RELI JOHN

REINCARNAZIONE? SOLO UN MODO DI DIRE


Lo dico subito a scanso di equivoci: no, la reincarnazione non mi ispira.In Occidente sono molti quelli che subiscono il fascino della metempsicosi, dalla possibilità di "rientrare in circolo" in qualche modo nell'eterno fluire della vita.Personalmente la reincarnazione non mi attira neanche un po'.Ho detto che vorrei essere la reincarnazione di mio zio solo perché è forte in me il desiderio di dare continuità alla sua fede e alla sua intelligenza creativa.L'espressione gli sarebbe certamente piaciuta, perché era un tipo eccentrico e fantasioso.Quando morì il nonno Giovanni, nella primavera del 1990, Gino rimandò la celebrazione eucaristica alla domenica successiva per meglio collocare la preghiera nell'orizzonte della pasqua. Volle accompagnarlo da solo al cimitero e, tornato a casa, improvvisò un rito familiare che mi è rimasto impresso in modo indelebile. Non riferisco i particolari che appartengono alla storia privata della mia famiglia; dico solo che cercò di trasmettere a tutti il senso cristiano della morte: il sepolcro è vuoto, Cristo è risorto! Disse che noi, come discendenti, eravamo eredi del bene e del male che il nonno aveva compiuto durante la sua vita. E aggiunse che eravamo "storicamente responsabili" di dar seguito, nella nostra esistenza, alla sua avventura umana.La scena mi colpì molto. Oggi, in un tempo di forte individualismo, mi piace ricordare l'idea che le generazioni sono profondamente legate le une alle altre. Quando uno di noi muore, quelli che restano devono saper "raccogliere il testimone" e andare avanti tenendo viva la memoria di chi ci ha preceduto.