A MODO MIO

Tasse pazze: Italia centinaia di imposte senza senso


  Chi non ha paura di morire muore una volta sola. Chi invece ha paura di vivere è morto in partenza. In Italia, si muore tutti i giorni.Quante sono le tasse più pazze che paghiamo? Quali sono i balzelli più assurdi cui siamo sottoposti?La lista è lunga e sconvolgente.Si pagano tassazioni per i gradini.Sulla prostituzione sulle ombre delle tende dei negozi che si affacciano sul suolo pubblico.Si pagano tasse anche da morti, che devono pagare non solo per l’occupazione dello spazio cimiteriale, ma anche per tenere accesi i lumini.Più folli sono le cosiddette ‘paleotasse’, residui mai cancellati del passato che fu. Le paleotasseNel prezzo della benzina, ci sono una serie di accise incredibili. Alcune di esse, addirittura, dovrebbero ancora farci pagare la spedizione coloniale in Etiopia o terremoti avvenuti 40-50 anni fa. Molti comuni hanno rimesso in vigore la tassa sul possesso dei cani come prevedeva il decreto del Re del 1918 con imposizione fino a 50 euro per animale ma la tassa più assurda è: Sapete vero che per cogliere funghi nei boschi si deve pagare relativa tassa?E se volete sposarvi in comune, in modo informale e veloce, lo potete fare ma, versando la relativa imposta poiché state procedendo a una sorta di occupazione di suolo pubblico.Una parte non indifferente del 43,5% di tasse che paghiamo è rappresentata anche da gabelle nascoste e sostanzialmente assurde.In particolare i commercianti e le piccole e medie imprese si trovano sottoposte a un numero esorbitante di questi obblighi.La Confesercenti ne ha calcolati quasi 700 con relativi adempimenti, scadenze e tempo perso per i pagamenti: Ultima appena varata, la tassa di soggiorno di 2 euro per tutti i non residenti che graverà sui turisti in arrivo in alcune città d’arte.Se poi aggiungiamo che, si dovrebbe pagare per esporre la bandiera tricolore… Possiamo consolarci solo pensando che non siamo gli unici nel mondo a pagare tasse pazze.Quello che succede in Italia è surreale. Le nostre aziende hanno esportato la produzione in Cina, in Romania, in Bulgaria, in Polonia, in Brasile con la benedizione dei governi. Il guadagno ottenuto è finito nelle tasche degli imprenditori che hanno abbassato i costi di produzione e mantenuti invariati i prezzi. I dipendenti italiani sono stati licenziati a centinaia di migliaia, ma questo è un dettaglio. All'export delle nostre aziende corrisponde da tempo la chiusura delle filiali delle multinazionali presenti in Italia. Da tempo, sta diventando una fuga di massa. Dopo Alcoa, Fiat, Yamaha, Motorola e Nokia (per citarne solo alcune) è il turno della Glaxo che lascia a piedi 500 dipendenti in Veneto. Le nostre aziende delocalizzano e le imprese straniere chiudono. Il prossimo passo sarà la delocalizzazione degli italiani.