Potresti farti male

scusate se dico ciò che penso, ma penso a modo mio!


In un blog di uno che si chiama Black Duke, lessi questa cosa, oggi la copio ed incollo, non sarà mia, ma alla fine la firmo ... Tutti aprono il blog sostenendo “io scrivo quello che mi pare” o non mi faccio influenzare da nulla e da nessuno e quasi tutti sostengono che i propri link, unico vero contatto con il mondo virtuale esterno, sono frutto di una scelta personale e mai e poi mai influenzabile dagli altri. Figuriamoci, io linko solo i blog che leggo e che mi piacciono e non linkerei mai qualcuno solo perché mi ha linkato.Così il primo approccio con il blog è quello che si potrebbe avere con il diario personale tenuto nel cassetto della scrivania, ma poi scopri che tizio viene a leggerti e ti riempie di complimenti quando parli con il cuore in pezzi del tuo amore che se ne è andato o tal altro trova che la tua analisi sul caso dell’influenza aviaria sia uno strepitoso pezzo di giornalismo.Siamo tutti umani e se così non fosse non ci sarebbe alcun bisogno di sostituire il blog al diario, i complimenti fanno piacere e cercare di ottenerne pubblicando un pezzo su quell’altro amore che se ne andato almeno dieci anni prima e uno strepitoso pezzo sulla malattia della mucca pazza, diventa quasi naturale come linkare tizio che poverino ti adora e parla sempre di te sul suo blog e alla fine un link non costa niente e si può anche piazzarlo lì che tanto nessuno se ne accorge.Però, se l’inizio è simile per tutti perchè il blog offre a chiunque le medesime possibilità, è anche vero che la sua gestione compie un’ottima selezione naturale tra gli autori. Perché se scrivi perché gli altri leggano, devi comunque tenere sempre aggiornato il tuo blog,  devi avere delle idee, devi trovare una tua strada, un filone da seguire e un pubblico che venga a leggerti anche se non vai a ringraziarlo personalmente di ogni commento favorevole che ti ha lasciato o non vai a pubblicizzare il tuo blog nella blogsfera.Il blog alla lunga tira fuori quello che sei veramente e se dietro all’apparenza non c’è niente, il niente prima poi viene fuori. La blogsfera è piena di sfigati (e concedetemi il termine) che non fanno altro che cercare un argomento che possa interessare gli altri e vagano raminghi per la blogsfera in cerca di accessi e commenti.“complimenti per il blog, passa a trovarmi” oppure “grazie di essere passato a trovarmi torna pure quando vuoi” o ancora “anche io ho scritto una cosa sull’argomento venite a leggere cosa ho scritto io”.Ma poi se, dietro a tutto questo gran lavoro di pubbliche relazioni, il prodotto da vendere è scadente, i blog si esauriscono da soli o restano confinati in una cerchia ristrettissima di personaggi che si frequentano e si complimentano tra loro.Dico tutto ciò perché è inutile fingere di non interessarsi al pubblico e sostenere che la propria libertà di espressione è prioritaria rispetto al fantomatico pubblico a cui ci rivolge: se da un lato si fa dei propri lettori un tesoro da cui attingere consigli, amicizie, spunti di riflessione o anche solo motivo di autocompiacimento, è anche vero che si deve al pubblico il rispetto di una coerenza del proprio personaggio.Nessuno per esempio mi vieterebbe un giorno di fare un post in cui racconto che dietro a questo monitor ci sta un camionista di potenza con tendenze omosessuali, e se qualcuno lo trovasse divertente sarebbero molti coloro che comunque ci restano male.Non esiste un codice di etica e di comportamento nel mondo virtuale, nessuno ti chiede di essere sincero o di parlare della tua vita, tuttavia un blog lo leggi e lo segui, perché ti appassioni a ciò che l’autore rappresenta. D’altra parte l’etica e la morale altro non sono che il frutto del comune sentire e l’autore di un blog non è esentato da quegli stessi meccanismi che muovono la nostra vita in una società reale.Esistono delle responsabilità infatti anche nella blogsfera il cui prenderne atto toglie pochissimo alla nostra voglia di esprimerci ma in cambio ci offre tantissimo in fatto di relazioni umane.letto e approvato da Libero