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AVEMARIA DI FATIMA

AveMaria di Lourdes

 

 

 

PAOLO VI

Post n°41 pubblicato il 11 Novembre 2009 da preghierarosari2009

File:P61.jpg

 

 

Papa Paolo VI, nato Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini (in latino: Paulus VI; Concesio, 26 settembre 1897Castel Gandolfo, 6 agosto 1978), è stato il 262° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica a partire dal 21 giugno 1963 fino alla morte.

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Dedicazione della Basilica Lateranense

Post n°40 pubblicato il 09 Novembre 2009 da preghierarosari2009

Venne costruita verso il 314 circa da papa Melchiade nei terreni donati da Costantino accanto al Palazzo Lateranense. Fu definita “Chiesa madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”, distrutta più volte e altrettante fatta ricostruire. E’ il simbolo della fede dei cristiani nei primi secoli, che sentivano la necessità di riunirsi in un luogo comune e consacrato per celebrare la Parola di Dio e i Sacri Misteri.

Martirologio Romano: Festa della dedicazione della basilica Lateranense, costruita dall’imperatore Costantino in onore di Cristo Salvatore come sede dei vescovi di Roma, la cui annuale celebrazione in tutta la Chiesa latina è segno dell’amore e dell’unità con il Romano Pontefice.

 
 
 

Serva di Dio Angela Iacobellis Fanciulla di Napoli

Post n°39 pubblicato il 08 Novembre 2009 da preghierarosari2009

Roma, 16 ottobre 1948 - 27 marzo 1961

“Benedetto sei Tu Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli” (Matt. 11, 25).
Questa citazione evangelica è incisa sulla lapide della sua tomba, posta nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini a Napoli, dove è stata traslata nel 1997; e rispecchia con fedeltà lo scopo della breve vita di Angela Iacobellis, passata a volo d’angelo su questa terra, per ritornare nel Regno dei cieli.
Angela nacque a Roma il 16 ottobre 1948 e battezzata il 31 ottobre nella basilica di S. Pietro; già da bambina, la sofferenza si affacciò nella sua vita; un flemmone alla clavicola destra, con le relative cure e punture dei medici per il sondaggio, la fece soffrire enormemente, riducendola all’estremo della resistenza.
Ricevette la Prima Comunione e Cresima il 29 giugno 1955 a Napoli, dove la famiglia si era trasferita quando Angela aveva cinque anni.
Dalla testimonianza dei genitori, della zia Ada e di quanti l’hanno conosciuta, ne esce fuori il quadro di una bambina, che man mano che cresce, aumenta sempre più la sua fede e l’amore a Gesù Eucaristia; cosciente del grande mistero del Sacramento, abbracciava e baciava i suoi familiari che tornavano dalla chiesa, dove avevano ricevuta la S. Comunione, perché diceva, per lei era come abbracciare Gesù.
Cosa rara per la sua età, aveva un grande equilibrio spirituale, religioso, cristiano; leggeva il Vangelo e prediligeva la recita del S. Rosario; diceva: “Bisogna dare il primo posto a Dio”.
Le mete obbligatorie delle sue vacanze estive erano le basiliche di S. Francesco e di S. Chiara ad Assisi, santi cui dava una particolare simpatia; in tali periodi frequentava il convento delle clarisse, rimase con le suore e con la badessa in grande amicizia, lo testimoniano le tante lettere ricevute dalla badessa, lettere che proseguirono dopo la sua morte, per dare conforto ai genitori.
Angela non è stata una fanciulla prodigio, ma una fanciulla normalissima nei suoi affetti familiari, nella scuola, con le compagne, nei giochi, nei divertimenti della sua età..
A 11 anni le si manifestò una malattia subdola, la leucemia; fu tenuta all’oscuro per molto tempo della gravità del male, ma lei con serenità, con ottimismo, confortando gli altri, accettò le cure e quando capì che il suo male, pur essendo curabile non era guaribile, non si spazientì, non si innervosì, non si avvilì, senza ribellarsi accettò consapevolmente la volontà di Dio, esprimendo tutta la sua gioia e generosità nella preghiera e nel colloquio intimo e semplice con il Signore.
La malattia che avanzava inesorabile, la fece distaccare un po’ alla volta da tutte le cose della sua età, la fase finale fu straziante per i suoi familiari, si passava da un’analisi clinica all’altra, da una trasfusione all’altra; un’occlusione intestinale complicò definitivamente la prognosi.
La somministrazione di ossigeno non migliorò la situazione, verso le dieci del mattino del 27 marzo 1961, la sua anima volò al cielo, era lunedì santo.
A seguito di numerose segnalazioni di persone, che per sua intercessione, asseriscono di aver ricevuto grazie e favori, la fama di Angela Iacobellis si è sparsa in tutta Italia.
L’11 giugno del 1991, la Santa Sede ha concesso il ‘nulla hosta’ per l’apertura del processo diocesano in vista di una sua beatificazione. Il 21 novembre 1997 la salma è stata traslata dalla cappella di famiglia nel cimitero di Napoli, alla chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini.


