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Non so quando la mia azienda ha iniziato a morire


Non è ancora morta, ma ieri ho capito che è un’azienda destinata a morire, a rimanere mutilata se sopravvivrà trascinandosi, perché non ha un leader vero.Le aziende vivono e non sopravvivono se hanno un leader, se hanno un imprenditore che sa delegare, se hanno un cuore. Un cuore che deve pulsare sempre e tanto, con tutti i ritmi del cuore della vita. Un cuore veramente coraggioso, ispirato e sorretto da valori e visioni. Un cuore che ha battiti accelerati nella discussione,  rallentati nella riflessione,  saltellanti e vivi nelle  risate e nei  momenti felici, insomma quelli della vita dell’azienda.Se non c’è un leader, un direttore di orchestra, i battiti, i pensieri, il valore aggiunto della gente si perde, si indebolisce, è così che  le aziende iniziano a morire. E’ questo che fa crescere il capitale umano, insieme alle competenze di ciascuno.  Ma mentre le competenze si acquisiscono, i cuori non si acquistano.Io ho un enorme pensiero positivo: ce la farò, non so ancora come, ma ce la farò. Mi lascerò alle spalle il grigiore, anzi ad essere sinceri già me lo sto lasciando alle spalle, perché ho capito.Devono emergere i pensieri, le idee,  le emozioni, e i sogni: “I have a dream”, “Yes we can” non sono solo slogan, sono credo pronunciati con il cuore, sono visioni a cui dare forma, colore, musica.Se devo stare male, voglio stare male per una ragione valida, non perché l’imprenditore non è illuminato e si affida a manager impolverati.