diSokkUpAtiPrekAri

Europa: non c'è lavoro!


Nero. Il colore che i lavoratori europei associano al loro futuro lavorativo è mai come ora il nero. Tanto che molti di loro, stando ai sondaggi fatti un po’ ovunque, si sentono poco produttivi perché costretti a convivere con la paura di essere mandati a casa da un giorno all’altro. In Europa il tasso di disoccupazione ha smesso di scendere dopo tre anni di incremento lieve ma continuo. A dirlo sono i risultati del Labour Market Review della Commissione Europea. Ma il futuro prossimo è ancora più cupo: per l’ultimo trimestre dell’anno la percentuale di disoccupati del Vecchio Continente rischia addirittura di tornare a salire.Ma cosa c’è alla base di questo preoccupante scenario? Le turbolenze globali dell’economia e della finanza in primis, ma secondo gli analisti della Commissione in troppi Paesi il mercato del lavoro è statico e legato indissolubilmente a regimi di flessibilità sempre più marcata. Effettivamente l’unico dato con il segno “+” davanti in Europa è quello relativo ai precari (anche se in decelerazione rispetto ai mesi scorsi). Questo si riflette sul potere d’acquisto e, a catena, su quelle aziende che ora si trovano in crisi per via della brusca diminuzione della domanda. Paura di rimanere a casa dunque, che in alcuni Paesi si sta trasformando in psicosi: nel Regno Unito si prevede che due milioni di persone si ritroveranno senza lavoro entro fine anno. In Italia le cose vanno male dall’inizio dell’anno (oocupazione a solo + 0,1%).Giovani senza lavoro oltre ogni previsione   Dopo la stroncatura dell’Ocse al nostro sistema scolastico, arriva anche la tirata d’orecchie della Banca Centrale europea in materia di lavoro giovanile e formazione. In generale, i giovani disoccupati stanno crescendo oltre le previsioni in tutta l’area euro (15,3% in base ai dati 2007). Ma questi dati europei, precisa la Bce, sono figli di situazioni di Paesi come il nostro, dove la disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 26 anni fa segnare picchi (18,6% nel 2007) che non si registravano dal 1983. Francoforte punta il dito sulla scuola, i cui problemi sono alla base delle difficoltà per i giovani di trovare una loro via. «Un elevato livello di formazione è fondamentale per sostenere l’occupazione delle nuove generazioni ». Ma la causa scatenante, per la Bce, sono «le regolamentazioni che irrigidiscono il mercato del lavoro: rigidità salariali, lavoro flessibile che spesso diventa sfruttamento e mancanza di tutela dei lavoratori. Bisogna intervenire».