STURM und DRANG

CICATRICI


Mi piace pensare che ci sia qualcosa che possa durare in eterno, qualcosa come i diamanti. Le cicatrici ad esempio. Ce le portiamo dietro per tutta una vita. Sono sempre con noi a ricordarci qualcosa, un fatto, un oggetto, un preciso momento che abbiamo vissuto. Io ho un enorme cicatrice. Un tatuaggio sul fondoschiena. Quel lontano febbraio 2003 ho voluto imprimere per sempre sulla mia pelle i graffi dell'anima. Il disegno di per se è insignificante, forse la Guernica di Picasso sarebbe stata più appropriata certo a rappresentare la guerra che avevo dentro. E' strano che qualcosa di così sensuale alla vista altrui, un disegno tribale piantato proprio sotto quei due buchini infondo alla schiena, sia per me il ricordo di emozioni crude e taglienti. Seduta sul lettino me ne stavo in silenzio, con le mani in bocca gonfie, rosicate dal dolore. Soddisfatta mentre l'ago scriveva sulla mia pelle. Tutto quello che avevo tenuto dentro per anni finalmente era visibile a tutti. E quel giorno ho voltato pagina. Improvvisamente. Mettendo un punto sulle debolezze, sulle paure. E oggi è lì, fermo. Passa inosservato pure davanti ad uno specchio. Ma c'è. Una cicatrice che se rovisto bene tra i ricordi è pure dentro di me, lontanissima. La bulimia che mi ha tenuto compagnia per quattro lunghi anni. La convinzione di sentirmi inadeguata, trasparente, invisibile. Una personalità troppo forte per accettare qualsiasi tipo d'aiuto dall'esterno. Sentirmi affondare e trovarmi intrappolata in un corpo che non piace. Era un'altra me quella che correva per ore con le cuffiette nelle orecchie piangendo e cercando di perdere tutte le calorie immagazzinate durante il pranzo. Una sola mela verde, dura e aspra. E poi colmare la solitudine con un 'intera busta di biscotti, spingendoli giù per la gola. Disgusto. Pena. Morire senza che nessuno potesse vedere il male che avevo dentro. Diete assurde, salire sulla bilancia anche dieci volte al giorno, vestiti tenuti su con le spille da balia e poi Ingrassare, jeans che tirano, tutto da capo di nuovo. Decisamente un'altra me. L'amore impossibile. L'amore oltre il collaudato amore. E cercare di reprimere i sentimenti, le novità, il cuore che batte e fa un rumore assordante quando lui è nei paraggi. Sapendo di sbagliare ma non riuscire a fermarmi. E quella sera, seduta sulle sue gambe. Una data palindroma per ricordare l'evento. Tradire le aspettative. Tradire la fiducia. Tradire la libertà donata. Sporca, falsa, troia. Baciandoci per ore fino a consumarci le labbra, stretti, dopo mesi e mesi di lontananza. E svegliarmi col sorriso che passa le orecchie, canticchiare passando l'aspirapolvere. La felicità che dura quanto un battito d'ali. E piangere e disperarmi, correndo dietro ad un fantoccio, ad un ideale, a quello che avrei voluto ma che non avevo.Il mio tatuaggio. Per magia la pagina nera voltata senza che io me ne accorgessi. Miracolata. Una vita che ricomincia da zero. Ciò che aveva perso il suo sapore ritrova un affascinante gusto. Aprire gli occhi e riscoprirmi viva più di prima. Umana. Una nuova me che ancora in parte è qui che sta scrivendo. Rimasta appesa ora come allora all'imperante teoria del chiodo schiaccia chiodo.Per fortuna le cicatrici a ricordarci quanta strada abbiamo fatto, quanto corre il tempo e quanto la vita ci cambi. Quel che sembrava logico è ora obsoleto. Le cicatrici che ci ricordano quello che avremmo voluto dimenticare, quello che tra dieci anni ci sembrerà quasi appartenuto a qualcun altro.Colonna sonora: REDEMPTION SONG - Bob Marley