Autore:

Antonio Borrelli

 

 

Maria Goretti

Maria Teresa Goretti (Corinaldo, 16 ottobre 1890Nettuno, 6 luglio 1902) è venerata come santa e martire dalla Chiesa cattolica. Vittima di omicidio a seguito di tentato stupro, fu canonizzata nel 1950 da papa Pio XII con il nome di santa Maria Goretti.

L'infanzia
La famiglia Goretti, originaria di Corinaldo nelle Marche, era composta dai coniugi Luigi Goretti e Assunta Carlini e dai loro sette figli: Maria Teresa era la terzogenita. La vita della giovane Maria, fino al suo omicidio, non fu diversa da quella dei figli di molti lavoratori agricoli che dovettero lasciare le proprie terre per cercare sostentamento altrove: bassa o quasi nulla scolarizzazione, semianalfabetismo (quando non analfabetismo vero e proprio) e lavoro casalingo o nei campi fin dall’adolescenza.

Il martirio

È in tale contesto sociale che maturò il tentativo di stupro e, a seguire, l’omicidio della giovane contadina. I Goretti, in cerca di una migliore occupazione, si trasferirono dapprima a Paliano (nei pressi di Frosinone), ove conobbero i Serenelli, altra famiglia marchigiana con la quale strinsero rapporti di collaborazione e buon vicinato. In seguito i Goretti e i Serenelli si trasferirono insieme alle Ferriere di Conca Cascina Antica nel comune di Cisterna, in provincia di Roma. Nel 1900 Luigi Goretti morì di malaria e anche il capofamiglia dei Serenelli rimase presto vedovo; la collaborazione tra le due famiglie si fece ancora più stretta, dato che a sbrigare le faccende domestiche di casa Serenelli provvedevano le donne di casa Goretti, compresa la giovane Maria.

La costante frequentazione dell'undicenne Maria in casa Serenelli spinse uno dei figli, Alessandro, all’epoca diciottenne, a tentare approcci di natura anche sessuale nei suoi confronti, che raggiunsero il culmine nell’estate del 1902: il 5 luglio, dopo un ennesimo tentativo fallito di ottenere riscontro alle sue proposte, Serenelli tentò di violentare la giovane e, avendo trovato la di lei resistenza al «brutto peccato»[1], la ferì più volte con un punteruolo. La ragazza venne trasportata all'ospedale Orsenigo di Nettuno; la morte non sopravvenne subito, ma il giorno successivo, per le complicazioni di un intervento chirurgico senza anestesia, si aggravò morendo poi di peritonite. La cronaca narra che, dopo aver ricevuto i conforti religiosi, Maria Goretti perdonò il suo assalitore.

Le esequie vennero celebrate l'8 luglio 1902 nella cappella dell'ospedale, oggi chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e Martire di Nettuno, conosciuta sotto il nome di chiesa della Divina Provvidenza, e il corpo della bambina tumulato nel cimitero comunale.

