PRINCIPESSA SI NASCE

Post N° 164


Durante gli ultimi anni di liceo avevo solo 2 certezze (della serie: poche ma buone!
 d’altronde a 18-19 anni non si può pretendere molto di più…):-          voglio insegnare-          mi piace la matematicaLa scelta della facoltà universitaria quindi è venuta da sé: Matematica, Indirizzo Didattico.
Facoltà sconsigliatami da tutti: è troppo dura e non dà sufficienti sbocchi lavorativi.Ma quando si ha quell’età, alcune certezze e la testa dura come la mia non si ascolta nessun tipo di consiglio… D’altronde lo studio non mi ha mai spaventato e degli sbocchi lavorativi mi fregava molto poco: io volevo insegnare e di insegnanti di matematica ce ne sono sempre stati pochi!
Così tra gioie e dolori, con fatica e testardaggine, lavorando dall’inizio alla fine dell’università (prima saltuariamente e poi in modo continuativo!) sono arrivata all’agognata laurea! Penso che tutti quelli che hanno raggiunto il mio stesso obiettivo capiscano perfettamente quale soddisfazione sia sentire finalmente il docente dichiararti “dottore in”, non tanto per il titolo in sé del quale personalmente mi frega abbastanza poco, quanto per la consapevolezza di avercela fatta.
 Anche il piano di studio che ho scelto è stato improntato assolutamente al mio futuro di insegnante: non so se si era capito ma io sono una che “viaggia” sempre con le mani davanti, che cerca di correre meno rischi possibili, l’essere previdente e il cercare di evitare ogni più piccolo inconveniente caratterizza la mia personalità da sempre.Così
-          il mio indirizzo prevedeva 4 esami di tipo didattico e io ne ho messi 5 (non si sa mai, magari prima o poi cambiano idea… ma non mi fregano!)-          ho inserito un esame di informatica non obbligatorio (non si sa mai, magari prima o poi decidono che se insegni matematica devi anche insegnare informatica…ma io l’esame l’ho dato, quindi non mi fregano!)-          ho inserito un esame di laboratorio di fisica non obbligatorio (in fondo nei licei l’insegnante delle 2 materie è lo stesso ed io non mi precludo la possibilità di insegnare anche in queste scuole… non mi fregano!) Invece mi hanno fregato lo stesso
: poco dopo che mi sono iscritta all’università sono nate le scuole di specializzazione interateneo per l’insegnamento e la sottoscritta, nonostante il piano di battaglia inattaccabile
, si è trovata con un pugno di mosche in mano! Se vuoi insegnare, cara Principessa, ti tocca studiare altri 2 anni!
 E qui, l’orgoglio ferito ha avuto la meglio: non sia mai, con tutti gli esami che ho dato non mi rimetterò mai a studiare, per ridare tra l’altro almeno un paio di esami che ho già dato con gli stessi docenti… e poi si sa come vanno queste cose: nascono da un giorno all’altro e da un giorno all’altro spariscono… prima o poi non sarà più necessario frequentare queste scuole per avere l’abilitazione!
E così è iniziato il mio percorso informatico in un’azienda, dove si stava relativamente bene ma dove non ho trovato quel “quid” che mi facesse rinunciare definitivamente all’insegnamento. E ora mi trovo qui, ad ingoiare il mio orgoglio, a fare buon viso a cattivo gioco, a pensare che forse dovrò proprio farla quella scuola
, perché senza quell’abilitazione rimarrò precaria a vita e rischierò di finire sotto un ponte! Cara Principessa, mi sa che stavolta ti tocca proprio abbassare la testa…