Creato da: davide1985555 il 15/11/2007
Una verità scomoda. Articoli misandrici. Per la loro violenza, se non hai 14 anni, non puoi visionare il contenuto del mio blog.

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Post N° 507

Post n°507 pubblicato il 17 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

Il mio nuovo blog :

http://razzismodemocratico.blogspot.com/

Libero accesso a maschi e femmine. Solo persone sveglie. I coglioni non li sopporto dal vivo ancora meno virtualmente.

(Il target al quale mi rivolgo è maschile.)  

Se tutto questi articoli, fossero stati scritti sulle femmine sarebbe scoppiato il caos.

Si sarebbe parlato di misoginia. Ordine Patriarcale. Codici segreti. Barriere invisibili

Femministe, lesbiche, gay (1) e maschiettini tutti uniti contro lo stato misogino.

Il bene assoluto che dilaga. Vorrei avere la macchina del tempo e leggere i libri di storia tra 200 anni. Sapere... come verrà rinominato questo periodo della Storia.

Quale terminologia verrà usata per descrivere il regime ideologico vigente.

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Il futuro mi riserverà grandi soddisfazioni. Non è una sensazione è una certezza. 

Nel frattempo si recita la parte del maschilista misogino che parla così perchè teme le donne (e tutte quelle stronzate).

Finirà. Solo (moltissimi) articoli rimaranno a testimonianza della pazzia di quest'epoca. Ci si interrogherà su come sia stato possibile partorire certe bestialità. Pazienza. Non è ancora il tempo del rinnovamento.

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Nulla è eterno.

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(1) Troppi nemici. I gay sono uomini. Devono stare dalla nostra parte. .

La posta in gioco è troppo alta. In ballo ci sono le sorti di tutti gli uomini. Per quanto riguarda i maschiettini, non sprecherò troppe parole. Soggetti senza carattere. Smarriti, alla ricerca di una identità. Sul piano politico pericolosi poiché facile preda del femminismo manipolatore.

 
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Post N° 506

Post n°506 pubblicato il 17 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

ETICA : è quella branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. Si può anche definire l'etica come la ricerca di uno o più criteri che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà; essa è inoltre una considerazione razionale, dei limiti entro cui la libertà umana si può estendere.

Spesso viene anche detta filosofia morale. In altre parole, essa ha come oggetto i valori morali che determinano il comportamento dell'uomo.

È consuetudine differenziare i termini 'etica' e 'morale'. Sebbene essi spesso siano usati come sinonimi, si preferisce l'uso del termine 'morale' per indicare l'assieme di valori, norme e costumi di un individuo o di un determinato gruppo umano. Si preferisce riservare la parola 'etica' per riferirsi all'intento razionale (cioè filosofico) di fondare la morale intesa come disciplina.

L'etica può essere descrittiva se descrive il comportamento umano, mentre è normativa (o prescrittiva) se fornisce indicazioni. In ogni caso l'indagine verte sul significato delle teorie etiche.

Può essere anche soggettiva, quando si occupa del soggetto che agisce, indipendentemente da azioni od intenzioni, ed oggettiva, quando l'azione è relazionata ai valori comuni ed alle istituzioni.

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 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 
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Post N° 505

Post n°505 pubblicato il 17 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

INCIDENTI LAVORO : ALTRI DUE MORTI

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Altri due incidenti mortali sul lavoro, nelle ultime 24 ore, si aggiungono a quello avvenuto questa mattina nel Vicentino. Ieri sera a Marignano, nel Riminese, un operaio di 41 anni è morto all'interno dello stabilimento della Lam: sarebbe rimasto schiacciato tra un carrello trasportatore e il bancone di una macchina punzonatrice per la lavorazione delle lamiere. A Ragusa un ex operaio di 74 anni è stato travolto da un escavatore in un cantiere edile.

16\01\2007

FONTE : http://www.instablog.org/pillole/3590.html

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LAVORO: 1.328 MORTI PER INFORTUNI OGNI ANNO, L'8% SONO DONNE  

Roma, 12 gen. (Adnkronos) - Ogni anno in media muoiono 1.328 persone per infortuni sul lavoro. Di questi l'8% sono donne. Due terzi, circa 850 lavoratori, perdono la vita per cadute dall'alto in edilizia; ribaltamento del trattore in agricoltura o in un incidente stradale nel trasporto merci per le eccessive ore alla guida. In media ogni morto perde 35 anni di vita, per un totale di 45 mila anni di vita persi ogni anno. La denuncia arriva da Cgil, Cisl e Uil, che alla salute alla sicurezza sul lavoro hanno dedicato un'assemblea nazionale al teatro Brancaccio di Roma, dove hanno partecipato circa mille quadri provenienti da tutte le Regioni.

12\01\2007

FONTE : http://www.padovanews.it

 
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Post N° 504

Post n°504 pubblicato il 17 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

Incidenti lavoro: operaio morto in fonderia nel Vicentino

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E' stato schiacciato dagli ingranaggi di un macchinario

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(ANSA) - VICENZA, 16 GEN - Un operaio e' morto stamani in una fonderia di Castelgomberto (Vicenza), schiacciato dal macchinario presso il quale stava lavorando. La disgrazia e' avvenuta all'interno della Friber, azienda specializzata in fusioni in leghe di alluminio, ottone e bronzo. Da quanto si e' appreso, l'uomo rimasto incastrato negli ingranaggi della macchina, era stato liberato dai colleghi di lavoro ma e' morto per le gravi ferite riportate.

FONTE : http://www.ansa.it/site/notizie/regioni/veneto/news/2008-01-16_116169554.html

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LAVORO: 1.328 MORTI PER INFORTUNI OGNI ANNO, L'8% SONO DONNE  

Roma, 12 gen. (Adnkronos) - Ogni anno in media muoiono 1.328 persone per infortuni sul lavoro. Di questi l'8% sono donne. Due terzi, circa 850 lavoratori, perdono la vita per cadute dall'alto in edilizia; ribaltamento del trattore in agricoltura o in un incidente stradale nel trasporto merci per le eccessive ore alla guida. In media ogni morto perde 35 anni di vita, per un totale di 45 mila anni di vita persi ogni anno. La denuncia arriva da Cgil, Cisl e Uil, che alla salute alla sicurezza sul lavoro hanno dedicato un'assemblea nazionale al teatro Brancaccio di Roma, dove hanno partecipato circa mille quadri provenienti da tutte le Regioni.

12\01\2007

FONTE : http://www.padovanews.it

 
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Post N° 503

Post n°503 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555


IDEOLOGIA FEMMINISTA : Maschi e femmine sono uguali e solo il contesto sociale che influisce.


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QUESTIONI DI SESSO E DI GENERE

di G.V. Caprara

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Gli psicologi evoluzionisti sembrano esserne convinti: c'è un'irresistibile forza del gene a riprodurre sè stesso. Ne deriva, come ovvia conseguenza, la tendenza del maschio ad inseminare più donne che può. Anche la donna ha il problema di riprodurre i propri geni. Per questo ha bisogno, sempre secondo gli psicologi evoluzionisti. di un partner fedele che la protegga durante la gravidanza e custodisca il più a lungo possibile la sua prole. Questa regressione all'infinito nell'eredità è suggestiva, fondamentalmente conservativa e in quanto tale rassicurante. Ma serve davvero appellarsi all'evoluzione per reclamare il diritto alla diversità quando si parla della personalità di maschi e femmine?

