RELI JOHN

ORA DI RELIGIONE: GIANNINO CASTIGAMATTI


Sul Giornale di oggi 24 ottobre, in cronaca di Milano, leggo l'ennesimo allarme del prof. Alberto Giannino, presidente dell'associazione nazionale docenti cattolici: sarebbero più di 100mila gli studenti che non frequentano più l'ora di religione sul territorio della Diocesi di Milano (cioè nelle province di Milano, Varese e Lecco). “Nel resto d'Italia – dice Giannino, citando dati della Curia di Milano – il fenomeno ha un'altra portata, il 91 per cento è presente nell'ora di religione. Ossia, su tutta la penisola soltanto mezzo milione non la segue e di questi il 20 per cento appartiene alla diocesi milanese”.Per reagire all'emorragia Giannino si appella ai colleghi insegnanti di religione: “Perché dobbiamo essere costretti a parlare di droga, sesso, musica pur di accattivarci le simpatie della classe? Questi sono argomenti di attualità e non di cultura religiosa. Mentre c'è un bellissimo programma ministeriale da svolgere, si può spaziare dal confronto con le altre religioni alle questioni etiche”.Nella foga del discorso il prof. Giannino si rivolge direttamente al cardinale Tettamanzi, al quale rimprovera (benevolmente?) di aver incontrato gli insegnanti di religione della Diocesi soltanto una volta. “Ci indichi le strategie, ci dica quale linea dobbiamo seguire per riportare in classe le pecorelle smarrite”. L'appello assume toni che non condivido: non sono capace di parlare degli alunni “non avvalentisi” come di “pecore smarrite”. L'espressione mi sembra quantomeno impropria. Il prof. Giannino chiede inoltre “di ripensare la pastorale dell'insegnamento della religione, che è datata e non adeguata ai nostri tempi. Il cardinale dovrebbe riunire a porte chiuse tutti i docenti e fare con loro un incontro di tre giorni per capire questo disagio”.Confesso che l'idea dell'incontro a porte chiuse col cardinale mi affascina: tre giorni di ascolto e di confronto in cerca di una strategia intelligente per il futuro. Bellissimo, e al tempo stesso estenuante!!! Sempre meglio però del “mordi e fuggi” di un'udienza preconfezionata, che si risolve in un pomeriggio di parole calate dall'alto che di solito non toccano i problemi reali. Dal mio punto di vista, ecco quel che penso: 1) Se vogliamo riflettere sulla pastorale scolastica, non possiamo limitarci ai prof di religione. Dovremmo coinvolgere gli insegnanti cattolici di tutte le discipline, come pure le componenti genitori/studenti e, in qualche modo, le parrocchie e i movimenti.2) Se invece vogliamo mettere a fuoco le tematiche specifiche dell'ora di religione, preferirei non usare l'espressione “pastorale dell'insegnamento della religione”, perché la ritengo ambigua.