Un posto all'ombra

IL CUORE DI TENEBRE DI NOTRE DAME


Notre Dame ha un cuore di tenebre. Ho pensato questo la prima volta che sono entrata nella sua penombra sacra. Un cuore oscuro e malvagio che pulsa, minaccioso, al centro del suo essere, trattenuto eroicamente dai suoi Santi austeri, dalle vetrate che fanno entrare pozze di luce arcobaleno, dalla Vergine in posa provocante. Forse la pensava così anche Hugo quando immaginava il suo mostruoso campanaro aggirarsi nella foresta di pietra delle sue navate, non so.Era un pensiero strano, e lontano nel tempo più di vent'anni, eppure quando ho visto il fuoco divorare la cattedrale e la sua guglia rovinare penosamente al suolo mi è tornata in mente quella prima sensazione curiosa. Se fossimo in un romanzo gotico, o magari in un thriller di Dan Brown, ci sarebbero oscure forze all'opera sulle linee di energia, nell'ora dell'amara sconfitta del bene. Bene che alla fine, teologicamente, vince sempre. Ma non siamo in un romanzo gotico, purtroppo o per fortuna.E così l'idea che sia stato un banale incidente, un'incuria, una fatalità a causare tanta rovina fa ancora più male. Tutte le cose umane sono destinate a finire, ma di alcune non vorremmo mai assistere alla fine. La rovina di Notre Dame non è una vittoria del Diavolo, ma una sconfitta tragicamente umana.E mi vengono in mente i templi giapponesi, ricostruiti ogni cinquant'anni, puntigliosamente uguali, mai gli stessi, come tante navi di Teseo lanciate sul mare del tempo. Come faremo a ricostruire Notre Dame? Abbiamo dato la nostra fiducia alla pietra e all'eterno, ma la pietra non dura e l'eternità è illusione. Forse è arrivato il tempo di riscoprire che tutta la nostra Terra è un luogo sacro. Panta rei... Tutto scorre.