Libertà vs necessita
Il presidente Clinton è la delizia degli psicologi evoluzionisti. È infatti la testimonianza esemplare dell'irresistibile forza dei gene a riprodurre se stesso. La prova vivente dell'incontenibile tendenza del maschio a propagare i suoi geni e di conseguenza ad inseminare tutte le donne che può.
Secondo gli araldi della nuova dottrina è inevitabile che i grandi inseminatori abbiano avuto la meglio nel segnare la storia della specie e che il modo di risolvere i problemi riproduttivi abbia alla fine plasmato la personalità. Non sarebbe perciò sorprendente se l'interesse per il DNA del presidente Clinton andasse ben al di là dell'accanimento un po' crudele col quale si è dibattuto di un contatto sessuale più o meno appropriato.
Se effettivamente l'inseminazione del maggior numero di femmine è ciò che assegna un vantaggio evolutivo al maschio, si dovrebbe provvedere a rifornire le banche del seme non con quello dei grandi scienziati, come ingenuamente qualcuno ha suggerito in passato, ma con quello dei grandi "scopatori". La saggezza popolare, in fondo, si era già approssimata a quest'idea, quando recitava che «l'uomo porcello è tanto più bello».
Anche alle donne si è posto lo stesso problema di massimizzare le probabilità di riproduzione dei propri geni, ma la soluzione per loro è stata un'altra. Poiché la gravidanza è lunga e vulnerabile, alle donne è convenuto cercarsi compagni prestanti e fedeli, che prima assicurassero il buon esito del parto e poi evitassero di dissipare energie e risorse a vantaggio della prole altrui. Non so se sia vero quanto hanno riferito i giornali scandalistici ma, se lo fosse, il desiderio della signorina Lewinsky di avere una bambina dal presidente sarebbe del tutto naturale, non meno della gelosia della signora Clinton.
Gli argomenti degli psicologi evoluzionisti non sono da sottovalutare perché, al di là degli usi strumentali, quello delle differenze di sesso o di genere che essi ripropongono è un terreno su cui le mode teoriche vanno e vengono, ma i pregiudizi resistono, a dispetto delle battaglie e delle affermazioni di principio a favore della parità di dignità, opportunità, responsabilità di uomini e donne.
La regressione all'infinito nell'eredità è suggestiva, fondamentalmente conservativa e in quanto tale rassicurante. Vale perciò la pena di tentare di fare il punto della situazione, partendo dalle conoscenze che oggi abbiamo a disposizione, per approdare ad alcune lezioni di cautela che possiamo trarre dall'esperienza.
Maschi e femmine sono biologicamente diversi ed è inevitabile che anatomia e fisiologia influenzino la loro psicologia. La loro differenziazione biologica comincia al concepimento, continua con lo sviluppo del feto e si estende lungo tutto il corso della vita, in accordo con l'influenza decisiva che gli ormoni esercitano nello sviluppo delle strutture e nella regolazione delle funzioni che inequivocabilmente distìnguono gli organismi maschile e femminile.
Maschi e femmine hanno corpi diversi. Ancora menopausa e gravidanza sembrano essere prerogative femminili. Nelle nostre società le femmine sono generalmente meno vulnerabili alla nascita, anticipano il loro appuntamento con la pubertà, sono generalmente più longeve. Certo, non è solo la biologia a dettare il corso di questi eventi, ma sarebbe incauto sottovalutarne l'importanza, anche in un'epoca in cui la cultura estende pervasivamente la sua azione in ambiti che tradizionalmente erano il dominio della natura. È intuibile che le differenze tra maschi e femmine non possono essere solo fisiche, ma il corpo comunque reclama la sua parte.
Non è d'altro canto necessario appellarsi all'azione tanto lunga quanto difficilmente definibile dell'evoluzione della specie per reclamare il diritto alla diversità di maschi e femmine quando si affronta il discorso delle loro personalità. Nessuna tra le cause che stanno alla base delle differenze individuali è più ovvia e verosimilmente più pervasiva di quella legata al sesso, anche per tutto ciò che alle differenze sessuali si associa: pressioni sociali, attribuzioni di ruolo, rappresentazioni di sé. Il problema è, piuttosto, che quando dal corpo si passa alla personalità, dalle differenze fisiche a quelle psicologiche, nessuno sa rendere ancora pienamente conto di quelle diversità che tutti hanno la sensazione di intuire.
Di fatto, la natura lascia un'ampia discrezionalità alla cultura e agli individui stessi nel decidere che cosa fare del patrimonio di potenzialità che essa fornisce. I nessi tra morfologia e fisiologia, da un lato, e caratteristiche di personalità, dall'altro (abbracciando con questo termine il temperamento, il carattere e l'intelligenza), sono molteplici e, in condizioni di normalità, largamente flessibili. Vi sono infiniti modi di assecondare le richieste del proprio corpo e perciò di essere maschi e femmine, e tutti non indifferenti al contesto in cui si vive e alla storia di ciascuno. È stato perciò naturale che molti studiosi abbiano considerato con sempre maggiore attenzione i moventi e i meccanismi sociali che nel corso dello sviluppo orientano maschi e femmine ad adottare modi di pensare, sentire ed agire diversi, in conformità ai differenti ruoli assegnati a uomini e donne nei vari contesti ambientali.
Sesso e genere sono termini che il discorso scientifico impiega distintamente per riferirsi a differenze individuali che, in un caso, riflettono determinanti biologiche (cromosomi, gonadi, ormoni) e, nell'altro, determinanti psicologiche e sociali. Sempre più spesso si tratta di differenze sessuali quando ci si riferisce a proprietà e caratteristiche fisiche, mentre si tratta di differenze di genere quando ci si riferisce a proprietà e caratteristiche psicologiche. Si inquadrano dunque nell'ambito del discorso sulle differenze di genere gli sviluppi di quelle discussioni che in passato hanno affrontato il problema delle "differenze sessuali" nel caso dell'intelligenza e delle varie abilità cognitive, dei tratti di personalità e degli atteggiamenti sociali, della diversa vulnerabilità di maschi e femmine a varie forme di disadattamento sociale. Quello delle differenze tra maschi e femmine è un discorso che, nel corso degli anni, ha continuato a restare al centro dell'attenzione degli studiosi e ad accumulare straordinarie quantità di dati. È un discorso che ha oscillato tra opposte posizioni, acclamando indifferentemente il diritto alla diversità e alla similarità. È un discorso che ha però anche avuto il merito di denunciare tutta una varietà di false credenze, più o meno mascherate scientificamente, sulle ipotetiche inferiorità o superiorità dell'uno o dell'altro genere.
Ma è un discorso che tuttora può sembrare lontano, come prima accennavo, dal rendere ragione di ciò che tutti sembrano intuire. Quanto ci viene accordato dai test di intelligenza e di personalità, dagli esperimenti di laboratorio, dalle frequenze e dalle correlazioni dei vari indicatori di vulnerabilità può infatti apparire contradditorio.
Da un lato, l'assenza di sostanziali diversità in capacità e disposizioni attesta le pari potenzialità di maschi e femmine. Molteplici meta-analisi hanno sgombrato il campo dai vecchi pregiudizi sulla minore intelligenza delle femmine, sofisticati esperimenti hanno confermato la pari accessibilità di maschi e femmine ad una molteplicità di comportamenti e ruoli sociali che tradizionalmente erano ritenuti prerogativa degli uni o delle altre, mascolinità e femminilità si sono rivelati tratti di personalità il cui unico fondamento è culturale e ideologico. Dall'altro lato, sono stereotipi che ancora vengono avvalorati empiricamente quelli del maschio "più energico e aggressivo" e quello della femmina "più remissiva e sensibile". Ma vi sono notevoli differenze da contesto a contesto, resta discutibile l'esistenza di fasi specifiche di tipizzazione sessuale e ancor più problematica risulta l'esistenza di modalità universali.
Le statistiche criminologiche attestano la maggiore propensione dei maschi alle condotte antisociali, come d'altro canto gli studi epidemiologici confermano la maggiore vulnerabilità delle femmine alla depressione. Ma anche in questi casi vi sono considerevoli differenze relative al modo in cui gli stessi fenomeni si palesano, vengono riconosciuti e trattati, all'interno dei diversi contesti sociali e culturali, nei maschi e nelle femmine.
Per la maggior parte delle differenze tra maschi e femmine il peso della natura sembra assai meno decisivo di quello della cultura. Per non scomodare la biologia può bastare un minimo d'intelligenza sociale: è sufficiente guardarsi attorno, nella scuola, nei posti di lavoro, oppure accendere quella straordinaria macchina di significati, mode e prescrizioni sociali che è la televisione. Anche limitandoci al contesto culturale che ci è più familiare, sono evidenti i diversi trattamenti ricevuti da maschi e femmine, le differenti rappresentazioni sociali del maschile e del femminile, i differenti percorsi professionali che si raccomandano e si rendono più facilmente accessibili.
Verosimilmente, l'intreccio di relazioni di cui maschi e femmine vengono a far parte, le aspettative che gli uni e le altre suscitano e debbono assecondare, i ruoli che trovano e possono negoziare, segnano la strada che dalle potenzialità porta alle capacità, fanno da sostegno alle concezioni di sé e significativamente improntano il corso che uomini e donne possono imprimere alla loro vita.
Come per altri temi, anche per quanto riguarda le differenze tra maschi e femmine il pendolo della discussione non ha cessato di oscillare tra natura e cultura appellandosi indifferentemente all'una e all'altra. Gli anni Settanta si sono conclusi sotto il segno dell'androginia con la quale si reclamava per entrambi i sessi il diritto a condividere quanto in passato era stato loro differentemente precluso e riservato. Si reclamavano per uomini e donne qualità che tradizionalmente erano state privilegio degli uni (l'assertività) o delle altre (la tenerezza), al servizio della loro piena realizzazione nella sfera degli affetti e del successo. Negli anni Ottanta il movimento femminista, opportunamente, ha posto in guardia verso un'omologazione tra maschi e femmine che poteva finire col penalizzare entrambi.
Negli anni Novanta la psicologia evoluzionista ha riaffermato con nuovo vigore la diversità tra maschi e femmine, traendo i propri argomenti dalla riflessione sull'evoluzione della specie. Maschi e femmine sono diversi, affermano gli psicologi evoluzionisti, perché i problemi che hanno dovuto affrontare per la loro sopravvivenza e per la riproduzione della specie sono stati diversi. I maschi hanno mirato ad inseminare il maggior numero di femmine e hanno coltivato le arti della guerra per avere e preservare l'accesso alla maggior quantità e varietà di risorse, tra cui ovviamente le donne. Queste, al contrario, in ragione dei limiti naturali posti all'estensione della loro figliolanza, dalla lunga gravidanza e dalla sterilità che sopravviene coll'avanzare dell'età, hanno mirato a catturare e preservare uomini ricchi e prestanti, che fossero in grado di assicurare il sostentamento e la crescita dei loro figli.
Dai diversi problemi che maschi e femmine hanno dovuto risolvere, sempre secondo gli psicologi evoluzionisti, sono derivate differenti strategie di adattamento alla realtà, che la selezione naturale ha poi ben radicato in differenze biologiche. Non sarebbe perciò la cultura, ma la natura, a rendere gli uomini più assertivi e aggressivi, più infedeli e più sensibili al fàscino della bellezza e della giovinezza. Sarebbe d'altro canto la natura a rendere le donne maggiormente inclini alla tutela e più portate ad apprezzare soprattutto la solidità finanziaria dei maschi. Sarebbe ancora la natura a rendere ragione delle diverse espressioni della gelosia in maschi e femmine. Mentre gli uomini sarebbero soprattutto disturbati dall'idea di dover mantenere i figli degli altri, le donne sarebbero soprattutto preoccupate che le risorse dei loro compagni vengano distratte a favore di figliolanze altrui, a danno delle proprie.
Si tratta, tutto sommato, di argomentazioni non nuove. Argomentazioni che, per molti aspetti, sembrano riportarci indietro al tempo degli istinti e ad un'interpretazione ingenua dell'evoluzione e dei suoi meccanismi. Ma stupiscono il clamore che esse suscitano in larga parte della comunità scientifica ed il favore che incontrano nel grande pubblico, soprattutto negli Stati Uniti.
Sembra però improbabile che i criteri secondo cui ha operato la selezione della specie nel corso di migliaia di anni possano essere decifrati secondo un ragionamento ed un calcolo di utilità che può valere, o esser valso, in situazioni contingenti e che, inequivocabilmente, pare influenzato dalle categorie conoscitive e dalle esperienze della nostra cultura.
Mentre vi sono culture che solo in epoca recente hanno compreso pienamente i meccanismi attraverso cui opera la procreazione, la tecnologia (le analisi del DNA) si fa garante oggi della paternità tradizionalmente ritenuta incerta. Ma non vi sono dubbi che, ancora una volta, può essere più rassicurante appellarsi ai disegni della natura.
A lungo si è vantata la superiorità del maschio sulla femmina, con vari argomenti, non raramente mascherati scientificamente. Poi si è reclamata l'uguaglianza. Infine, si è acclamata la diversità nella parità di diritti ed opportunità, confidando nelle illimitate potenzialità di maschi e femmine. Gli psicologi sono stati complici dì tutto questo: quando hanno accreditato la minore dotazione intellettuale delle donne, quando hanno cercato nella natura le cause di differenze che stavano invece nella cultura, quando infine hanno smascherato gli errori dei loro predecessori indicando, nelle interazioni di natura e cultura e nelle proprietà autonome di ciascuna persona di partecipare al proprio destino, i luoghi dove indagare per cogliere i meccanismi del divenire e del sentirsi femmina e maschio.
Per il passato è verosimile la tesi di quanti, come la Eagly (1987), hanno sostenuto la diversa propensione di femmine e maschi rispettivamente a preservare le relazioni ("communion") e a perseguire le realizzazioni ("agency") in corrispondenza a determinate condizioni di vita, forme di organizzazione del lavoro e pratiche di socializzazione che indirizzavano nell'una o nell'altra direzione. Il futuro forse aiuterà a chiarire quel che c'è di vero nelle tesi dì quanti, come la Chodorow (1978), sostengono la maggiore propensione al maternage e perciò agli affetti delle donne sulla base della loro prolungata identificazione con la madre.
Certo è che le cose sono destinate a cambiare rapidamente in concomitanza del massiccio ingresso delle donne nel mondo del lavoro e del graduale riequilibrio tra componente maschile e femminile nelle diverse professioni e nelle varie posizioni di responsabilità.
Sarebbe tuttavia riduttivo ritenere che tutto dipenda soltanto dalla cultura e dal sociale. Anche nelle condizioni più avverse del passato vi sono state donne che con successo hanno sfidato le barriere sociali del loro tempo. Anche in culture convintamente maschiliste vi sono stati uomini che sono stati capaci di amare teneramente, di coltivare i propri affetti e di fornire modelli di accudimento esemplari. Evidentemente, natura e cultura impongono importanti condizioni, ma non bastano ad esaurire ciò che ognuno può trarre dalla propria condizione di maschio o di femmina.
Le due metà del cielo sono ugualmente attrezzate a rendere conto della notte e del giorno. Verosimilmente, nessun altro ambito di indagine sembra più promettente di quello delle differenze tra maschi e femmine per capire come natura e cultura operano sottilmente e di concerto nel determinare ciò che è unico di ciascuna individualità. Forse nessun altro settore di ricerca sembra più illuminante per capire quali sono i gradi di libertà che a ciascuno sono accordati nel farsi artefice del proprio destino.



