Riflessi e psiche

Il tuo corpo ti parla


Non esistono parole più chiare del linguaggio del corpo, una volta che si è imparato a leggerlo.Alexander LowenIl nostro corpo può raccontarci tante cose su di noi: sentimenti poco chiari, impulsi ambivalenti, emozioni represse, il nostro essere nel mondo. Ma troppo spesso capita che non ascoltiamo i segnali che il nostro corpo ci manda. Perchè se è vero che con le parole possiamo mentire, il corpo non mente mai...Il nostro corpo parla, non soltanto con la mimica o con la gestualità. Parla tramite la pelle, con la temperatura, la sudorazione, la salivazione. Parla con il respiro e con la pressione sanguigna, con i battiti cardiaci e con la stanchezza. Ma anche, e soprattutto, con la sua struttura esterna: la postura, la localizzazione di depositi di grasso, l’immagine che trasmette al mondo di noi stessi.Il corpo è dunque il più potente, fornito ed attento strumento di valutazione delle situazioni che ognuno di noi possiede.Eppure, nonostante tutto questo, la cosa più difficile per noi è ascoltarlo.Esso ci invia continuamente dei messaggi, dei precisi segnali che noi, noncuranti del loro significato, abitualmente tendiamo ad eludere se non addirittura a reprimere.Guarire la mente, dunque, per guarire il corpo, star bene con se stessi per stare bene con gli altri, accettare le emozioni per accettarsi.Questo è il vero significato del potere del nostro corpo. Spetta a noi assumerci la responsabilità di scegliere se recepirli o meno perché emozioni vissute ed Io corporeo (cioè l’immagine che abbiamo e che diamo di noi stessi) sono, una volta ancora, indissolubilmente collegate.Ciò non significa soltanto che le nostre emozioni danno origine a fenomeni che si ripercuotono sul piano fisico ma anche che, se lo vogliamo, possiamo dare una lettura diversa ad alcuni aspetti che caratterizzano il nostro corpo per capire quale può essere l’emozione che li ha generati.J.I.Kepner ritiene che spesso i sintomi somatici, le tensioni muscolari e alcuni movimenti e posture ormai divenuti abituali, siano l’espressione di una resistenza psichica: integrare il lavoro corporeo con la consapevolezza psichica è l’unica via per rendere il soggetto libero dalla “gabbia fisica” che lo blocca e lo limita nel suo essere nel mondo con dolori fisici, tensioni muscolari e sintomi di vario genere.E’ infatti attraverso il nostro corpo e il movimento che entriamo in contatto con l’ambiente, che entriamo in relazione con gli altri e che ci permettiamo di esprimere le nostre emozioni. Lo stesso termine emozione deriva dal latino e-movere (muovere fuori), ne deriva che per poter esprimere un sentimento, un’emozione, dobbiamo compiere un movimento dall’interno del nostro corpo verso il mondo esterno; ma, alle volte, per adeguarsi alle richieste implicite o esplicite dell’ambiente, siamo costretti a rinunciare all’espressione di alcuni sentimenti e con essi anche ai rispettivi movimenti.E’ qui che nasce l’atto bloccato, inespresso che trova posto solo in una struttura corporea fissata e in abitudini posturali spesso impenetrabili da un trattamento puramente psicologico o puramente fisico. Noi conserviamo in larga misura l’esistenza degli aspetti rinnegati del Sé attraverso il legame che essi hanno con le funzioni ed i processi del nostro corpo.Ci sono contrazioni antiche, oppure indotte da particolari posture o da esperienze traumatiche o cronicizzate, che sembrano addirittura opporsi alla parola, alla consapevolezza mentale, quasi a ribadire una richiesta di qualcosa d'altro: la dimensione corporea e quella mentale si rispecchiano e risuonano costantemente l'una nell'altra anche quando sembra proprio il contrario.Quindi... non guarire le emozioni ma guarire con le emozioni che passano attraverso il corpo.