diSokkUpAtiPrekAri

I call center della discordia: maggiori regole nel settore.


Niente minimi di stipendio assicurati, nessuna certezza per il futuro né diritto a mantenere il posto di lavoro in caso di maternità o malattia, solo contratti a progetto che vengono rinnovati se non si creano problemi e non si avanzano richieste di alcun tipo: per i lavoratori dei call center è questo il PANE QUOTIDIANO un inferno LEGALIZZATO contro il quale da anni si batte il NIDIL CGIL il sindacato dei lavoratori precari.Caso ATESIANegli ultimi anni qualcosa si sta movendo infatti in seguito all’emanazione della circolare firmata dal ministro Damiano secondo cui le aziende devono assumere i lavoratori INBOUND mentre restano a progetto quelli OUTBOUND. Alcuni ispettori hanno effettuato controlli presso la sede romana della società Atesina, dalla quale risulta che su circa 4000 lavoratori ben 3200 dovrebbero essere assunti, ma l’azienda ha dichiarato che farà ricorso contro tale disposizione e intanto verso quei lavoratori che hanno promosso tale ispezione non è stato loro rinnovato il contratto a progetto. Pertanto si è reso necessario un tavolo a tre per poter discutere sulla REGOLAMENTAZIONE LEGISLATIVA del settore con regole chiare e precise che garantiscano e tutelino i diritti dei lavoratori.Oltre 250.000 lavoratori.Al Nidil ribadiscono che un mercato in cui si gioca al ribasso del costo del lavoro non conviene a nessuno, a lungo andare nemmeno all’azienda. Prima di tutto perché si fa concorrenza sleale, costringendo chi rispetta le regole a chiudere o ad adeguarsi a discapito della dignità umana dei lavoratori. La situazione necessita al più presto un intervento governativo perché è diventata esplosiva: in Italia ci sono ben 250 mila lavoratori suddivisi in 700 aziende per la maggior parte situate al centro-sud tra Sicilia, Calabria, Campania e Abruzzo.Tale precarietà ormai è anche un fenomeno EUROPEO infatti nel 2005 è cresciuto del 1,4% il tasso di occupazione UE rispetto ai 5 anni precedenti. E’ quanto emerge da un rapporto pubblicato da Eurostat. Ad avere un lavoro temporaneo in Europa è stato il 14,5% ma la percentuale varia molto da paese a paese: in Spagna sale fino al 33,3% mentre scende in Germania 14,2% Francia 13,3% e Italia 12,3%