Riferimenti bibliografici
Bandura A., Bussey K. (1999), Social cognitive theory of gender development, «Psychological review», in stampa.
Bonnes M. (1988), Mascolinità e femminilità. In G. V. Caprara (a cura di), Personalità e rappresentazione sociale, 190-217, Roma, La Nuova Italia Scientifica.
Buss D. M. (1995), Psychological sex differences: Origins through sexual selection, «American Psychologist», 50, 164-168.

Chodorow N. (1978), The reproduction of mothering: Psycho-analysis and the sociology of gender, Berkeley, University of
California Press. Eagly A. (1987), Sex differences in social behavior. A social role
interpretation, Hillsdale, n. j., Erbaum. Gilligan C. (1982), In a different voice, Cambridge, Harvard University Press.
Gould S. J. (1987), An urchin in the storm, New York, Norton.
Lips H. (1988), Sex and Gender, Mountain View, ca., Mayfiles Publishing Compagny.

Gian Vittorio Caprara è Ordinario di Psicologia della personalità alla Facoltà di Psicologia dell'Università «La Sapienza» di Roma. È stato Presidente dell'European Association of Personality Psychology, membro del Council of International Society of Research on Aggression e dell'Academia Europaea Study Group on Youth and Social Change e Visiting Professor of Personality Psychology and Social Psychology in numerose università statunitensi, tra cui Universìty of California, la Stanford University e l'Univeisity of Michigan. È attualmente Direttore del Centro Interuniversitario per la ricerca sulla genesi e sullo sviluppo delle motivazioni prosociali e anasociali.


 
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Post N° 502

Post n°502 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

IDEOLOGIA FEMMINISTA : Maschi e femmine sono uguali e solo il contesto sociale che influisce.

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Le capacità intellettive che le persone sviluppano durante la vita dipendono indubbiamente da molteplici fattori. E' indiscutibile che, oltre che dall'ambiente, l'intelligenza dipenda anche dal patrimonio ereditario.
Si conoscono diversi geni indispensabili per un normale sviluppo intellettivo. Se questi geni vengono danneggiati nell'ovulo fecondato, si corre il pericolo che il bambino, crescendo, soffra di ritardi mentali o che abbia un'intelligenza limitata.

All'Università di Ulm hanno analizzato dati genetici provenienti dallo Human Genome Project, confermando precedenti supposizioni: geni di questo tipo sembrano localizzati preferibilmente nel cromosoma X,quello del sesso femminile. Se si fa un confronto con gli altri cromosomi, si scopre che su quello X ricorrono con una frequenza quattro volte superiore. E di essi la femmina ne possiede di norma due esemplari; il maschio uno.

Da oltre cent'anni si osserva che le malattie mentali colpiscono più facilmente i maschi: dato che le femmine hanno un cromosoma X in più, compensano i difetti genetici dell'uno con la parte intatta dell'altro.
Si possono considerare questi geni del cromosoma X come "geni dell'intelligenza" che rendono la mente più ricettiva?