Il pentimento del suo assassino

Alessandro Serenelli fu condannato a 30 anni di reclusione. Ospite nel carcere giudiziario di Noto dal 1902 al 1918 iniziò qui il suo cammino di pentimento e conversione, incoraggiato dal vescovo di Noto del tempo, mons. Giovanni Blandini. Secondo quanto da egli stesso raccontato anni dopo, avrebbe tentato una riconciliazione con la famiglia e i propri dettami religiosi dopo avere sognato la sua vittima che gli offriva dei gigli che si trasformavano in fiammelle. Nel 1929, dopo 27 anni di reclusione, Serenelli fu scarcerato e chiese il perdono dei familiari di Maria Goretti. La madre glielo accordò. Dopo tale episodio, Serenelli trascorse il resto della sua vita come lavorante laico in un convento di cappuccini ad Ascoli Piceno e morì il 6 maggio 1970, a 88 anni, in un convento di Macerata.

La canonizzazione

Già durante il Fascismo Maria Goretti iniziò a divenire oggetto di culto tra gli strati meno istruiti della popolazione, in particolare proprio quelli rurali, e lo stesso regime cercò di cavalcare questa devozione popolare per favorire la nascita di un’icona cara ai contadini; una volta caduto prima il fascismo e poi la monarchia sabauda, nel 1950, in pieno periodo di affermazione di un nuovo ruolo femminile in seno alla famiglia e alla società, l’immagine di Maria Goretti fu adottata a simbolo di una visione tradizionale della donna, obbediente e dedita alla maternità e al lavoro domestico e, in tale chiave, additata a esempio anche dalla Chiesa cattolica: la canonizzazione avvenuta a opera di Pio XII precedette di poco la proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria.

L'11 dicembre 1949 Pio XII riconobbe come miracolose due guarigioni attribuite all'intercessione di Maria Goretti: quella di Giuseppe Cupe da un grave ematoma (8 maggio 1947) e quella di Anna Grossi Musumarra da pleurite (11 maggio dello stesso anno).

La cerimonia di canonizzazione si tenne il 24 giugno 1950 a piazza San Pietro nella Città del Vaticano e il giorno di commemorazione istituito fu il 6 luglio, anniversario della morte della giovane contadina. A motivare la sua canonizzazione sarebbe stato, a parte la resistenza opposta al tentativo di stupro e il citato perdono concesso al suo assalitore, il proposito fatto a 11 anni al momento di ricevere la prima comunione che, secondo l’agiografia, sarebbe stato «di morire prima di commettere dei peccati»[2].

Il corpo e le reliquie di Maria Goretti sono conservati a Nettuno, nel santuario di Nostra Signora delle Grazie.

 
 
 

Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Post n°38 pubblicato il 02 Novembre 2009 da preghierarosari2009

 
 
 

Santuari italiani SANTA CHIARA D'ASSISI

Post n°37 pubblicato il 01 Novembre 2009 da preghierarosari2009

Chiara d'Assisi

Santa Chiara, al secolo Chiara Scifi (Assisi, ca. 1193Assisi, 11 agosto 1253), è stata una religiosa italiana, collaboratrice di san Francesco e fondatrice delle Monache Clarisse: è stata dichiarata santa da papa Alessandro IV nel 1255. Il 17 febbraio 1958 venne dichiarata da papa Pio XII santa patrona della televisione e delle telecomunicazioni.

Nata da Favarone di Offreduccio e da Ortolana, appartenente ad un'alta classe sociale, dimostra forza d'animo nelle sue scelte radicali che la inducono a sfuggire il matrimonio predisposto dalla famiglia di origine, per seguire il desiderio di dedicare la vita a Dio.

