against pedophilia

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                             “In una guerra ci sono molti momenti per la compassione e la tenerezza…ci sono molti momenti per azioni spietate, o per ciò che spesso è definito spietato. Ma in molte circostanze può trattarsi solo di chiarezza, di vedere con chiarezza ciò che si deve fare, e di farlo, immediatamente, rapidamente, ben svegli, con gli occhi aperti…” (Marlon Brando/Walter Kurtz, Apocalypse Now) La pedofilia è un male sociale e la sua proliferazione in versione pornografica ne costituisce, se non metonimicamente almeno parzialmente, la terribile apodissi (“una manifestazione complementare e imprescindibile”)1. Apoditticità che viene ben ‘documentata’, ira et studio, da Massimiliano Frassi nel suo ‘pamphlet’ Predatori di bambini. Ne cito un capitolo chiave: “Nel luglio del 2003 i carabinieri del nucleo operativo di Roma, coordinati dal capitano Manzi, sgominano una comunità di pedofili. Non una comunità qualunque, però. Di quelle che con grandi numeri ingolfano le agenzie di stampa per ottenere pubblicità gratuita. E fondi. Qui i carabinieri denunciano e arrestano, mandandoli realmente in galera, veri predatori pedofili i quali peraltro non si ‘limitavano’ a scambiarsi tra di loro materiale pedo-pornografico ma che organizzavano quanto sto per descrivervi. L’operazione prende l’eloquente nome di De iniqua turpitudine. I fatti iniziano in Danimarca, paese notoriamente tollerante nei confronti della pedofilia. Qui una coppia di genitori (?) viene arrestata per gli abusi sulla figlioletta di anni 8. La prova provata del reato finisce in uno dei tanti video che gli stessi immettono in rete e distribuiscono ad una lunga serie di contatti. Le forze dell’ordine iniziano allora a mettersi a caccia, cercando di tradurre i complessi codici con cui le bestie comunicano tra di loro, fiutandone le tracce ed approdando, in meno di un anno, in Svizzera, Olanda, Belgio, Inghilterra, Stati Uniti. Ed, ovviamente, Italia…Degne di attenzione le storie di casa nostra: quando i carabinieri si presentano, in un anonimo palazzo milanese, ad aprire loro la porta è tale Roberto P. di anni 43, reo di essere il capo banda, presente in rete con il nome di O.R.PHE.US, acronimo di Organizzazione riconoscimento dei diritti pedofili…Oltre a lui, sempre nel capoluogo lombardo, finisce in manette Cristiano G., il ‘filosofo’ del gruppo. Cristiano è quello che teorizzava i piaceri della sessualità minorile e che voleva creare il Tyflas, la società degli adoratori ed amanti dei piedi dei bambini, ma anche l’ideatore del G6, un club priveé per pedofili con base nel locale Quattro Gatti di Roma in Via dei Mille, dove la gente della sua specie si incontrava per assistere ad incontri di kidwrestling…incontri di wrestling, ma con bambini e bambine, al posto di nerboruti lottatori. Ad assoluta conferma della mancanza di limiti nella perversa fantasia dei predatori pedofili. Il trofeo di questi incontri di lotta libera tra minori, erano gli indumenti intimi dei bimbi stessi (mutande e calzini, in particolare), che poi venivano consegnati al padre (?) del vincitore, il quale non perdeva tempo e correva a vantarsi nelle chat di tale premio, ambitissimo tra i membri del club…La folle struttura era regolata ancora una volta da leggi precise ed abilmente calcolate: protocolli di intesa studiati nei minimi particolari, linguaggi in codice (peraltro molto difficili da decifrare) per poter comunicare in Internet, programmi che cancellano automaticamente i files inviati se non vengono scaricati dal destinatario entro un tot di ore, ma, soprattutto, il mutual involvement, sistema oramai adottato in tutte le comunità pedofile. Una sorta d’intesa, (quasi) infallibile, tra predatori, basata sul reciproco scambio di fotografie/filmati, dove il soggetto deve essere ritratto a viso scoperto (senza maschere né trucchi) mentre abusa di (almeno) un bambino. In questo caso ogni individuo diventa ricattabile qualora gli venisse la malsana idea di rivolgersi alle forze dell’ordine, poiché così come lui ha foto dei suoi complici abusanti, anche loro hanno le immagini che lo possono incastrare…E’ forse per questo, che fino ad oggi non abbiamo mai, mai trovato nel campo della pedofilia un pentito?” 1 M. Strano, V. Gotti, P. Germani, D. Quadrello, R. Buzzi, I pedofili e il collezionismo di pornografia, in La pedofilia e intenet, cit. da Psychomedia Telematic Review