Un favorevole collocamento di questi geni sull'unico cromosoma X dell'uomo dovrebbe avere come conseguenza un'intelligenza particolarmente brillante; per ottenere lo stesso risultato una donna invece dovrebbe avere una supercombinazione su entrambi i cromosomi X, cosa più difficile.
Inoltre ci dovrebbero essere non solo più maschi malati di mente ma anche più con intelligenza superiore alla media.

Di fatto i valori di QI nella popolazione femminile si trovano vicini al valor medio nella gaussiana, mentre nei maschi si notano più ampie oscillazioni dei valori di QI.
La presenza di una funzione cerebrale estremamente marcata è caratteristica della specie umana.
Dall'accumulo di "geni intelligenti" nel cromosoma X, un genetista evolutivo giunge facilmente alla conclusione che essi devono aver avuto un ruolo particolare nell'evoluzione della specie.

Le caratteristiche tipiche di una specie si sviluppano in un tempo relativamente breve.
Nei pesci ciò può avvenire in poche generazioni.
Negli esseri umani si contano sette milioni di anni dalla separazione della linea degli scimpanzé.
Le caratteristiche delle specie devono essere selezionate velocemente e questo è possibile tramite i geni che vengono fissati sul cromosoma X.

Il cambiamento di questi geni nell'individuo maschile può essere visibile e dunque selezionabile, già nella successiva generazione.
Le ricerche sui processi di selezione che portano allo sviluppo della specie si sono molto intensificate dai tempi di Charles Darwin.
Per lo sviluppo di una nuova specie, oltre a molti altri fattori, è di particolare importanza la selezione sessuale.

Le scelte femminili dominano il mondo animale, per semplici motivi: nella riproduzione la femmina investe di più. Paragonando l'elevatissimo numero di spermatozoi del maschio, la femmina produce relativamente poche e preziose cellule uovo.
Per questa ragione la femmina tende ad accoppiarsi più raramente del maschio, ed è più selettiva.
Darwin spiegò la presenza di caratteristiche appariscenti - come la coda del pavone o il canto dell'usignolo - proprio con la selezione sessuale.

A fianco della selezione sessuale c'è la selezione naturale, dove a spuntarla non sono i più belli, ma i più robusti. E queste forme di selezione possono agire, da un certo punto in poi, in direzioni contrastanti.
Un esempio: la femmina del pavone sceglie tra i pretendenti quello con la coda più imponente; nel corso dell'evoluzione questa coda sarebbe potuta diventare talmente lunga e vistosa da ostacolare la fuga del pavone maschio dai predatori, ma la selezione naturale frena e limita lo sviluppo di queste caratteristiche sessuali.

Se questa moderazione non ha successo,la specie si estingue.
Lo sviluppo dell'intelligenza nell'uomo è qualcosa di molto diverso: in questo caso entrambe le forme di selezione (naturale e sessuale) si rinforzano a vicenda.
Un uomo con capacità eccellenti non soltanto sarà attraente per molte donne e dunque in grado di concepire più discendenti, ma quegli stessi geni gli forniranno un vantaggio anche nella lotta per la sopravvivenza.

Anche l'esperienza dei kibbutz israeliani, animati da uno spirito egualitario e dall'obiettivo di "emancipare" le femmine dagli "svantaggi" della maternità, hanno dimostrato in maniera incontestabile la diversità esistente fra i due sessi.
Nei kibbutz l'accesso alle professioni era aperto a tutti indiscriminatamente,le femmine erano educate a non porre eccessiva cura nell'aspetto esteriore e invece di crescere in nuclei familiari tradizionali i bambini erano allevati in speciali comunità per l'infanzia.
In modo affine ai Kinderladen tedeschi, anche nei kibbutz l'educazione era strettamente unisex e mirava a estirpare gli stereotipi maschio-femmina.
Tra il 1956 e il 1958 l'antropologo americano Melford E.Spiro dedicò un'ampia ricerca alle conseguenze dell'educazione innovativa applicata ai kibbutz israeliani.
E fu il primo a sorprendersi scoprendo che i piccoli istraeliani sviluppavano le classiche preferenze per giochi maschili e femminili.
A dispetto di tutti gli sforzi degli educatori, particolarmente spiccata era la preferenza delle bambine per giochi mamma-bebè.
L'antropologo andò oltre: tornò a controllare i soggetti del suo studio dopo un intervallo di vent'anni.
Le bambine dei kibbutz, ora adulte, erano diventate donne "emancipate", tenaci nel perseguire gli stessi obiettivi professionali dei colleghi uomini?
Avevano sviluppato gli stessi interessi professionali dei maschi della loro generazione?
Al contrario.
Spiro constatò una specie di controtendenza: la maggior parte delle femmine cresciute nei kibbutz era tornata coscientemente ai ruoli tradizionali, con l'annessa divisione dei compiti.
Invece di continuare la lotta per "l'emancipazione" impegnandosi nell'eliminazione di pregiudizi e ingiustizie, queste femmine cresciute all'insegna dell'ideale della parità dei sessi ora chiedevano di dedicarsi ai figli e al focolare domestico, contrapponendo a quell'ideale unisex una scelta di vita ispirata ai ruoli tradizionali.
Spiro, fino ad allora fautore della tesi sociogenetica dei ruoli sociali, concluse "ipotizzando" l'esistenza di "fattori preculturali determinanti": fattori biologici, dunque, che determinano in modo decisivo le costanti comportamentali di maschi e femmine.

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In bambini e bambine vi è il germe innato della differenza sessuale.
Ma l'idea che sia la disposizione genetica che spinge a selezionare gli stimoli dell'ambiente secondo il ruolo sessuale, contraddice la tesi molto popolare e in voga non solo fra le femministe,ma anche presso molti e stimati ambienti scientifici, secondo la quale la differenza sessuale è frutto esclusivamente dell'ambiente culturale, il prodotto di una secolare educazione agli stereotipi.
I dubbi intorno a questa concezione sociogenetica hanno cominciato ad addensarsi in seguito all'esperienza di asili alternativi sorti dopo il '68.
All'epoca, molte giovani coppie di genitori decisero di rompere con i ruoli sessuali tradizionali impartendo ai figli un'educazione non repressiva e sessualmente neutra.
L'idea era che le differenze tra maschi e femmine sarebbero andate così via via scomparendo, anzi non sarebbero sorte affatto.
In Germania, tra le varie iniziative, vi fu l'organizzazione di asili autogestiti da cooperative di genitori, che furono battezzati "Tante-Emma-Laden", le botteghe della zia Emma.
In questi Kinderladen o botteghe dell'infanzia, si cercò di praticare una cultura della non-violenza e di favorire l'affermarsi di comportamenti solidali e reciproci.
I promotori dei Kinderladen intendevano soprattutto mettere in discussione i tradizionali ruoli sociali, per cui, per esempio,le bambole erano tabù per le femmine.
Gli psicologi Horst Nickel e Ulrich Schmidt Denter, all'epoca ricercatori presso l'Università di Dusselfort, ed essi stessi simpatizzanti di un'educazione antiautoritaria, si prefissero di documentare il progetto dei Kinderladen dal punto di vista scientifico.
Misero quindi a confronto lo sviluppo di circa 400 bambini in età compresa fra i tre e i cinque anni provenienti in parte da scuole tradizionali e in parte da quelle alternative.
In un primo momento, i rilevamenti sembrarono confermare le aspettative: le attività di gioco nei Kinderladen palesavano una minore tendenza alla conflittualità.
Ma la ragione era che, in caso di contrasto,le bambine cedevano subito, senza colpo ferire.
Si scoprì così che le differenze comportamentali erano ancora più pronunciate nei bambini cresciuti nelle antiautoritarie "botteghe di zia Emma", i quali si avvicinavano agli stereotipi sessuali più dei bambini educati tradizionalmente.
I maschi erano più aggressivi e inclini all'uso della forza e le femmine più paurose e portate a cedere ai maschi in situazioni di esasperata competizione.
Le femmine imparavano a "difendersi" solo verso i cinque anni.
La conclusione fu scoraggiante: gli stereotipi che gli studiosi si aspettavano di trovare negli asili tradizionali erano ancora più "ingombranti" nei Kinderladen alternativi.
Successive ricerche hanno avvalorato i dubbi sulla tesi sociogenetica della differenza sessuale.
L'educazione agli stereotipi maschio-femmina durante i primi anni di vita non è mai tanto sistematica da spiegare l'insorgere di comportamenti specifici solo attraverso la socializzazione.
Questo vale in maggior misura per le categorie "autoaffermazione e aggressività", dove le differenze di comportamento vanno ben al di là di quanto possa incidere l'esempio trasmesso quotidianamente dai genitori.
Con buona pace delle femministe e relativi seguaci maschi.

