurrezione alla volta. Nel derby toccò a Ronaldinho, schierato allo scopo dichiarato di mandare sottosopra l'Inter e il mondo calcistico di Mourinho. A Zurigo, al cospetto di un rivale meno dotato d'accordo, tocca a Shevchenko timbrare il cartellino e far sapere ai suoi che il vecchio bomber sta tornando. Non sappiano ancora se ai livelli noti ma di certo sopra le performances di Londra che furono scadentissime. Il sigillo del Letzigrund non è un granchè sul piano della bellezza estetica o della difficoltà: Ronaldinho gli serve una palletta che l'ucraino può, dolcemente, far scivolare sotto le gambe di Leoni. Ma conta l'evento non certo le modalità. Anche perché il penultimo gol in maglia rossonera, consultati gli archivi, è datato 4 aprile del 2006, Milan-Lione, 3 a 1, quarti di finale di Champions league, due anni e mezzo prima. Nel calcio sono una eternità, a volte. Shevchenko inchiodò il risultato finale andando a caccia di un pallone rispedito al portiere e intercettato. Poi si congedò con la scusa dell'inglese da riservare al figlio. Shevchenko e il Milan ricominciano la caccia alla Champions proprio da qui, a Zurigo, in coppa Uefa, passando il primo turno e preparandosi al girone, secondo passaggio. Gol a parte, già sfiorato in apertura, su assist di Seedorf (e respinta secca del portiere locale), Sheva è in evidente ripresa. «Ho bisogno di due mesi per tornare quello di un tempo», fu il suo pronostico di qualche giorno fa. Forse è in anticipo sui suoi stessi calcoli. Deve lo squillo numero 174 della carriera rossonera a Ronaldinho col quale comincia solo da qualche tempo a dialogare. Si nota al volo la mancanza di abitudine a dialogare, i due non si conoscono, si devono studiare. Tutti gli altri, Seedorf e poi Kakà, invece, lo cercano ripetutamente. E in modo costante, quasi volessero regalargli una serata felice. Sembra un quadretto da libro Cuore. È forse la spiegazione più convincente del suo ritorno a casa. Ha ragione Mourinho: al Milan recupera qualcosa in più. E a fine gara, il Cavaliere chiama Galliani: «Abbraccia tutti, in particolare Sheva», la gratificazione più attesa. Se Sheva rappresenta la nota lieta, Kaladze invece incarna i tormenti del Milan, riuscito nell'occasione a non prendere gol, quasi un avvenimento rispetto ai precedenti in materia, amichevoli comprese. L'infortunio toccato al georgiano preoccupa tutto lo staff e in modo particolare Ancelotti per domenica sera, l'appuntamento di Cagliari. «Qualcosa si è rotto» la sua confessione a caldo a uno dei colleghi bordo campisti impegnati nella telecronaca. In difesa si concentrano i maggiori guai: Nesta è fermo ai box, Senderos acquistato per l'emergenza, idem, bisogna chiedere a Maldini uno sforzo sovrumano, tre partite in sette giorni per non schierare un ragazzino alle prime armi, tipo Darmian. Da Zurigo, allora, torna a casa il Milan con qualche cerotto e con la convinzione che qualcosa si muove, dietro le quinte dello spogliatoio. Per esempio Emerson si lascia apprezzare per una serata piena di grande attivismo. Quando arrivò dal Real Madrid, si portò dietro un grave problema alla gamba, risolto chirurgicamente nell'estate scorsa. Ora è ancora un calciatore, e alla sua età, integro, può dare un contributo che Ancelotti immagina ancora prezioso specie nell'attesa del recupero di Pirlo destinato a restare fuori fino a novembre, secondo le previsioni più attendibili. Applausi a Sheva, allora, encomio quasi solenne per Emerson e poi la solita segnalazione per Seedorf che continua a sfornare esibizioni d'alta scuola, ovunque lo si schieri, a centrocampo oppure dietro le punte. Finchè continua così, come si fa a metterlo da parte?