Pozzo dei desideri

Post N° 8


Una dea che imprime la vita su di una  tela immacolata.   Quando mi è stato chiesto di esprimere un pensiero, un’opinione che potesse al meglio descrivere le differenze tra la scrittura al maschile e quella al femminile, sono andata in crisi. Sono una divoratrice di libri e scrivo anch’io ma mai avevo fossilizzato la mia attenzione sulla possibilità che esistesse una effettiva discordanza in merito. Tuttavia, la storia della letteratura ci insegna l’inverso. Ci sottolinea come ci sia un netto contrasto tra i due modi di scrivere, difformità che rimarca la differenza strutturale e spirituale tra i due sessi.Ma quanto è vero ciò? Anche la pittura, la musica, la recitazione sono segnate da questa linea di demarcazione? A tal punto incanalare l’arte, con le sue innumerevoli manifestazioni e sfaccettature ed imprimerle una via o uno scopo ad ogni costo? O addirittura un’identità sessuale?Così ho richiamato il mio pensiero, e aiutato dalla mia coscienza, esso si è spinto indietro, perdendosi nella notte dei tempi, frugando tra le eterne differenze tra uomo e donna. Creature tanto diverse al contempo legate da una medesima materia e da uno spirito distinto che trae origine da una stessa radice. E mi viene in mente il tempo, il più grande nemico dell’uomo che, coadiuvato dalla sapiente attività dell’uomo stesso, sembra esser scorso da sempre per seppellire questa grande realtà. Come fare ad esprimere a parole un qualcosa che ha nella parola stessa la linea del proprio confine? Calore e colore, passione e ardore, costruzione e sedimentazione. Odori, linee, suoni, aromi, e ancora luoghi sconosciuti, paesaggi nuovi e lande infinite. Dove Dea Immaginazione incede lenta, erigendo con dedizione i fondamenti imperituri della propria dimora.Ho preso tutti i libri di autori maschili e altrettanti libri di autrici femminili. Mi sono munita di una tela immacolata e di pennelli. Ho liberato i colori dai propri contenitori e li ho stesi sulla tavolozza, li ho impastati creando infinite tinte ed ho cominciato a stenderli sulla tela.I colori si sono distesi immediatamente attecchendo al perlaceo della tela, creando autonome figure armoniche e calde. Figure di donne hanno cominciato a danzare freneticamente agitando veli dai colori più accesi e fondendo le linee dei propri corpi sinuosi ed arrotondati con i colori dello sfondo. Anime legate alla terra oscillanti ed  esaltatrici della sacralità che da essa promana. Mi è sembrato di percepire l’odore trasudante da quei corpi misto al calore dei fuochi accesi, il ritmo veloce dei tamburi, note arancio e rosse, il suono caldo delle percussioni. Intorno ad esse hanno preso forma, tirate fuori magicamente dall’abile pennello, altrettante figure blu dai contorni sfumati. Immobili come statue quasi come a  contrastare il gioco di colori e luci ed ombre creato dal primo drappello di figure. Un gruppo di agili guerrieri intenti nell’osservazione di ciò che si mostra sotto ai propri occhi, con lance di selce color argento puro illuminate dall’argento della malinconica luna. Ed il mio spirito ha saputo percepire il loro unirsi a quei cori con fermo e passionale convincimento, decantandone la forza e la passione e seguendo al contempo quei passi rosso fuoco. Avanzando lentamente e dolcemente verso quei corpi frementi si sono fusi infine ad essi, dando vita ad una stessa immutabile danza sacra. Senza più differenze.Sì, perché scrivere è un’estasi di parole, suoni e colori. È un ponte di comunicazione tra il proprio mondo personale ed intimo ed il mondo di fuori, incarnato dal lettore. È qualcosa di sacro e profondo, qualcosa che non può contenere un’identità sessuale definita. È qualcosa che va oltre gli stereotipi di cui la società umana ha munito tutti noi. È un mezzo, uno strumento che perdendosi nella coscienza più intima dell’umanità trae la sua identità più pura. Sacralità e musicalità. E ancora elemento cromatico e profano. Ogni cosa e molto di più si mescolano assieme nella meravigliosa arte dello scrivere. Una dea che, illuminando con la luce dell’ispirazione il buio più buio di noi, riesce a trarre da noi quella parte di sacro ben nascosta che auspica ma non sempre osa librarsi in alto per irrompere libera nel firmamento della verità! Una dea che dal nulla crea forme sempre nuove e mutevoli, danzatrici immobili in una dimensione senza tempo e senza spazio. Una dea che ha in sé e fuori di sé il dono dell’eternità, e che si fa essa stessa dono d’eternità per colui che riesce a carpire il suo immutabile ed eterno segreto! edito dalla rivista letteraria"Terza Pagina" della Sovera - Febbraio 2008