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FONTE : UOMINI3000.IT

 
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Post N° 501

Post n°501 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

IDEOLOGIA FEMMINISTA : Maschi e femmine sono uguali e solo il contesto sociale che influisce.

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Identità sessuale, dato Naturale o Culturale?

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Storia del bambino che qualcuno volle bimba

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Un film su Alfred Kinsey, il rivoluzionario dell’identità sessuale, riapre la questione sull’ideologia transgender. Un intervento chirurgico banale che si trasforma in tragedia. Un medico famoso, un’idea fissa. Un bambino costretto a cambiare sesso. Una lunga sequela di sofferenze. Un libro che ha sconvolto gli USA e che Peter Jackson vorrebbe portare sul grande schermo.

Nature or nurture? Natura o educazione? La nostra identità di genere, ossia la coscienza dell’appartenenza a un determinato sesso, delle differenze con l’altro sesso, dei fattori psicologici e culturali connessi al ruolo che gl’individui di un sesso o dell’altro svolgono nella società, è inscritta profondamente nella nostra natura o piuttosto è “socialmente costruita”, frutto dell’apprendimento, come affermano da decenni attive culture femministe e gay che accusano il maschio di aver progettato la società occidentale allo scopo di conservare privilegi economici e sociali? Esistono una natura maschile e una natura femminile, o sono mero esito di indottrinamento socioculturale? Se un bambino, anziché giocare con pistole e soldatini, giocasse con le bambole e i nastrini colorati, da adulto gliene verrebbe un comportamento dolce e materno piuttosto che virile e pragmatico?

C’era una volta Bruce
La drammatica storia di David Reimer sembra smentire qualsiasi teoria “educativa” della sessualità.
David Reimer nacque il 22 agosto del 1965 a Winnipeg, in Canada. Allora non si chiamava David, bensì Bruce. Nacque con un fratello gemello omozigote, Brian. I due gemelli presentavano una fimosi piuttosto marcata, e i genitori decisero di sottoporrli a un intervento di circoncisione. Un’operazione routinaria e banale, che tuttavia cambiò la vita della famiglia Reimer e soprattutto di Bruce.
Il 27 aprile 1967 la madre, Janet Reimer, portò i suoi bambini all’ospedale di Winnipeg come programmato, nonostante sulla cittadina si fosse scatenata una tempesta di neve. Il medico che solitamente operava le fimosi era assente. Il suo sostituto decise di non effettuare l’operazione con un bisturi, ma con una macchina per cauterizzare. Nel corso di un primo tentativo non riuscì ad incidere la pelle. Aumentò il voltaggio. Secondo fallimento. Il voltaggio fu aumentato di nuovo. Il cauterizzatore bruciò il pene di Bruce. Non ci fu un tentativo su Brian. La sua fimosi si sarebbe risolta spontaneamente dopo qualche mese.

Ron e Janet, i genitori di Bruce, si chiusero in un isolamento assoluto, per la vergogna e il rimorso. Una domenica sera, tuttavia, un uomo carismatico, suadente, ben vestito e dall’eloquio forbito fece loro credere che tutto si sarebbe risolto. Che si sarebbero risvegliati dall’incubo e che la loro vita sarebbe stata quella che avevano sempre sognato. Quell’uomo era il dottor John Money, chirurgo del Johns Hopkins Hospital di Baltimora; stava illustrando in televisione i suoi successi nel campo del cambio di sesso. Durante la trasmissione il dottor Money chiese a una donna, decisamente affascinante e femminile, di entrare nello studio e di sedersi accanto a lui. Dopodiché spiegò che quella donna quattro anni prima si chiamava Richard.

Qualche giorno dopo il dottor Money incontrò Ron e Janet. Mantenne la sua imperturbabilità professionale, ma l’occasione era ghiotta. Fino a quel momento aveva operato persone con problemi di ermafroditismo, ossia che presentavano organi genitali appena abbozzati, oppure sia maschili che femminili; si trattava di casi estremi, con una sessualità indefinita. Ora, invece, non soltanto aveva la possibilità di trasformare chirurgicamente un bambino nato con organi genitali normali in una bambina; ma c’era pure un gemello con lo stesso patrimonio genetico. Era l’esperimento perfetto e gli veniva offerto su un piatto d’argento. Avrebbe dimostrato in maniera definitiva che l’identità di genere è socialmente costruita e assolutamente indipendente dal sesso genetico. Una piccola operazione, bambole e nastrini, qualche dose ormonale: questo è tutto ciò che serve per trasformare una persona da maschio in femmina. E per dimostrare che non esiste alcuna natura maschile o femminile, alcun progetto divino, alcun ordine naturale eterno e immutabile.

La pipì in piedi
Il 3 luglio 1967 il dottor Money asportò i testicoli di “Brenda” Reimer e modellò lo scroto dandogli la forma delle grandi labbra. Ordinò a Ron e a Janet di vestirla come una bambina, trattarla da bambina, parlarle come si parla a una bambina. Una volta all’anno lui avrebbe effettuato una visita di controllo. E tutto sarebbe andato bene.

Ma l’esperimento del dottor Money incontrò un ostacolo imprevisto: Brenda. Brenda (cioè Bruce, che nulla sapeva della sua nascita) si muoveva, parlava e camminava come un maschietto; interveniva a difendere il fratello facendo a botte con i compagni di classe; rubava a Brian i giocattoli “da maschio” e i suoi vestiti; faceva la pipì in piedi. Le insegnanti, preoccupate per gli atteggiamenti poco femminili di Brenda, convocavano continuamente i genitori e, insieme a loro, facevano pressione su Brenda perché si decidesse a comportarsi come avrebbe dovuto. Brenda, dal canto suo, tentava in ogni modo di comportarsi come una brava bambina per far felici genitori e insegnanti; ma gli esiti erano sconfortanti.

Nel frattempo il rendimento scolastico della bambina peggiorava; Brenda era sempre più chiusa e taciturna. Le insegnanti cominciarono ad accennare ai genitori il timore che Brenda fosse lesbica; suggerirono di portare la bambina da uno psicoterapeuta, per indagare i sempre più evidenti sintomi depressivi che la bimba mostrava. Il dottor Money consigliò invece ai genitori di girare per casa nudi e di frequentare spiagge per nudisti. Sempre su suggerimento del dottor Money, Ron e Janet vendettero ogni cosa, lasciarono il lavoro e andarono a vivere in un camper, in una località montana, isolata e scarsamente abitata. Ma Brenda continuò a peggiorare. Il fratello Brian mostrava atteggiamenti aggressivi nei confronti degli altri ragazzi; Ron cominciò a bere smodatamente. Janet evidenziò disturbi psicologici e tentò il suicidio. Chiese il divorzio. Infine, un incendio distrusse il camper e con esso la maggior parte delle loro cose. I Reimer tornarono a Winnipeg nel novembre del 1976, nel tentativo di ricostruirsi una vita; Brenda fu infine portata da uno psicoterapeuta.

Ron e Janet avevano sempre portato i bambini dal dottor Money, come concordato, una volta all’anno. Ma i gemelli, Brenda in particolare, mostravano resistenze sempre più violente. I genitori non capivano: il dottor Money era sempre dolce e gentile. Non potevano immaginare ciò che accadeva nello studio mentre loro aspettavano in sala o in albergo. Non potevano sapere che Money esercitava su Brenda e Brian violenze psicologiche, che mostrava loro fotografie e filmini pornografici, che chiedeva loro di mimare rapporti sessuali scattando fotografie. Intanto Money insisteva perché Brenda fosse sottoposta a un’operazione definitiva di scavo della vagina, ma Brenda non ne voleva parlare; finse di accettare la terapia ormonale, ma nella maggior parte dei casi riusciva a sputare le pillole. Per nascondere il seno e i fianchi cominciò a mangiare a dismisura. Quando Money, nel corso della visita del 1978, la fece accogliere da un transessuale, Brenda fuggì terrorizzata e disse ai genitori che si sarebbe suicidata piuttosto che tornare in quello studio. Da quel momento decise di smettere la commedia della brava ragazza; rifiutò l’identità femminile e cominciò a comportarsi da maschiaccio.

Due anni più tardi Ron chiese a Brenda di accompagnarlo a prendere un gelato. Le raccontò tutto: la circoncisione e quel che era seguito. Brenda chiese semplicemente: «Qual era il mio nome?».

