Prc Gargnano

Post N° 185


Cari compagni,   il percorso politico e sociale intrapreso anni fa da Rifondazione Comunista e che ha visto l'intero partito impegnato sia nei movimenti che nelle lotte locali, non è stato nè facile e tantomeno indolore. Abbiamo avuto la "fortuna "di avere alla guida del partito ed in particolare nel segretario Fausto Bertinotti, non dei semplici burocrati politici ma una generazione di compagni che hanno saputo dare un senso alla militanza in un momento storico molto particolare come lo è stato il "dopo muro di Berlino". Un gruppo di compagni che ha fatto "crescere" tutti noi, permettendoci di vivere  in prima linea tante affascinanti esperienze, di lotta e di vita,  a cominciare da dove secondo me bisogna ripartire, e cioè dai  Social Forum. Per quel che mi riguarda è stata l'esperienza più entusiasmante che ho visto nascere in tanti anni di militanza, sempre a sinistra e sempre l'estrema. Una continuità con le esperienze più in teressanti vissute con i compagni in Democrazia proletaria. E dico che per noi non è stata indolore perchè l'inizio è coinciso con una scissione, gli stessi che ora rivogliono un partito ingessato e politicamente ininfluente non hanno seguito e quindi non hanno colto il "momento sociale"ed hanno dato vita ai "comnisti italiani". In quel momento si trattava di sganciarsi da una logica di subalternità agli allora DS, al governo antipopolare du D'Alema e compani, a Prodi, per avvicinarsi ad una società di base in fase di maturazione e di organizzazione "dal basso". Voleva dire allora non accorgersi delle mutate condizioni sociali, voleva dire rimanere lontani dai problemi e dalla realtà, voleva dire lottare davanti ai cancelli delle fabbriche vuote, voleva dire non capire e quindi non poter combattere il "dopo muro", vale a dire il trionfo ma anche l'inizio della fine della sua acesa, dell'imperialismo finanziario. Voleva dire, come poi successe ai DS, non capire, qualche anno dopo, Genova, Firenze e Roma con i suoi tre milioni di manifestanti antiguerra ma soprattutto ANTICAPITALISTI. Ecco il valore che può farci ricominciare e che ci ha uniti a tante variegate associazioni in quei anni di contestazione al sistema:l'anticapitalismo. Dopo la fuga dai "governisti cosuttiani", dalle "mummie imbalsamate"che tenevano il partito come fosse una cellula del defunto PCI, il congresso di Rimini sanciva, con una MAGGIORANZA "bulgara"la nuova linea movimentista che ci ha portato, tra mille esperienze, alle recenti batoste elettorali ( le quali però meriterebbero un analisi più approfondita). La partecipazione attiva al Governo Prodi di tre anni fa era auspicata da un numero di persone molto superiore a quello già confortante che diede fiducia al PRC a quelle elezioni politiche. Si veniva dalle più diversificate lotte territoriali, ovunque c'era conflitto c'era Rifondazione in prima linea e l'associazionismo a fianco. Altro che "poltronismo" o svendita del partito, Rifondazione era determinante per la sinistra in ogni parte d'Italia grazie al lavoro quotidiano di tantissimi compagni, anche non necessariamente iscritti al PRC, ma uniti in un progetto, utopistico fin che si vuole, ma tale da liberare tanta giovane energia quanta non si vedeva da lustri: un altro mondo possibile. La vittoria elettorale di Niky Vendola in Puglia non sarebbe mai stata possibile senza il percorso portato avanti da Rifondazione Comunista da Rimini in poi. Così non sarebbero state possibili tante altre eperienze positive su tutto il territorio italiano. E per questo ed altri motivi si è architettato quello che per me è stato un "golpe istituzionale", una trappola per disintegrarci con le nostre mani, dimostrando la nostra ancora debole radicazione nella società, ma soprattutto l'incapacità di comunicare. Questo si, ad un certo punto il fuggi fuggi dall'esperienza di governo ha creato solo caos distruggendo in poco tempo anni di lavoro. E per i compagni impegnati in prima persona il disorientamento è stato grande, forse irrecuperabile. Ora, dopo il Congresso del partito che ha visto la vittoria di diverse "correnti" interne coalizzate tra loro, dopo che è stata consegnata l'Italia alle destre xenofobe e confindustriali, dopo che si è negato a milioni di persone una propria rappresentanza politica in parlamento, con una legge elettorale studiata ad hoc per tale scopo e difesa, o comunque non sufficientemente osteggiata, dai cervellotici del PD, ora insomma che il regime è servito, i nostri stessi compagni, i compagni che hanno creduto a tutto questo, ci vengono a dire che è stato tutto un errore, ci siamo staccati dagli operai e bla, bla,bla. Che il gruppo dirigente così detto "bertinottiano", ora "vendoliano", in caso di vittoria al congresso,  fosse stato intenzionato a chiudere l'esperienza di Rifondazione Comunista per intraprendere un'avventura dagli esiti sconosciuti.    Non so come concludere questo che vuole essere un mio personale contributo alla discussione che si è aperta su questo nostro blog. L'anticapitalismo è insieme "valore" e "programma" e su ed intorno ad esso dovrebbe prendere il via ogni discorso di "alternativa"; senza il superamento del sistema capitalista non c'è,nè nella realtà nè nella teoria, cambiamento sostanziale dei rapporti di forza e delle condizioni sociali delle classi subalterne, il sistema perpetua sè stesso adattandosi o imponendo tempi e forme.   La bandiera rossa sarà sempre il simbolo della lotta per giustizia, libertà, uguaglianza, così come la falce ed il martello incrociati saranno sempre simbolo di unione tra i più deboli per una società il più giusta possibile. Il partito dovrebbe essere un mezzo, uno strumento, un laboratorio per raggiungere obiettivi "alti", una volta raggiunto i quali, specialmente in una visione comunista, non dovrebbe avere più ragione di esistere, ma questa mi sembra una prospettiva ancora un po' troppo lontana....    saluti comunisti, Mauro