BDsM

BDsM e Psicologia (Prima Parte)


Dopo la pubblicazione nel Blog del messaggio sulle motivazioni che spingono al BDsM ho ricevuto una valanga di mail sull’argomento per cui ho deciso di approfondire il tema.Come dico sempre: “Mi piace mettermi in discussione.”, per cui ho passato una intera notte a parlare con una collega specializzata in psicologia che ha trattato molti Dom e molti sub. Qui di seguito ho cercato di rendere intelleggibile un sunto di quanto abbiamo ottenuto dalla discussione e dallo scambio di esperienze mediche e non.E’ necessario premettere che non è facile parlare con chiunque di quest’argomento. Nella documentazione medica ufficiale sono poche le ricerche serie in materia di dipendenza sessuale ed ancor meno quelle corredate di dati che le rendano attendibili.E’ abbastanza normale che, quando si vanno a trattare certi argomenti così intimi, già normalmente le persone si chiudano a riccio alzando tutte le barriere a loro disposizione per proteggersi dal loro stesso sguardo in quanto ritengono, nella maggior parte dei casi, di non essere abbastanza forti per “reggere” l’impatto con questa parte di se. Qui però la cosa risulta essere molto al di la della normale “ritrosia” che accompagna gli argomenti sessualmente correlati. Soprattutto in materia di sub alcuni si mostrano riluttanti addirittura nel discutere le ragioni che li spingono a cercare un aiuto, terapeutico o meno.Chi pratica il BDsM ha, in qualche modo, accettato (almeno in parte) la presenza di queste pulsioni e di questo lato della propria personalità; ma vi sono persone (in un rapporto di circa 100 a 1) che non lo confessano nemmeno a loro stessi e che quindi finiscono per accumulare una tale carica emozionale repressa che può essere tranquillamente definita molto preoccupante. Nella pratica BDsM è normale l’uso di fruste, flagelli, imbracature, tortura dei genitali, cera colata sulla pelle, strumenti di tortura elettrica studiati per infliggere un preciso e controllato livello di dolore. Ciò che, per chi frequenta questo ambiente, è divenuto così familiare da non stupire più è ancora sinonimo di terrore per tutti i vanilla ed, in alcuni casi, ci troviamo davanti a persone che svengono solo alla vista di un dungeon (esperienza personale) che non era nemmeno uno dei più terribili. Questo è il primo grande ostacolo che le persone trovano per fare il salto della barricata e lasciare il mondo vanilla. Vi è poi la difficoltà nel trovare la giusta Mistress a cui affidarsi. Inoltre, gli uomini, mi hanno parlato molte volte delle estreme difficoltà nel coinvolgere, in queste tanto desiderate esperienze, le proprie compagne e mogli, poiché le stesse consideravano queste attività sessuali come disgustose e perverse. La collega mi ha confermato, con i dati di uno studio, che vi fosse un elevatissimo numero di persone che vivesse in isolamento e vergogna riguardo ai propri desideri masochistici. Il rapporto è proprio quello sopra indicato di 100:1, cioè, per ogni persona che decide di tentare di provare il BDsM ve ne sono 100 che restano nell’ombra.Tornando ai nostri sub, alcuni si vergognavano talmente delle loro fantasie e dei loro comportamenti che mi ci sono voluti tempo e pazienza infinite prima che questi, pur giocando con me, si fidassero abbastanza (pur giocando abbastanza spesso) da confidarmi i loro veri nomi e qualche altro dato della loro vita al di fuori del gioco. Quelli che invece avevano voglia di comunicare riguardo ai propri comportamenti e fantasie masochiste erano confusi almeno in tre casi su quattro. In che senso confusi? Uno dei miei compagni di giochi, nello spiegarmi una sua fantasia (che ero riuscita a fargli descrivere dopo un’incredibile resistenza), mi disse: "Ecco perché parlo con Lei, perchè sento che Lei, essendo come me, può capirmi e soprattutto non mi ha mai giudicato. La mia fantasia è terribile, perversa ma è anche fantastica. La odio, ma è anche la mia fantasia sessuale prediletta. Non posso sopportarla e la adoro. È disgustosa ma non voglio cambiare."Imparare dai miei compagni di gioco è una esperienza sublime anche se devo ammettere che dalla prospettiva della