Creato da Giur il 15/09/2006
blog per alunni (e famiglie) che si avvalgono dell'ora di religione

Chi sono

Mi chiamo Giovanni Giuranna. Sono un insegnante di religione cattolica in servizio presso l'I.C. Salvatore Quasimodo (15 ore) e la S.M.S. Via Moscati-Mameli (3 ore) di Milano.

Reli John è un blog rivolto agli alunni (e alle loro famiglie) su cui pubblico i materiali e gli strumenti di approfondimento proposti durante l’anno scolastico (testi, brevi video, link di approfondimento, ecc...).

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MELASSA ALL'ORA DI RELIGIONE

Post n°42 pubblicato il 14 Ottobre 2006 da Giur

Tra i vecchi ritagli di giornale ho trovato un articolo di Silvia Giacomoni, apparso su La Repubblica (Cronaca di Milano) del 30 maggio 2003. Ve lo propongo perché "provoca" la riflessione. Che cosa ne pensate?

A cinque anni, la mia bella nipotina rubava la spada al fratello per giocare a Giuditta e Oloferne; a sei, prima di dormire, leggeva un salmo tradotto da Giusi Quarenghi per le edizioni San Paolo; adesso che ne ha sette mi chiede la storia degli uomini cattivi che non curano il ferito", la parabola cioè del buon samaritano.

L'altro giorno, come compito di religione, doveva colorare tutto di blu lo sfondo del disegno coi bambini che inneggiano alla pace. Dopo un quarto d'ora di concentrazione - i suoi quaderni sono grandi come i registri di una volta - ha chiesto alla mamma: "L'anno venturo posso fare l'insegnamento alternativo?".

La mamma l'ha spedita a giocare e io ho sfogliato il quaderno di religione. In autunno Dio ha creato un mondo pieno di fiorellini; in dicembre Gesù è nato tra i canti dei pastori e le risa degli angeli; in primavera i bambini di ogni colore si sono presi per mano allegramente.

Effettivamente, di alternativo alla melassa e alla nutella in cui cresciamo i nostri piccolini, l'ora di religione offre molto poco. Pare che Dio non debba turbare l'ordine dei cartoni con quel suo figlio insanguinato sulla croce. Ma li prendiamo per scemi? Capiscono, i bambini. Loro lo sanno, che c'è il male al mondo. Il nipotino di cinque anni e mezzo mi ha detto un giorno: "Non lo sai che nei cartoni i buoni non muoiono mai?". E più o meno a quell'età sua sorella, ascoltata la storia di Davide con la fionda, ha domandato: "Ma devo ucciderlo anch'io, il gigante Golia?".

Chissà cosa aspetta la chiesa cattolica italiana a rinunciare al dubbio privilegio di insegnare la sua religione nelle scuole. Cos'è questo insegnamento? Cos'è cambiato dai miei tempi? Al liceo Beccaria, ricordo delle ore di gran noia, delle discussioni fasulle con un monsignore che parlava male di Picasso. Venne un supplente e ci spiegò i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio (non pagare il salario agli operai) e le opere di misericordia (sopportare le persone moleste). Mi parve interessante, il catechismo, ma scomparve col supplente. Allora chiesi di essere esonerata e nell'ora degli sbadigli e delle risse stavo fuori a chiacchierare coi bidelli.

Erano gli anni '50, i preti imperversavano e io venivo da una famiglia che credeva fermamente nella laicità dello Stato e della scuola. Adesso tutto è cambiato, imperversa solo il papa e nessuno si occupa più della laicità. Tranne pochi cristiani di marca valdese, o di quei cattolici che vedono nel privilegio di Roma uno scherno alla fede.

I ragazzi non vogliono l'ora di religione? Forse alcuni di loro anelano a qualcuno con cui parlare di giustizia, a cui chiedere cosa sia mai il peccato, cosa significa "messia" per gli ebrei e per i cristiani o qualche delucidazione sull'architettura delle basiliche. Qualcuno con cui fare discorsi alternativi alla scemenza dei tempi senza passar per fessi davanti ai compagni intenti al telefonino. Dunque, non a scuola, fuori. Non per dovere confessionale, ma per bisogno esistenziale: quelli che lo sentono, anche i musulmani.

Come diceva Alessandro Manzoni: "S'ha de pensagh sura", bisognerebbe pensarci su. Ma chi ci pensa, se tanto c'è l'ora concordata tra lo Stato e la Chiesa? E se quelli che non trovano risposte, possono farsi buddisti come Roberto Baggio?

Silvia Giacomoni

 
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