Creato da peters80 il 09/05/2010

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la leggenda del botton d'oro o ranuncolo

Post n°15 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da peters80

LA LEGGENDA DEI BOTTON D’ORO

Sopra Pieve di Cadore, sul monte Rico, dove ora ci sono i ruderi di un forte, sorgeva una volta un castello, era un castello con un grande parco e vi abitava un re. Questo re aveva naturalmente una moglie, la regina, ed un figlio, il principe.

Il principe era scapolo e i suoi genitori desideravano disperatamente che si sposasse; gli avevano fatto conoscere tutte le principesse della zona, ma a lui nessuna andava bene.

" Mi sposerò solo per amore, e quando troverò la ragazza giusta." Diceva.

Vicino a Pieve c’è un altro paese, Tai, che ora si trova nella vecchia val del Boite, ma che a quei tempi era nella val del Boite, visto che il fiume non aveva ancora deviato il suo corso. Le ragazze si recavano ogni giorno in un posto chiamato "la Peschiera" dove l’acqua faceva un’ansa e scorreva un po’ meno rapida, a lavare i panni. Anche i giovanotti vi andavano per far la corte alle ragazze. Ce n’era una, Gemma dalle lunghe trecce bionde, che era la più bella. Sembrava davvero una regina quando, col cesto dei panni lavati posato sulla testa ,avanzava ancheggiando. Scendeva al fiume con la sorella Ughetta, carina anche lei, ma che non reggeva il paragone.

Gemma era quasi fidanzata con Armando, un gran bel ragazzo che le altre le invidiavano, perché tutte erano segretamente un po’ innamorate di lui. Quando, dopo aver finito di lavare, si apprestava a tornarsene a casa, lui l’affiancava per tutta la strada e le cingeva la vita con il braccio.( Io trovo che avrebbe fatto meglio a portarle la cesta dei panni ) .

Un giorno in carrozza passarono il re e la regina, seguiti dal principe a cavallo. Armando quella sera non c’era e Gemma e Ughetta avanzavano con la cesta sul capo. Come le vide il principe fermò il cavallo e, indicando Gemma, disse ai suoi genitori che, nel frattempo ,avevano fermato la carrozza: " Io sposerò quella ragazza."

Detto fatto la fece salire sul cavallo e la portò a palazzo reale. La fanciulla fu rivestita di nuovo ed iniziò il periodo del fidanzamento.

Non si può dire che alla reggia non si trovasse bene; bei vestiti, buoni cibi, e poi il principe era anche simpatico. La portava a spasso per il parco che arrivava fino al roccolo di sant’ Elpidio e da lì poteva ammirare il Piave, che scorreva in fondo alla valle, e, di lontano, le Marmarole. Di tanto in tanto scendevano a Pieve dove, alla locanda Tiziano, potevano bersi un succo di mirtilli.

Ma Gemma non era del tutto felice, si rendeva conto dell’enorme fortuna che le era capitata ma, sotto sotto, le serpeggiava una certa inquietudine. Era stata prescelta e questo, sul principio, aveva stuzzicato il suo orgoglio, ma un po’ alla volta aveva cominciato a sentirsi un oggetto senza volontà. Il principe era gentile e simpatico, ma aveva detto subito:" Io sposerò quella ragazza." Dando per scontato che "quella ragazza" fosse d’accordo.

Il giorno delle nozze Gemma fu rivestita di un abito bianco su cui spiccavano dei bottoni d’oro fatti a forma di fiore. Si guardò allo specchio e si vide bellissima, ma la gioia non c’era, si sentiva intrappolata in una gabbia d’oro. Le prese una gran nostalgia del suo mondo, di Armando, che certamente l’amava, delle amiche, della sorella Ughetta. "Chissà come sentiranno la mia mancanza!" pensò. Senza riflettere uscì dalla reggia, scese nelle scuderie, salì su un cavallo e via, al galoppo verso la Peschiera! Era l’ora in cui le ragazze, terminato il bucato, tornavano a casa. Gemma le vide che camminavano altere con la loro cesta sulla testa chiacchierando e ridendo, davanti a tutte c’era sua sorella Ughetta con al fianco Armando, che delicatamente, con un braccio le cingeva la vita.

" Ho contato così poco per loro che mi hanno già dimenticata! –pensò con dolore Gemma –ed io che ho lasciato una reggia!"

L’acqua del fiume scorreva rapida e tumultuosa " Vieni, - sembrava dire – io sono il rimedio per tutti i tuoi mali!"

La ragazza salì sul moletto lì vicino e si gettò tra i flutti. Ma... non morì. Si trovò tutta sporca di fango, ma viva. Era successo che il Boite aveva scelto proprio quel momento per cambiare corso. In quel mentre sopraggiunse a cavallo il principe.

"O mia bella Gemma non te la sentivi di sposarmi? Perdonami, mi rendo conto di aver sbagliato, ho deciso tutto io senza chiedere mai il tuo parere. Non ti ho nemmeno chiesto se mi volevi sposare.!"

Lei scoppiò a piangere e le lacrime le lasciavano righe chiare sulla faccia nera di fango.

Lui l’aveva capita e la trovava ancora bella, nonostante fosse sporca e infangata. Con un groppo alla gola gli chiese: "Vuoi sempre sposarmi, o mio principe?"

"Certo – rispose – se tu mi vuoi, vedrai che saprò farmi amare da te."

Ma lei già lo amava e non solo perché era il principe ,ma anche perché era un uomo che sapeva capirla.

Tornarono alla reggia e celebrarono le nozze con grande pompa.

Dopo la festa una cameriera prese il vestito infangato per ripulirlo e si accorse che mancavano i bottoni d’oro a forma di fiore. Si erano staccati quando Gemma si era buttata nel fango; ma per quanto li cercassero, nessuno riuscì a trovarli.

Da allora ,tutti gli anni a primavera ,alla Peschiera, che ora è una zona umida all’uscita dell’abitato di Tai verso Valle, fioriscono i Botton d’oro, i bei fiori gialli della famiglia delle ranuncolacee, per ricordare la storia della bella Gemma che sposò il principe.

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