Decise di farsi amputare il seno e cominciò a farsi chiamare David. David Reimer tentò il suicidio ingerendo un flacone di antidepressivi della madre; in seguito comprò una pistola ed entrò nello studio del medico che, quindici anni prima, gli aveva bruciato la vita. Non lo uccise; uscì dallo studio e gettò la pistola nel fiume. Nel 1981 si sottopose a un intervento per la costruzione di un rudimentale pene; cominciò a farsi degli amici e a frequentare le ragazze. Nel 1986 si sottopose a un altro intervento di ricostruzione del pene e nel 1989 sposò Mary, una giovane donna con tre figli avuti da tre uomini diversi. Decise di raccontare la sua storia al giornalista John Colapinto; voleva denunciare gli esperimenti ai quali era stato sottoposto ed evitare ad altre persone le sue sofferenze. L’esito di quell’incontro è il toccante libro As Nature Made Him: the Boy Who was Raised as a Girl (2000), entrato fra i best seller del New York Times e insignito di vari premi (ma mai tradotto in Italia).

Il 5 maggio 2004 David Reimer si è suicidato. E John Money è acclamato come uno dei più autorevoli psicosessuologi americani. Ora è il portabandiera della teoria secondo la quale la pedofilia non sarebbe sinonimo di violenza sui bambini.


 
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DATI ISTAT

Post n°500 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da davide1985555

In Italia una famiglia e' composta in media da tre persone (in realtà 2,6 , secondo l'ISTAT. NDR) e l'eta' media di una donna che partorisce il primo figlio e' 30 anni (nella terminologia medica viene chiamata "primipara attempata" NDR ).

Inoltre, su mille coppie, il 41,5% ha figli. Lo afferma la ricerca 'Famiglia: risorsa del terzo millennio', condotta dalla Caritas di Roma in collaborazione con diverse onlus di altri paesi. La ricerca evidenzia una tendenza verso le famiglie composte da una persona (i single) o da due persone (marito e moglie senza figli, ma anche genitore e un figlio).

27\09\2004

FONTE : ANSA
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COMMENTO

Il collasso della "società occidentale". Un lento ma costante suicidio. Nascono sempre meno figli. (per quanto mi riguarda... non ho intenzione di invertire questa tendenza) 

Visto il livello di demenza a cui siamo arrivati sarà una liberazione.

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RAZZISMO DEMOCRATICO

Post n°498 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

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Sembra di vivere in un' incubo. Invece è tutto vero.

L'ultimo passo è quello di scrivere una M a tutti i cittadini maschi ed uscire dall'anonimato. 

Ho capito quello che si vuole fare. Dove si vuole arrivare.

 
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Post N° 497

Post n°497 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da davide1985555
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OPERAIO FOLGORATO SCARICA 15 MILA VOLT

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Incidente questa mattina in un cantiere di via degli Olmi a Sesto Fiorentino: morto un operaio romeno di 34 anni. Accertamenti sulla dinamica dell'incidente sono effettuati dai carabinieri e dai tecnici della Asl.

La strage ricomincia all’indomani della presentazione del monitoraggio di parte sindacale sugli infortuni mortali che ha registrato 235 vittime (quelle note) nel settore edile e materiali da costruzione, per l’anno 2007, a livello nazionale. Anche questa volta si tratta di un lavoratore straniero, rumeno, 34 anni, morto folgorato da un cavo dell’alta tensione mentre lavorava da solo, condizione che di per se’ rappresenta una fonte di rischio. Il monitoraggio rileva che gli infortuni colpiscono con grande frequenza i lavoratori stranieri a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, della quasi totale assenza di formazione nei loro confronti, della ricattabilità che spesso li lega al datore di lavoro per effetto della loro condizione e delle vigenti normative sull’immigrazione . Le organizzazioni sindacali, alla luce delle dichiarazioni del Governo circa maggiori controlli ed ispezioni, chiedono che il settore sia oggetto di una campagna mirata di grande impegno istituzionale che veda l’incremento e l’effettivo utilizzo delle risorse economiche, come previsto nella Finanziaria, per l’aumento del personale negli enti preposti al controllo. Controlli più assidui e capillari, un sistema sanzionatorio più efficace per le imprese non in regola ma anche una più stringente attività di formazione e informazione sono gli elementi portanti di una cultura della sicurezza e prevenzione capace di fermare l’inaccettabile strage quotidiana nelle fabbriche e nei cantieri. Le organizzazioni sindacali di categoria esprimono il proprio cordoglio alla famiglia di di Damoc Emaoil, e annunciano la richiesta di incontro che sarà inviata nei prossimi giorni agli enti preposti al fine di verificare lo stato di attuazione della normativa vigente in merito a sicurezza e prevenzione.

“È una notizia tragica e un fatto che mi colpisce profondamente come ogni volta che dobbiamo confrontarci con la piaga delle morti bianche, purtroppo sempre più frequenti nel nostro paese”. È quanto ha dichiarato il sindaco Gianni Gianassi dopo aver appreso la notizia della morte di un operaio di origine rumena in un incidente sul lavoro avvenuto stamani “Nonostante i tanti discorsi – ha aggiunto - ancora non si riesce a fermare questa vera e propria strage che sta funestando anche la nostra regione”. Il sindaco ha espresso la propria solidarietà ai familiari dell’uomo e ha rivolto un appello al legislatore “affinché adotti con la massima urgenza le misure necessarie per tutelare la sicurezza dei lavoratori e faccia eseguire tutti i controlli già previsti dalle leggi”.

“Il Gruppo regionale di Forza Italia esprime profondo cordoglio e sgomento per la morte dell’operaio rimasto folgorato stamani a Calenzano, mentre stava lavorando all'esterno di un capannone industriale”. È Maurizio Dinelli, Capogruppo azzurro in consiglio regionale, a portare la solidarietà di Forza Italia alla famiglia dell’ennesimo lavoratore morto sul lavoro e ad incalzare le istituzioni perché rilancino al più presto la legge sulla sicurezza bocciata dalla Corte Costituzionale. “Questa ulteriore tragedia si aggiunge ad una lista ormai lunghissima di morti sul lavoro in Toscana, urge che la nuova legge regionale venga rivista anche tenendo conto dei rilievi fatti dal centrodestra, e diventi operativa fornendo uno strumento in più per la difesa e la protezione dei lavoratori”.

15\01\2008

FONTE : http://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=a8.01.15.18.48

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LAVORO: 1.328 MORTI PER INFORTUNI OGNI ANNO, L'8% SONO DONNE  

Roma, 12 gen. (Adnkronos) - Ogni anno in media muoiono 1.328 persone per infortuni sul lavoro. Di questi l'8% sono donne. Due terzi, circa 850 lavoratori, perdono la vita per cadute dall'alto in edilizia; ribaltamento del trattore in agricoltura o in un incidente stradale nel trasporto merci per le eccessive ore alla guida. In media ogni morto perde 35 anni di vita, per un totale di 45 mila anni di vita persi ogni anno. La denuncia arriva da Cgil, Cisl e Uil, che alla salute alla sicurezza sul lavoro hanno dedicato un'assemblea nazionale al teatro Brancaccio di Roma, dove hanno partecipato circa mille quadri provenienti da tutte le Regioni.

12\01\2007

FONTE : http://www.padovanews.it

 
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Post N° 496

Post n°496 pubblicato il 15 Gennaio 2008 da davide1985555
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La battaglia si sposta dal web "sul campo".

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Continuerò con gli aggiornamenti.

 
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Post N° 495

Post n°495 pubblicato il 13 Gennaio 2008 da davide1985555

Spot MTV sull'AIDS

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Pubblicità progresso attualmente in onda su MTV. (...)


 
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Post N° 493

Post n°493 pubblicato il 13 Gennaio 2008 da davide1985555
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MENO INFORTUNI SUL LAVORO PIU' MORTI BIANCHE

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Dai dati del rapporto dell'Inail relativo al 2006 emergono cifre preoccupanti: si riduce il numero degli infortuni ma aumentano i morti sul lavoro

L'inail lancia l’allarme sugli infortuni sul lavoro chiedendo più sicurezza e prevenzione. L’istituto infatti pur evidenziando un ottimistico calo nel 2006 (-3,5%), scorge segnali preoccupanti nei primi dati relativi al 2007,con un aumento degli infortuni del 20% e un numero costante di casi mortali (6 nel 2007 contro i 9 del 2006).
"Dopo la tragedia della Thiessen Krupp — afferma Celeste Bigoni, presidente del Comitato consultivo — , la sicurezza sul lavoro è all’attenzione di tutti. E’ fondamentale investire sulla prevenzione e sull’informazione. Bisognerebbe fare delle azioni di promozione affinché venga pubblicizzata la sicurezza sul lavoro".

