Un posto all'ombra

GLI DEI NON CHIEDONO


GLI DEI NON CHIEDONO(Dafne) Gli dei non chiedono, prendono.Gli dei non amano, possiedono.Se sei la fortunata prescelta di un dio il tuo destino sarà glorioso e tragico, poiché la tragedia è inscindibile dalla gloria. Era bellissimo il dio dall'arco d'argento. Il più bello degli dei, il più splendente, il più radioso.Lui è il sogno di tutte le donne e cos'è in fondo una ninfa se non una donna?Allora perché... perché lei vuole fuggire? Perché lei non cede docile al tocco di un dio tanto potente?Apollo non lo sa. Non pensa neppure per un attimo che quella fanciulla di cui si è perdutamente invaghito, proprio lei, abbia deciso di respingerlo. Non si dice di no ad un dio. Ciò che non doma con la bellezza il dio lo prende con la forza.Apollo non ha la pazienza mimetica di Zeus o la prestante sicurezza di Ares. Lui sa di essere irresistibile.Ma la ninfa riottosa non cede e fugge e per un momento il dio si delizia di quel nuovo gioco e la sua risata si sparpaglia fra le nuvole bianche. Lei fugge e lui la insegue trattenendo un po' il proprio impeto, per prolungare quel piacere sottile della caccia alla preda che, lo sa, non potrà sfuggirgli.Ed è allora che accade qualcosa di imprevisto, qualcosa che il dio non si sarebbe mai aspettato. In un attimo quella pelle così bianca e setosa diventa una grigia e dura scorza; in un attimo le dita protese diventano foglie, le gambe si irrigidiscono in un tronco diritto, le punte dei capelli si mutano in rametti pungenti.Non c'è più la bella, morbida ninfa, ma un albero austero, forte di radici e amaro di profumo, dalle belle foglie lucenti di un verde mai visto, lenta linfa scorre dove prima ardeva veloce il sangue. Ora, Dafne, pensi i tuoi pensieri di albero, e nella quiete del giorno solo rari canti di uccelli e cicale ti fanno compagnia. Lui ha staccato un ramo e se ne è incoronato. Ha scordato presto la breve delusione. Il mondo è così pieno di ninfe, di dee e di donne che saranno felici di avere per amante un dio.Ma tu, fanciulla che eri acqua argentina, ora sei immobile albero. Non tornerai mai più a scorrere. Sono le tue radici che affondano nella terra scura a richiamare l'acqua che ti tiene in vita. Il sole che irrompe all'alba da dietro le montagne ti accarezza le cime. Ogni tanto qualcuno raccoglie una foglia e tu sanguini linfa verde e parole che non dirai mai più. Vivi, Dafne. Continua a vivere. Un albero ha gioie più discrete: la carezza leggera della pioggia, il soffio di un vento gentile, un tocco di sole. Ha dolori diversi, più lievi. Non è cattiva la vita di un albero. Non ha più bisogno di parole fraintese, di corse affannose. Qualche volta è meglio avere radici che gambe.Qualche volta è meglio il silenzio.   NOTA: dedico questo racconto a tutte le donne che subiscono ogni giorno forme di violenza. La violenza lascia un segno indelebile, dalla violenza non si torna indietro. Ritrovare sé stessi è un percorso lunghissimo, dopo. Qualcuna subisce violenza due volte, perché additata dal mondo come complice e provocatrice della violenza. A qualcuna non è neppure concesso provare, perché è morta...