mia preparazione medica riguardo al sé individuale, il masochismo mette in discussione tutto ciò che sò sulla personalità umana. In psicologia ci viene insegnato che le persone desiderano essere felici e evitare dolore e sofferenze. Cercano di mantenere o aumentare il proprio controllo su se stessi e sull'ambiente circostante, desiderano mantenere e rafforzare il proprio prestigio ed aumentare rispetto e stima di se stessi. Visto da queste basi di partenza, il masochismo è un paradosso lampante. Il sé si sviluppa per evitare il dolore, eppure il masochista cerca il dolore. Il sé ricerca il controllo, eppure il masochista cerca di rinunciare al controllo. Il sé mira a massimizzare la stima di se stesso eppure il masochista cerca deliberatamente l'umiliazione. Perchè allora esiste? E’ forse un altro modo per perseguire gli stessi obiettivi?Per prima cosa ho quindi provato a controllare la letterature clinica in cerca di modelli di spiegazione psicodinamica per poter comprender meglio come mai questi uomini (spesso offuscati dalla vergogna) fossero così desiderosi di venire dominati, feriti, torturati e umiliati da donne forti e autoritarie. Speravo di ricordare male ma, purtroppo, ho una buona memoria e la mia ricerca mi ha confermato ciò che ricordavo: stando al Manuale di Diagnositica e Statistica della Associazione Psichiatrica Americana, (la bibbia dello strizzacervelli) “chiunque metta in atto regolarmente sesso masochista è un malato mentale per definizione”. Vi è una lunga tradizione nel considerare “il masochismo come una attività propria di persone mentalmente disturbate”. Freud descrive “il masochismo come una perversione”. Uno dei suoi seguaci “collega il masochismo al cannibalismo, al comportamento criminale, alla necrofilia e al vampirismo”. Un altro analista affermò che “tutti i nevrotici sono masochisti”. In breve, la prospettiva clinica considera i masochisti come persone seriamente disturbate.Evidentemente doveva esserci un errore di fondo poichè non ho mai conosciuto persone più equilibrate ed affidabili della maggioranza di coloro che praticano il BDsM con soddisfazione da entrambi i lati della frusta. Il punto però è vedere dove risiede l’errore. Per fare questo è necessario, come al solito, mettersi per bene d’accordo sulle definizioni.Krafft-Ebing, lo psichiatra del diciannovesimo secolo che ha coniato il termine, trattò il masochismo nella generale categoria della "Patologia Generale" nel suo famoso volume, Psicopatia Sexualis, nel 1876. Il masochismo divenne un fenomeno patologico, sessuale e psicopatologico tutto in una volta. Olè!"Con il termine "masochismo" intendo quella particolare perversione della vita sessuale nella quale l'individuo affetto, nella sfera emotiva e razionale in ambito sessuale è ossessionato dall'idea di essere completamente e incondizionatamente sottoposto alla volontà di una persona del sesso opposto. Di venir trattato da questa persona come da un padrone - umiliato ed abusato. Questa immaginazione è venata di sensazioni libidinose; il masochista vive in un mondo di fantasia in cui crea situazioni di questo genere e spesso tenta di metterle in pratica. A causa di queste perversioni in suo istinto sessuale è spesso più o meno assopito rispetto ai normali richiami del sesso opposto - incapace quindi di realizzare una vita sessuale normale - fisicamente impotente." Purtroppo nessuno si è più scomodato a mettere in discussione questa tesi ed è diventato praticamente un dogma del pensiero psicanalitico che il masochismo sia una condizione sessuale in cui la punizione è necessaria perché sia possibile raggiungere la soddisfazione. Freud intese il fenomeno come il risultato di un "inconscio senso di colpa" e un "bisogno di punizione da parte di una figura parentale" . Nel 1919, Freud considerò genesi e punto fondamentale del masochismo il dramma edipico. Il masochismo, sosteneva, inizia nella sessualità infantile quando il desiderio di congiungimento incestuoso con la madre (o il padre per le femminucce) deve infine venire represso. Il senso di colpa entra in campo e si miscela ai desideri incestuosi. La figura del genitore diventa