Nel presentare il bilancio annuale relativo al 2006, l’Inail evidenzia un calo degli infortuni (4.212 in tutto l’anno) ma un aumento delle morti, 9 contro 4 dell’anno precedente. Questo è un dato preoccupante se si pensa che in una piccola provincia come Rovigo mediamente i decessi sul lavoro non hanno mai superato i 5 casi all’anno. Bisogna comunque sottolineare che di questi 9 decessi, 4 sono avvenuti sulla strada, in itinere, cioè mentre il lavoratore si recava in azienda.

 

E’ il settore industriale a mietere la maggiori vittime con 3720 incidenti sul lavoro e ben 7 morti. Due decessi invece riguardano i dipendenti dello Stato.
Questo perchè negli ultimi anni c'è stato "un risveglio delle attività industriali — spiega Valeria Lotto, responsabile funzione lavoratore dell’Inail —, specialmente del settore manifatturiero e un relativo incremento degli occupati nella provincia".
I dati dell’istituto di previdenza si riferiscono agli infortuni denunciati con un astensione dal lavoro superiore ai tre giorni: sfuggono dal bilancio tutti i casi di lavoro nero o di extracomunitari che svolgono attività senza permesso di soggiorno.
L’unico settore in cui gli infortuni sono aumentati (+ 6,30%) è quello della produzione e fabbricazione di prodotti in metallo.

Anche nel settore delle costruzioni gli incidenti sono lievamente diminuiti, ma in questo caso ciò che allarma di più è l’incidenza con cui si verificano. Molto alta è infatti, in proporzione alla media regionale, la frequenza delle morti bianche.
Un dato confortante è invece quello relativo agli incidenti nei trasporti, che sono aumentati in regione ma dimunuiti nella provincia di Rovigo.
Non sono aumentati neanche gli incidenti tra extracomunitari, ma nel 2006 si è verificata un morte bianca, un cinese che ha perso la vita mentre stava lavorando. I dati dell’Inail rivelano inoltre che la maggior parte di immigrati che lavora nella nostra provincia è di origine marocchina.

Allarmante ma in tendenza con la situazione occupazionale nazionale è invece il considerevole aumento degli infortuni tra i lavoratori atipici e gli interinali (57 nel 2005 contro 82 nel 2006).
Un dato molto basso è sulle malattie professionali denunciate all’Inail, sopratutto per quanto riguarda le non tabellate, cioè quelle non classificate. Stiamo parlando, ad esempio, di tendiniti, tunnel carpale: tutte malattie che derivano dalla postura tenuta durante l’orario di lavoro. "Questi dati sono bassi — spiega Patrizia Clemente, direttore dell’istituto — perché non molti sanno che l’Inail indennizza anche questo tipo di malattia".

11\01\2008

Francesca Manicardi

FONTE : http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/rovigo/2008/01/11/58790-meno_infortuni_lavoro.shtml

 
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Post N° 492

Post n°492 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da davide1985555
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MISOGINIA

Spazio da un quotidiano all'altro, e leggo (divertito) le tesi più disparate sulla presunta misoginia. Stato maschilista.

Non si vuole guardare in faccia la realtà. Quando, in più articoli, si privilegia l'8% delle vittime totali sul lavoro (donne) e ci si "dimentica" del restante 92% (uomini) questo stà a significare che quell'8% assume un valore maggiore. Qualità superiore. 

Il male-bashing dei mass media (Tv, giornali e radio) futura estinzione, crisi, depressioni, paure nascoste etc. Terrorismo psicologico.        

Per non parlare dei vari Ministeri per le "Pari Opportunità" organi al femminile che intraprendono azioni al femminile.

Dovrò iniziare a far sentire la mia voce. Questa situazione è insostenibile. Bisognerà intraprendere delle azioni drastiche e riportare l'ordine. Si è superato ogni limite.

 
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Post N° 491

Post n°491 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da davide1985555
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SPOT IN TV CONTRO LE MORTI BIANCHE

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Spot per cercare di sensibilizzare tutti al rispetto delle norme della sicurezza sul lavoro. È una campagna di comunicazione interamente incentrata su questo quella presentata oggi dalla Fondazione Pubblicità Progresso al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Sicurezza: Dovere Assoluto. Diritto Intoccabile" è uno degli slogan della campagna, ispirata proprio ai continui richiami del presidente Napolitano sul tema delle morti bianche. Slogan semplici e chiari, le cui basi comunicative, spiega un comunciato, vogliono creare maggior consapevolezza, abbattere storiche barriere culturali - come il fatalismo e l’inerzia - che impediscono una corretta visione della prevenzione, incoraggiare gli atteggiamenti solidali e la cooperazione tra amministratori e lavoratori. La campagna è suddivisa in due fasi: la prima, in programmazione per metà gennaio, dove si punta soprattutto a far riflettere su responsabilità e doveri, mentre nella seconda, che partirà all’inizio dell’estate, si metteranno ulteriormente in risalto l’importanza degli strumenti di protezione.

Per il presidente di Pubblicità Progresso, Alberto Contri, «con un significativo contributo di gratuità, la comunità dei comunicatori raccolta nella Fondazione Pubblicità Progresso intende proseguire e sostenere l’azione di sensibilizzazione svolta dal presidente della Repubblica sul tema della sicurezza sul lavoro». Verranno infatti realizzati anche dei semplici prontuari sulla sicurezza in più lingue, da produrre e distribuire con l’aiuto delle imprese.

La campagna conterà sull’adesione gratuita dei maggiori media nazionali e locali (tv, radio, quotidiani, settimanali, femminili, portali web), oltre ad azioni dirette, come la realizzazione di materiali didattici da distribuire nei cantieri e nelle industrie. Sul sito creato per l’occasione (
www.iolavorosicuro.it), saranno inoltre pubblicati una serie di link utili a saperne di più sulla sicurezza, oltre a 10 "punti fermi" spiegati con semplicità, che chiariscono diritti e doveri di imprese e lavoratori.

La campagna è stata realizzata dall’agenzia Life, Longari & Loman di Assocomunicazione, con la direzione creativa di Andrea Concato, mentre il film è stato girato da Mercurio Cinematografica con la regia di Emanuele Cova.

11\01\2007

FONTE : http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=4403&sez=HOME&npl=&desc_sez=

 
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Post N° 490

Post n°490 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da davide1985555
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ALLARME MORTI LAVORO

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ROMA, 11 GEN - Il presidente Napolitano ricorda la gravita' innegabile del fenomeno delle morti bianche: 'Richiede il massimo allarme sociale'.

Ricevendo i dirigenti di Pubblicita' Progresso che presentano la campagna sociale 2007-2008 dedicata, come Napolitano aveva auspicato il 1 maggio, agli incidenti sul lavoro e al sicurezza nelle fabbriche, aggiunge:
'E' un fenomeno spaventoso che richiede il massimo intervento di tutte le componenti del mondo del lavoro e delle istituzioni'.

11\01\2007

FONTE : http://temporeale.libero.it/libero/news/2008-01-11_111169565.html


 
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Post n°489 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da davide1985555
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LA MORALE

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La cosa che distingue gli uomini dagli animali non è solo l'intelligenza, ma è anche la morale. La capacità di distinguere il bene dal male. Il sapersi indignare per un messaggio palesemente sbagliato. 

 
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Post N° 488

Post n°488 pubblicato il 10 Gennaio 2008 da davide1985555
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VITTIME LAVORO : L'8% SONO DONNE

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Rogo ThyssenKrupp, morto il settimo operaio

Giuseppe De Masi, 26 anni, è deceduto in seguito a un arresto cardiocircolatorio. Era rimasto ustionato nell'incendio scoppiato il 6 dicembre scorso nell'acciaieria di Torino. Le condizioni del giovane, gravissime fin dalle prime ore, si erano ulteriormente aggravate negli ultimi giorni

E' morto alle 13.40 di oggi, per arresto cardiocircolatorio, Giuseppe De Masi, 26 anni, il settimo operaio della ThyssenKrupp rimasto coinvolto nel rogo del 6 dicembre scorso. Ricoverato all'ospedale Cto di Torino le condizioni del giovane, gravissime fin dalle prime ore, si erano ulteriormente aggravate negli ultimi giorni.

De Masi era stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici ma questo pomeriggio il suo cuore non ha più retto. Proprio venerdì gli operai dell'acciaieria avevano organizzato una fiaccolata di solidarietà per il loro compagno che stava lottando fra la vita e la morte. Mentre domani, per ricordare le sette vittime della ThyssenKrupp e tutte le vittime di infortuni sul lavoro partirà davanti all'acciaieria una fiaccolata organizzata dal Sermig.