La notte del 28 marzo 1211 (è la sera della domenica delle Palme: Chiara ha solo 18 anni), stando alle testimonianze del processo di canonizzazione, fugge da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi della cattedrale di Assisi, San Rufino. Subito raggiunge Francesco d'Assisi e i primi frati minori presso la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, già da allora comunemente detta la Porziuncola, dipendente dal monastero di San Benedetto al Subasio. A sottolineare la sua condizione di penitente, Francesco le taglia i capelli, le dà una tunica e la fa entrare nel monastero benedettino di San Paolo delle Badesse presso Bastia Umbra a 4 chilometri da Assisi, per poi cercarle ricovero presso un altro monastero benedettino alle pendici del monte Subasio: Sant'Angelo di Panzo. Qui, al riparo dalle ire familiari, viene presto raggiunta dalla sorella Agnese.Infine Chiara prese dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, che era stata restaurata da Francesco, sotto le dipendenze del vescovo Guido. Qui Chiara fu raggiunta dall'altra sorella Beatrice e dalla madre Ortolana, oltre a gruppi di ragazze e donne, e presto furono una cinquantina. Qui trascorre quarantadue anni di cui ventinove cadenzati dalla malattia. Affascinata dalla predicazione e dall'esempio di Francesco, Chiara volle dare vita a una famiglia di claustrali povere, immerse nella preghiera per sé e per gli altri. Chiamate popolarmente "Damianite" e da Francesco "Povere Dame", saranno poi per sempre note come "Clarisse

Ottenne da Francesco una prima regola fondata sulla povertà. Il carisma della donna si manifesta entro le mura del monastero in contemplazione e preghiera, seguendo in parte il modello benedettino da cui si differenzia per la ferma e coraggiosa difesa della povertà. Questo è il tema centrale della sua esperienza mistica, la sequela Cristi, da cui Chiara non vuole essere dispensata nemmeno dal Papa (Il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e protettore dei Minori, le diede una nuova regola che attenuava la povertà, ma lei non accettò sconti: così Ugolino, diventato papa Gregorio IX (1227-1241) le concesse il privilegio della povertà, poi confermato da Innocenzo IV con una solenne bolla del 1253, presentata a Chiara pochi giorni prima della morte). Solo abbandonando i beni materiali e affidandosi a Dio, Chiara si sente libera di percorrere il suo cammino religioso. È questo l'argomento principale su cui vertono i rari scritti, da cui emerge una donna decisa e fiduciosa (quattro lettere ad Agnese di Boemia, figlia del re Ottokar e la Regola, e altri scritti di cui non si ha certezza di autenticità) che non aiutano però a ricostruirne la figura storica. Soltanto dopo la sua morte, una Leggenda scritta da Tommaso da Celano ne narra la vita scandita dal silenzio, dalla preghiera, dalla ricerca continua di "altissima povertà".

Passò la seconda metà della vita quasi sempre a letto perché ammalata, pur partecipando sovente ai divini uffici. Portando l'Eucaristia, avrebbe salvato, secondo la tradizione religiosa, il convento da un attacco di Saraceni nel 1240. Morì a San Damiano, fuori le mura di Assisi, l'11 agosto del 1253, a sessant'anni. A soli due anni dalla morte, Papa Alessandro IV la proclamò Santa ad Anagni (15 agosto 1255).

  • Chiara è la protettrice delle telecomunicazioni: il giorno di Natale, nella messa servita da Francesco, non c'era Chiara, poiché era costretta a letto a causa della sua infermità. Volendo ella partecipare alla celebrazione del natale, le sarebbe apparsa una visione della celebrazione;
  • I Saraceni erano alle porte di Assisi, e stavano assediando san Damiano. Chiara, allora, avrebbe preso l'ostensorio, esponendolo alla finestra. Una luce accecante avrebbe spaventato i Saraceni facendoli fuggire dal convento e da Assisi;
  • Papa Gregorio IX le fece visita al convento, e le chiese di benedire il pane. E, quando Chiara lo benedì, vi sarebbe comparsa sopra una croce.
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    Un blog di: preghierarosari2009
    Data di creazione: 02/10/2009
     

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