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Post n°385 pubblicato il 04 Maggio 2009 da PiEra_AngeIa

 

 

 Ho gettato cose in mare, io cargo di trent'anni
 tenacemente attaccata al mio nome e indirizzo.
 Hanno strofinato via tutti i miei affetti.
 Impaurita e denudata sulla plastica verde della barella
 ho guardato la mia teiera, il comò della biancheria, i miei libri
 affondare lontani, e l'acqua arrivarmi sopra la testa.
 Sono una suora adesso, mai stata così pura.

 Non volevo fiori, volevo soltanto
 sdraiarmi a palme in su completamente vuota.
 Come si sia liberi, non avete idea quanto liberi -
 la pace è così grande che abbaglia,
 non chiede nulla, un'etichetta col nome, qualche bazzecola.
 Con questa, alla fine, chiudono i morti; li immagino
 masticarsela come un'ostia da Comunione.

 I tulipani sono troppo rossi in primo luogo, mi feriscono.
 Anche attraverso la carta da regalo li sentivo respirare
 piano, attraverso la bianca fasciatura, come un bimbo mostruoso.

 Rossastri parlano alla mia ferita, le rispondono.
 Sono traditori: sembrano ondeggiare, anche se mi tirano giù,
 scompigliandomi con le loro lingue inattese e il colore,
 una dozzina di rossi piombi intorno al mio collo.

 Prima nessuno mi sorvegliava, adesso sono sorvegliata.
 I tulipani si voltano verso di me, e la finestra dietro
 dove quotidianamente la luce si allarga e si assottiglia,
 io mi vedo, piatta, ridicola, ombra di carta ritagliata
 fra l'occhio del sole e gli occhi dei tulipani,
 non ho faccia, ho voluto cancellarmi.
 I vividi tulipani consumano il mio ossigeno.

 Prima che arrivassero l'aria era abbastanza calma,
 pulsava, respiro dopo respiro, senza scompiglio.
 Poi i tulipani l'hanno riempita di un gran rumore.
 Ora l'aria spinge e gli vortica attorno come un fiume
 spinge e vortica attorno a una macchina rosso-ruggine affondata.
 Concentrano la mia attenzione, che era felice
 giocando e riposando senza impegnarsi.

 Anche i muri sembrano riscaldarsi tra loro.
 I tulipani dovrebbero stare dietro le sbarre come bestie pericolose;
 si aprono come la bocca di un grosso felino africano,
 ed io mi accorgo del mio cuore: apre e chiude
 la sua ampolla di rossi boccioli per vero amor mio.
 L'acqua che assaggio è calda e salata come il mare,
 e viene da un paese lontano come la salute.

 

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Commenti al Post:
polletta0324
polletta0324 il 07/05/09 alle 22:54 via WEB
ha il mio nome, o io il suo*
(Rispondi)
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