In una nota la Thyssenkrupp ha espresso il ''più sincero cordoglio alla famiglia'' assicurando ''tutto il supporto umano e finanziario necessario''.

30\12\2007

FONTE : http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.1720079314

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LAVORO: 1.328 MORTI PER INFORTUNI OGNI ANNO, L'8% SONO DONNE  

Roma, 12 gen. (Adnkronos) - Ogni anno in media muoiono 1.328 persone per infortuni sul lavoro. Di questi l'8% sono donne. Due terzi, circa 850 lavoratori, perdono la vita per cadute dall'alto in edilizia; ribaltamento del trattore in agricoltura o in un incidente stradale nel trasporto merci per le eccessive ore alla guida. In media ogni morto perde 35 anni di vita, per un totale di 45 mila anni di vita persi ogni anno. La denuncia arriva da Cgil, Cisl e Uil, che alla salute alla sicurezza sul lavoro hanno dedicato un'assemblea nazionale al teatro Brancaccio di Roma, dove hanno partecipato circa mille quadri provenienti da tutte le Regioni.

12\01\2007

FONTE : http://www.padovanews.it

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FRASI ESTRATTE DALL'ARTICOLO : "Basta con le morti sul lavoro e per salari bassi e indecenti"

Siamo un paese in cui ogni anno in media muoiono 1.328 persone per infortuni sul lavoro. Di questi l'8% sono donne. Due terzi, circa 850 lavoratori, perdono la vita per cadute dall'alto in edilizia; ribaltamento del trattore in agricoltura o in un incidente stradale nel trasporto merci per le eccessive ore alla guida.

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FRASI ESTRATTE DALL'ARTICOLO : 57ª Giornata nazionale per le vittime del lavoro

Quello degli incidenti sul lavoro rappresenta un fenomeno drammatico che, tra quelli evitabili, è secondo solo agli incidenti stradali e dove un elevato numero di vittime è rappresentato da donne (i primi dati accertati fanno contare 8 decessi al mese nel 2006)

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FRASI ESTRATTE DALL'ARTICOLO : Infortuni sul lavoro: meno incidenti, più morti

Un elevato numero di vittime è rappresentato da donne (circa 8 decessi al mese nel 2006) e i giovani di età compresa fra i 17 e i 34 anni (lo scorso anno sono state 8.474 le denunce di infortunio fino a 17 anni e 350.751 fra i 18 e i 34 anni). 

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FRASI ESTRATTE DALL'ARTICOLO : Infortuni sul lavoro: donne sempre più vittime

Dopo aver capito che nel mondo lavorativo contiamo più o meno come il due di briscola, dobbiamo imparare a convivere anche con un altro "esaltante" dato: noi donne siamo più a rischio degli uomini per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro.

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Molto spesso i risultati non giungono.
I nostri sforzi paiono vani e tutto intorno a noi non cambia.
La forza impressa alla realtà non produce alcun cambiamento.
La semina allora andrà ripetuta e le nostre speranza rinnovate.
Non tutti i momenti del tempo si prestano al rinnovamento.
I cicli negativi devono terminare.
In questi momenti è necessario opporre alla frustrazione la pazienza.
Nei momenti in cui nessuno si accorge dei nostri sforzi non possiamo rivendicare dei meriti.
Non possiamo prendere decisioni definitive in quei momenti.
Dobbiamo lasciare che tutto scorra verso i nostri canali.
Otterremo dei consensi quando la carica negativa del periodo in cui ci troviamo si sarà esaurita. Saremo ripagati soltanto allora. La spinta che il reale riceve dalle nostre azioni non si smarrisce. Essa persiste nella sua azione dinamica per tutto il ciclo negativo e una volta battute le circostanze produce i suoi risultati.
Si raccoglie sempre avendo seminato anche se a volte più tardi di quando pensiamo.
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M. Yin


 
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Post N° 487

Post n°487 pubblicato il 10 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

INCIDENTI SUL LAVORO : DECEDUTO L'OPERAIO

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Claudio Ponzo, autista 55enne alle dipendenze della ditta 'Basso Giovanni', è deceduto questa mattina all'Ospedale Santa Croce di Cuneo. Ieri mattima a Frabosa Sottana l'uomo stava effettuando una consegna di ghiaia al Comune quando, durante le operazioni di scarico, è stato violentemente colpito dalla sponda basculante del camion che l'ha scaraventato contro il rimorchio del mezzo pesante. Sul posto sono subito intervenuti 118 ed elisoccorso che ha trasportato l'uomo all'ospedale di Cuneo.

Si tratta del secondo incidente mortale sul lavoro a soli due giorni dal tragico evento costato la vita al 42enne Riccardo Demichelis, il conducente di un escavatore che si è ribaltato lunedì 7 gennaio in un'area di lavoro tra Caramagna Piemonte e Sommariva Perno.

10\01\2007

FONTE : http://www.targatocn.it/it/internal.php?news_code=43354&cat_code=1
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LAVORO: 1.328 MORTI PER INFORTUNI OGNI ANNO, L'8% SONO DONNE  

Roma, 12 gen. (Adnkronos) - Ogni anno in media muoiono 1.328 persone per infortuni sul lavoro. Di questi l'8% sono donne. Due terzi, circa 850 lavoratori, perdono la vita per cadute dall'alto in edilizia; ribaltamento del trattore in agricoltura o in un incidente stradale nel trasporto merci per le eccessive ore alla guida. In media ogni morto perde 35 anni di vita, per un totale di 45 mila anni di vita persi ogni anno. La denuncia arriva da Cgil, Cisl e Uil, che alla salute alla sicurezza sul lavoro hanno dedicato un'assemblea nazionale al teatro Brancaccio di Roma, dove hanno partecipato circa mille quadri provenienti da tutte le Regioni.

12\01\2007

FONTE : http://www.padovanews.it

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FRASI ESTRATTE DALL'ARTICOLO : "Basta con le morti sul lavoro e per salari bassi e indecenti"

Siamo un paese in cui ogni anno in media muoiono 1.328 persone per infortuni sul lavoro. Di questi l'8% sono donne. Due terzi, circa 850 lavoratori, perdono la vita per cadute dall'alto in edilizia; ribaltamento del trattore in agricoltura o in un incidente stradale nel trasporto merci per le eccessive ore alla guida.

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FRASI ESTRATTE DALL'ARTICOLO : 57ª Giornata nazionale per le vittime del lavoro

Quello degli incidenti sul lavoro rappresenta un fenomeno drammatico che, tra quelli evitabili, è secondo solo agli incidenti stradali e dove un elevato numero di vittime è rappresentato da donne (i primi dati accertati fanno contare 8 decessi al mese nel 2006)
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FRASI ESTRATTE DALL'ARTICOLO : Infortuni sul lavoro: donne sempre più vittime

Dopo aver capito che nel mondo lavorativo contiamo più o meno come il due di briscola, dobbiamo imparare a convivere anche con un altro "esaltante" dato: noi donne siamo più a rischio degli uomini per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro.

 
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Post N° 486

Post n°486 pubblicato il 10 Gennaio 2008 da davide1985555
Foto di davide1985555

DONNE, OCCHIO ALLE TRAPPOLE

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Il Comitato della Provincia di Bolzano per le Pari Opportunità ha dato il via ad una campagna d'informazione e sensibilizzazione dal nome "Donne, occhio alle trappole". Saranno divulgati una serie di opuscoli informativi, molto simili a degli annunci pubblicitari di facile assimilazione, con sopra scritti una serie di consigli che le donne dovrebbero seguire per evitare di incappare nelle tante trappole che qualcuno (uomini) avrebbe disseminato per il Bel Paese. 

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Di seguito, la descrizione dell'iniziativa :

"Pensata ed ideata proprio per il «sesso debole», la Campagna nasce dall'esigenza di tutelare, informare e ricordare quali sono i pericoli più comuni in cui le donne rischiano quotidianamente di cadere. La vita familiare, quella lavorativa e quella sociale frequentemente nascondono trappole e trabocchetti che possono portare a gravi conseguenze."

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Chiamandosi "Ministero per le Pari Opportunità", è interessante notare come ogni iniziativa portata avanti da quest'ente sia "pensata ed ideata" per le donne. Delle 1.328 morti sul lavoro (il 92% dei quali sono maschi) che ogni anno si verificano in Italia nessuno/a sembra interessarsene. Dei circa 7 uomini che ogni giorno in Italia si suicidano nessuno/a sembra preoccuparsene, nemmeno con dei volantini informativi per dire a questi giovani uomini di farsi forza e non "cadere in quella trappola".

Silenzio assordante.

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FONTE : http://antifeminist.altervista.org/

 
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