Frédéric Chopin - Prelude in E-Minor (op.28 no.4) Autore che mi è sempre piaciuto, non so ancora perché ma l’ho sempre trovato affine con il mio animo. Dopo qualche anno di musica, finalmente slegato dalle manie di conservatorio e finalmente trovato il maestro giusto, che sapeva guardare più in la di una soddisfazione di insegnamento conservatoriale, che sapeva apprezzare la musica per quella che è, per quella che mi serviva: divertirmi e non diventare un pianista di grandi aspettative.Questo pezzo mi è sempre piaciuto forse perché è il primo pezzo di musica che ho sentito mio, di studio, di prove, di capire e comprendere l’animo di Chopin, di avere soddisfazione in quello che stavo facendo, fino ad allora era poi na palla… qualche pezzo in qua e in la, tanto solfeggio, attenzione come metti le mani, cerca di incurvarle, vedi che non prendi l’ottava completa? Devi legare il do con il do successivo, vedi che non tieni curvo il dito e perdi potenza e l’ottava è legata. No! Non ti scuso, anch’io come vedi ho le mani piccole ma a forza di esercizio vedi che riesco a prendere l’ottava completa e con facilità? No! Devi allenare quel mignolo, non vedi che è floscio? Deve avere la stessa potenza del pollice e dell’indice, sei fuori tempo, non stai a sedere per bene, i tuoi progressi non sono soddisfacenti, i tuoi genitori mi pagano ma ho la sensazione che stiano buttando via i loro soldi, non ci stai mettendo impegno, in due mesi mi aspettavo di più, non vedi che gli altri sono più avanti? Chi ha quattro anni in meno di te ti ha già superato, sai? Fa dei pezzi molto più complessi. Ecc… ecc… ecc… Chopin, con questo semplicissimo preludio (non serve una grande preparazione) mi ha dato la spinta alla composizione, avevo capito che cosa era la musica per me, per quello che significava.Finalmente avevo imparato a suonare questo pezzo semplice, con tutto quello che c’era scritto nello spartito musicale, ma non era quello che volevo suonare, c’era qualche cosa che mancava, era assente qualche cosa, e le mie dita e il suono era semplice e meccanico a spaccatura di metronomo, alla perfezione di toni e di accordi, solo gli applausi di un maestro.
Frédéric Chopin - Prelude in E-Minor (op.28 no.4)
Frédéric Chopin - Prelude in E-Minor (op.28 no.4) Autore che mi è sempre piaciuto, non so ancora perché ma l’ho sempre trovato affine con il mio animo. Dopo qualche anno di musica, finalmente slegato dalle manie di conservatorio e finalmente trovato il maestro giusto, che sapeva guardare più in la di una soddisfazione di insegnamento conservatoriale, che sapeva apprezzare la musica per quella che è, per quella che mi serviva: divertirmi e non diventare un pianista di grandi aspettative.Questo pezzo mi è sempre piaciuto forse perché è il primo pezzo di musica che ho sentito mio, di studio, di prove, di capire e comprendere l’animo di Chopin, di avere soddisfazione in quello che stavo facendo, fino ad allora era poi na palla… qualche pezzo in qua e in la, tanto solfeggio, attenzione come metti le mani, cerca di incurvarle, vedi che non prendi l’ottava completa? Devi legare il do con il do successivo, vedi che non tieni curvo il dito e perdi potenza e l’ottava è legata. No! Non ti scuso, anch’io come vedi ho le mani piccole ma a forza di esercizio vedi che riesco a prendere l’ottava completa e con facilità? No! Devi allenare quel mignolo, non vedi che è floscio? Deve avere la stessa potenza del pollice e dell’indice, sei fuori tempo, non stai a sedere per bene, i tuoi progressi non sono soddisfacenti, i tuoi genitori mi pagano ma ho la sensazione che stiano buttando via i loro soldi, non ci stai mettendo impegno, in due mesi mi aspettavo di più, non vedi che gli altri sono più avanti? Chi ha quattro anni in meno di te ti ha già superato, sai? Fa dei pezzi molto più complessi. Ecc… ecc… ecc… Chopin, con questo semplicissimo preludio (non serve una grande preparazione) mi ha dato la spinta alla composizione, avevo capito che cosa era la musica per me, per quello che significava.Finalmente avevo imparato a suonare questo pezzo semplice, con tutto quello che c’era scritto nello spartito musicale, ma non era quello che volevo suonare, c’era qualche cosa che mancava, era assente qualche cosa, e le mie dita e il suono era semplice e meccanico a spaccatura di metronomo, alla perfezione di toni e di accordi, solo gli applausi di un maestro.