quindi colui che dispensa la punizione al posto dell'amore e appare il desiderio di venire picchiati, sculacciati e via dicendo. La fantasia di venire picchiati diventa il terreno di rappacificazione tra il senso di colpa e la passione sessuale. Che comporti dolore o meno, la punizione desiderata dal masochista viene goduta in e per se stessa. Punizione o soddisfazione donano entrambi piacere - e umiliazione. Freud, definendo il masochismo una perversione, ha relegato questo comportamento nel ghetto della devianza e dell'aberrazione chiudendo il discorso a doppia mandata! I risultati della mia ricerca fra i sari testi, però, non combaciano affatto con “la realtà clinica” (mi si passi il termine) che sperimento tutti i giorni. Le persone che mi si presentano non sono né immature né inferiori. Di fatto, sono esattamente il contrario. I masochisti sono più frequentemente persone di successo rispetto agli standard sociali. A livello professionale, sessuale, emozionale e culturale, sposati o meno. Sono spesso individui di grande forza e carattere, dotati di grande abilità e con un senso etico assai sviluppato rispetto alle proprie responsabilità individuali. Un noto studio sugli "uomini di potere" mostrò con grande sorpresa dei ricercatori una elevata presenza di attività sessuale masochistica tra politici di successo, giudici e altri personaggi importanti ed influenti. Cosa che tutte le Mistress (Pro o meno) sanno benissimo per esperienza vissuta.E’ per chiunque lampante che queste teorie psicologiche sul masochismo sono quanto meno superate. Negli anni sessanta l'omosessualità venne cancellata dal DSMIV e passò ufficialmente da patologia a stile di vita sessuale. Ritengo che lo stesso debba accadere riguardo al masochismo e che, esattamente come l'omosessualità, debba venire rimosso dalla categoria di "psicopatologia" e visto per ciò che è: uno stile di vita sessuale. Io non ho certo i mezzi e le conoscenze necessarie per farlo ma non sarebbe male iniziare a suggerire possibili interpretazioni per comprendere il comportamento masochista senza scomodare la malattia mentale.La domanda, in ogni caso, resta. Come è possibile che così tanti uomini cresciuti in una cultura che valorizza l'iniziativa maschile, l'autorità e il potere vogliano sentirsi sollevati di questi aspetti e arrendersi alla volontà di una donna forte e dominante che li torturi, controlli e umili? Quali sono le basi di questo desiderio impellente di arrendersi e servire, abbandonare il controllo, accettare dolore fisico e umiliazioni emotive? Parlando con i miei compagni di gioco, ho iniziato a vedere il masochismo sempre meno come aberrazione sessuale e sempre più come una sorta di metafora attraverso la quale la psiche ci parla di sofferenza e passione. C'è un collegamento tra piacere e sofferenza che mi stuzzica e mi appassiona. Tutti i sub parlano della stravolgente passione nella sottomissione, nell'adorazione, nel selvaggio abbandono e del passaggio di consegne rispetto alla asfissiante prigionia della "normalità". La sofferenza ritualizzata appare come una forma di valorizzazione per le debolezze umane. In parole più semplici ecco il sunto del pensiero del sub: “Eccomi, io sono qui. Nudo ed esposto in tutte le mie debolezze. Tu (Dom) mi ami lo stesso e quindi mi ami per ciò che sono e non per ciò che faccio o per ciò che ho o rappresento. Tu ami il vero me non malgrado le mie debolezze ed i miei difetti ma proprio per quelle meravigliose piccole imperfezioni che mi rendono unico”.Dopotutto, non c'è affatto carenza di sofferenza nella vita umana. Nessuno di noi necessita di andarsi a cercare della sofferenza. La sofferenza di sentirsi indifesi, delusi, perduti, impotenti e limitati è parte della comune esperienza umana. In alcuni casi c’è un desiderio o una bramosia verso la resa totale su certi aspetti della vita umana e che essa possa assumere forme differenti. Questo appassionato desiderio di resa entra in gioco in alcune manifestazioni di masochismo. La sottomissione, il fatto di perdersi totalmente nelle mani di qualcun altro, diventarne schiavo è la forma più verosimile di resa che si possa concepire.