Un posto all'ombra

Mandragore e innesti


Questo articolo è uscito nel n.69 della rivista "graphie" in occasione della mostra itinerante di Marisa Zattini "di-segni - o dell'indole della Res". MANDRAGORE E INNESTILa mandragora, magica radice, panacea di ogni male, non si può acquisire sventatamente. C'è in essa il grido della pazzia, va raccolta con cautela, maneggiata con le "dita medicinali", pollice e medio, distillata con sapienza.La mandragora è viva, metafora di un'esistenza che si nasconde lasciando fuori un ciuffo di foglie spampanate e un fiore illusorio, perché quello che conta veramente è la radice nascosta, la potenza segreta che solo i sapienti, e non senza fatica, potranno acquisire.Ma sarà poi veramente così? Perché per gli uomini tutto è umano e la nostra mente è predisposta a vedere volti nelle rocce, forme nelle nuvole e storie nelle stelle. Allora con poco stupore dalla radice germina la coscienza, e dall'animale la pianta e dalla pianta l'umano. In fondo la scienza, che così puntigliosamente e giustamente ha sempre cercato di classificare il mondo, non ci sta dicendo altro che questo: siamo fatti degli stessi atomi che bruciano negli infiniti soli, della stessa polvere che vaga smarrita per il vuoto siderale. Siamo fatti delle stesse sostanze che formano l'universo e vita e non vita sono solo stadi momentanei della nostra esistenza potenzialmente immortale.Allora anche le antiche metamorfosi ovidiane tornano ad avere un senso e la mirra piange lacrime profumate e l'alloro tende le sue dita al cielo e zanne di lupo crescono in un volto di uomo. Fusti e foglie gemmano la loro vitale energia da animali e uomini. E la mandragora grida e col suo grido ci ricorda quanto siamo fragili e quanto siamo potenti; quanto al positivo della ragione si contrapponga sempre il negativo, la lastra impressa dall'istinto: carta bianca e nero acciaio, maschio e femmina, c'è sempre un'altra dimensione, un'altra realtà da cogliere guardando "attraverso lo specchio".Lo spettatore è invitato,come Alice, a ricordarsi che dentro i gesti quotidiani più banali - cogliere un fiore, lasciarlo cadere - c'è sempre una storia.